Caro Volli,
ho da poco spento la TV e ho visto su RAI 1 il programma settimanale TV7.
Fra le altre cose è stata interessante la notizia dal titolo "I
faldoni di Giulio".
Si tratta dell'archivio personale di Giulio Andreotti, che egli stesso
ha messo a disposizione di tutti i ricercatori. Il fatto in sé è
quanto mai interessante. Ancora vivente, senza trincerarsi al riparo
delle norme di legge, ha voluto rendere pubblica tutta la sua
attività di politico, quanto meno 65 anni di documenti che Andreotti
non nasconde a nessuno.
Di primo acchito mi permetterei di fare alcune osservazioni:
1. In un'ipotetica partita tra Andreotti e Mons. Pagano, il senatore
batte il monsignore per 10 a 0.
E' chiaro il fatto che Andreotti ha sistemato ordinamente tutti i
documenti, anno per anno, e settore per settore. Quindi si deduce che
la documentazione è stata tutta, a tempo debito, protocollata e
numerata, a norma di legge. Diversamente da quanto asserisce Mons.
Pagano che tutta la documentazione di Pio XII deve essere ancora tutta
protocollata e numerata, a più di 50 anni dalla morte del Papa.
2. Se Andreotti rende pubblico il suo archivio ancora vivente,
significa quanto meno che non ha nulla da nascondere, nonostante sia
stato al centro di processi e di molte calunnie.
3. Presumo che sarà molto interessante la consultazione dei tre
faldoni riguardanti gli Ebrei che sono stati visualizzati esternamente
nel servizio televisivo.
4. Per ultimo presumo che ci sarà qualche nota o appunto riferentesi
alla mancata benedizione nel 1952 del 30° anniversario di matrimonio
tra Alcide De Gasperi (recte Degasperi) e Francesca Romani da parte di
Pio XII. Infatti Andreotti che era segretario di Degasperi doveva
conoscere tutta la vicenda. E' noto, ma è bene che tutti lo ricordino,
che Pio XII esercitò delle pressioni negli anni precedenti su
Degasperi, affinché formasse un blocco unico dalla DC al MSI, da
contrapporre ai socialcomunisti. Degasperi si rifiutò di aderire a
quell'iniziativa, in quanto la giudicava poco opportuna e alquanto
dannosa. Infatti il MSI era costituito nella massima parte da reduci
della famigerata RSI, alleata dei nazisti. Il popolo italiano, facendo
vincere la DC e il gruppo centrista, diede ragione a Degasperi e torto
al Papa. Il fatto che nel 1952 Pio XII non volle benedire
l'anniversario delle nozze significa quanto meno rimase male della
mancata obbedienza ai suoi ordini. Nel Vangelo è scritto che Pietro
chiede a Gesù se dovesse perdonare sette volte chi lo avesse offeso.
Al che Gesù rispose non sette, ma settanta volte sette (cfr Mt 18,
21-22). Qui i casi sono due:
a) o Pio XII si è dimenticato questo brano del Vangelo, il che
peraltro mi sembra alquanto improbabile se non impossibile;
b) qualcuno che sia competente in materia dovrebbe spiegare non solo a
me, ma a parecchi altri, come possa Pio XII aver esercitato
eroicamente la virtù teologale della carità, senza se e senza ma e
senza infingimenti di alcun genere, omettendo quella benedizione
richiesta da Degasperi che pur aveva fedelmente operato nella
Biblioteca Vaticana.
E per oggi "de hoc satis".
La ringrazio per la Sua cortese attenzione e Le invio un cordiale Shalom.
Dario Bazec
Gentile signor Bazec,
io non sono cattolico e non sono particolarmente interessato a giudicare il comportamento religioso di Pio XII. Mi interessa quello civile, in particolare in relazione alla Shoà. Sono disposto anche a lasciare nel dubbio le istruzioni che il papa potrebbe aver dato di aiutare gli ebrei perseguitati - in effetti la chiesa aiutò molti allora, e fece molto meglio dei protestanti tedeschi, che arrivarono, con un atto ufficiale della EKD (Evangeliche Kirche Deutscland) a espellere dalle loro chiese e consegnare ai campi i loro stessi fedeli convertiti, aderendo con entusiasmo alle leggi di Norimberga. Resta il fatto che il Papa non impiegò la sua autorità morale (che è quella caratteristica di un leader religioso) per condannare il razzismo antiebraico, né prima della Shoà, quando sostanzialmente approvò le leggi razziste di Mussolini, contrattando solo un'esenzione per i convertiti; né durante, con l'assordante silenzio di cui si parla, durato ben oltre la liberazione di Roma; né dopo la fine della guerra, quando nessun atto di solidarietà o di riconoscimento della strage venne da parte sua.
Non pretendo di giudicare la religione di Pacelli; ma il carattere storico del suo pontificato sì; e non mi sembra in alcun modo recuperabile.
Quanto a Andreotti, conoscendo l'uomo, l'apertura dei suoi archivi mi insospettisce non poco. Ma questo è un altro discorso
ugo volli