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La Stampa Rassegna Stampa
07.03.2010 L'Euro visto da Israele. Intervista con Stanley Fischer
Mentre Tremonti appoggia l'ingresso di Israele nell'OCSE

Testata: La Stampa
Data: 07 marzo 2010
Pagina: 9
Autore: Alessandro Barbera
Titolo: «Atene, primo test per l'euro-Israele nell'OCSE ? Italia favorevole»

Sulla STAMPA di oggi, 07/03/2010, a pag.9, con il titolo " Atene, primo test per l'euro ", Alessandro Barbera intervista il governatore della banca centrale d'Israele Stanley Fischer, a Venezia per un convegno dell'Aspen Institute. Ricordiamo che sotto la sua guida Israele è riuscita a rimanere fuori dalla crisi economica che ha investito l'economia occidentale.
All'intervista segue una breve, nella quale si informa che il ministro Giulio Tremonti appoggerà l'ingresso di Israele nell'area dei paesi dell'OCSE, l'organizzazione che riunisce i trenta paesi più sviluppati del mondo. Con un nostro commento.
Ecco gli articoli:

Stanley Fischer

Alessandro Barbera: " Atene, primo test per l'euro"

Il Fondo monetario internazionale può certamente dare un contributo tecnico al piano di rientro della Grecia come propone Giulio Tremonti. Per un eventuale sostegno di liquidità occorre però una valutazione attenta delle regole che lo governano». Stanley Fischer, economista noto ai più per un manuale di economia e dal 2005 Governatore della Banca centrale di Israele, conosce molto bene i meccanismi che regolano l’istituzione di Washington. Numero due del Fondo monetario dal 1994 al 2001, seguì direttamente uno dei piani anticrisi più controverso, quello adottato per salvare l’Indonesia. E’ a Venezia, superscortato, per il vertice dell’Aspen Institute proprio nelle ore in cui il ministro italiano dell’Economia Giulio Tremonti formalizza il sostegno all’ingresso di Israele nell’area dei Paesi Ocse, l’organizzazione che riunisce i trenta Paesi più sviluppati del mondo.
Governatore Fischer, come valuta la crisi greca? Crede che l’Europa dovrebbe fare di più?
«Si tratta del primo serio test di fronte al quale si trova l’Europa dell’euro. Qualunque scelta faccia l’Europa, si trasformerà in un precedente per il futuro. Non tocca a me entrare nel merito delle scelte: certo è che, guardando a questa situazione dall’esterno, non mi è ancora del tutto chiara la strategia europea. Però parliamoci chiaro: i tratta di decisioni strettamente politiche».
Il problema della crisi greca, dice Tremonti, è il fatto che gran parte del debito greco è sparso per l’Europa. Non pensa sarebbe utile dotare la Banca centrale europea di compiuti poteri di «prestatore di ultima istanza», ovvero dargli la possibilità di concedere prestiti alle banche nei casi più gravi?
«Francoforte sta già facendo la sua parte. Non è un prestatore di ultima istanza in senso tecnico, ma di fatto nelle situazioni di crisi interviene ed ha un ruolo importante».
Questa setimana il governo di Atene ha collocato senza problemi un pacchetto di titoli pubblici. E’ il segnale che la fase più acuta della crisi è alle spalle? Il default è scongiurato? O il rendimento offerto valeva il rischio?
«La vendita di quei titoli è la dimostrazione del fatto che nel mercato c’è chi ha risposto positivamente alle misure di austerità annunciate. Credo che l’approccio dell’Europa dipenda in gran parte dalla qualità dell’impegno del governo di Atene in direzione del risanamento. Se avverrà fino in fondo, la crisi può essere superata».
L’economista Luigi Zingales ha scritto sul Sole24Ore che l’euro potrebbe reggere perfino il default di un Paese come la Grecia. E’ d’accordo?
«Ripeto, tutto dipende dal tipo di risposte che l’Europa offre nel suo insieme. L’euro finora è stato un grande successo, è la seconda valuta di riserva del mondo».
I tassi di interesse, sia al di qua che al di là dell’Atlantico, restano bassi. La gran parte delle banche centrali sono ancora concentrate sulla crisi, e non sembrano troppo preoccupate dei rischi inflazionistici. Alcuni osservatori si spingono invece a dire che all’Europa un po’ di inflazione non farà male. Lei cosa ne pensa? Non c’è il rischio di nuove bolle speculative?
«Il rischio di nuove bolle è sempre dietro l’angolo».
Pensa all’edilizia? Proprio qui a Venezia avete discusso del peso degli investimenti dei fondi sovrani in settori a «rischio bolla» come quello delle costruzioni.
«Non bisogna sottovalutare nessun settore. Le banche centrali devono essere molto attente e vigilare, possibilmente coordinandosi fra di loro. Una delle cose più positive accadute durante la crisi di fine 2008 è stata l’accresciuta cooperazione sia fra i governi che fra le banche centrali».

"Israele nell'OCSE ? Italia favorevole"

Nella breve della STAMPA viene ripetuto l'errore di citare Tel Aviv al posto di Gerusalemme, un po' più di attenzione non guasterebbe.
Ne avrà da fare il ministro Tremonti, se l'aria che tire è quella richiamata  dal segretario dell'OCSE Angel Gurria. Che farebbe meglio a preoccuparsi delle travi negli occhi dei paesi arabi, invece delle pagliuzze di Israele.
Auguri Ministro, tenga duro !


Giulio Tremonti e logo OCSE

L'Italia sarà felice di fare quanto sarà in suo potere per favorire l’ingresso di Israele nell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’Ocse, l’organizzazione che raccoglie i trenta paesi più avanzati del mondo. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Nel 2010 l’Italia avrà una ministeriale all’Ocse e «saremo ben felici se potremmo supportare l’ingresso di Israele», ha spiegato il ministro rispondendo ai cronisti che chiedevano lumi sull’argomento dopo le anticipazioni pubblicate da Israel News. Secondo il segretario generale dell’organizzazione, Ángel Gurría, se non per maggio (come previsto inizialmente) l’adesione di Tel Aviv dovrebbe avvenire comunque entro la fine dell’anno. L’Ocse, infatti, ritiene che entro quella data le questioni critiche che tuttora impediscono l’accesso dello Stato ebraico (tra cui rientra anche l’occupazione di territori palestinesi) saranno risolte.Come ha sottolineato lo stesso Gurrià, tuttavia, gli ostacoli all’ingresso di Israele nell’Ocse non sono solo tecnici, ma soprattutto politici. L’offensiva militare a Gaza del dicembre 2008 e il gennaio 2009 (costata la vita a circa 1400 palestinesi) e la colonizzazione nei territori palestinesi occupati non aiutano.

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