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Considerazioni dialettali 06/03/2010

Una corrispondenza Volli-Bazec, segue il testo inviatoci da Dario Bazec:

Caro Volli,
 perché non fa pubblicare il commento che Le inviato. Peraltro non ho
nessuna prevenzione contro chicchessia, neppure contro la Chiesa, però
quando Mons. Pagano fa quelle affermazioni, fa pensare qualsiasi cosa.
Anca xe 'l xe studià in archivistica 'l dovessi saver che certe regole
le va rispetade da tuti, Vaticano compreso.
Un cordiale Shalom
Dario Bazec

Ha ragione lkei, questi "non-archivisti" stanno giocando spoorco
Ugo Volli

Cari Amici, apprezziamo tutti i dialetti, ma per non lasciar fuori nessuno, parlatevi in italiano ! grazie,
IC redazione

"Il pontificato di Pio XII sarà accessibile entro cinque anni a tutti
i ricercatori"
Il direttore dell'Archivio Segreto Vaticano alle Giornate di Storia alle Canarie
LAS PALMAS DE GRAN CANARIA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il
direttore dell'Archivio Segreto Vaticano, monsignor Sergio Pagano, ha
affermato questo lunedì durante l'inaugurazione delle XIII Giornate di
Storia della Chiesa alle Canarie (Spagna) che "il pontificato di Pio
XII sarà accessibile entro cinque anni a tutti i ricercatori".
Le Giornate sono organizzate dall'Istituto Superiore di Teologia delle
Isole Canarie (ISTIC) e sono in svolgimento fino a questo giovedì,
accolte da una grande attenzione mediatica, ha reso noto a ZENIT Julio
Roldán, della Diocesi delle Canarie.
Lo stesso titolo suscita interesse: "L'Archivio Segreto Vaticano,
eredità di fronte all'oblio. Il patrimonio documentario delle
Canarie".
Il direttore dell'Archivio Segreto Vaticano ha aperto le Giornate.
Elías Zait, direttore del dipartimento di Storia della Chiesa
dell'ISTIC e organizzatore delle Giornate, ha sottolineato quanto sia
stata straordinaria e singolare la presenza di questo primo oratore.
In questi giorni sono stati perseguiti due obiettivi: da un lato
analizzare le circostanze sociali del XIX secolo fino al 1939,
dall'altro esporre alcuni fatti alla luce della documentazione
presentata.
All'interno della programmazione del corso 2007 di Storia della Chiesa
c'era la ricerca sull'Archivio Segreto Vaticano. Nell'équipe di lavoro
ci sono Ruymán Hernández, Teresa Murillo, Graciela García e José
Miguel Barreto. Ci si è recati in Vaticano e sono stati studiati circa
1.300 documenti digitalizzati.
Monsignor Pagano, 61 anni, originario di Genova, è esperto di liturgia
e diplomato in Paleografia e Archivistica nella scuola vaticana di cui
è vicerettore. Da 32 anni è membro attivo dell'Archivio Segreto
Vaticano, dove ha iniziato come scrittore, passando per vari incarichi
fino ad arrivare ad esserne attualmente prefetto.
Professore di diplomazia pontificia e di archivistica, membro
dell'Accademia di San Carlo a Milano, dal 1985 è consultore della
Congregazione per le Cause dei Santi e dal 1997 membro della
Pontificia Commissione per il Patrimonio Culturale della Chiesa. Ha
scritto 167 opere.
Ha appena pubblicato la nona edizione del processo a Galileo. La prima
era del 1984, ma mancavano dei documenti che in quel momento non erano
disponibili.
Nell'intervento inaugurale, intitolato "L'Archivio Segreto Vaticano:
un tesoro per la storia", monsignor Pagano ha presentato una rapida
panoramica in cui si descrive la sua evoluzione dall'inizio ai giorni
nostri.
L'Archivio è stato fondato da Paolo V nel XVII secolo e aperto da
Leone XIII agli studiosi di tutto il mondo nel 1881. E' una delle
istituzioni più prestigiose della Chiesa cattolica in ambito culturale
e una delle più ammirate nel contesto della ricerca storiografica.
Alcuni documenti sono andati perduti per le vicissitudini storiche.
Non c'è quasi niente che sia anteriore all'anno Mille. Con il tempo è
stato ampliato grazie all'attività della Santa Sede nel mondo e
all'incorporazione di archivi privati o della Curia.
A Paolo VI si deve l'ultimo ampliamento logistico, la costruzione
attuale sotto il Cortile della Pigna del nuovo archivio sotterraneo
formato da due piani, con 31.000 metri cubi di capacità e 43.000 metri
lineari di scaffali.
Non basta una vita per conoscerlo, e una persona che viva cent'anni
potrebbe arrivare a conoscerne solo un terzo. Ci sono settori più
studiati, altri completamente ignorati. Ogni giorno lo frequentano tra
i sessanta e i settanta ricercatori, che in alcuni mesi arrivano a
novanta. Provengono da tutto il mondo, ma soprattutto dall'Europa.
Le Segreteria di Stato e le Nunziature Apostoliche aumentano i fondi
insieme a documenti di privati, famiglie, donazioni...
Attualmente ci si sforza di presentare tutti gli inventari su supporti
informatici. Sono a disposizione dei ricercatori in un sistema
intranet, poi gli indici verranno posti su Internet (mai i documenti).
Tutti i registri papali del XII secolo sono in DVD, e l'Archivio della
Segreteria di Stato è in gran parte microfilmato.
E' aumentato il numero dei ricercatori che aprono i documenti del
pontificato di Pio XI, e si possono già vedere i primi risultati di
ricerca sulla Guerra Civile Spagnola.
Circa l'apertura della documentazione relativa al pontificato di Pio
XII, monsignor Pagano pensa che sia possibile entro cinque anni, ma la
decisione finale spetta al Papa. Per ora è chiuso, ma quando verrà
aperto tutti i ricercatori potranno consultarne il contenuto senza
alcuna censura.
Attualmente si lavora su milioni di testi relativi al periodo tra il
1939 e il 1958, anno della morte di Pio XII.
"La Santa Sede ha tutto l'interesse ad aprire domani stesso, perché
non c'è paura - ha dichiarato monsignor Pagano -. Non si è ancora
pronti per ragioni scientifiche. Bisogna numerare, protocollare,
conservare, registrare, mettere in ordine tutte le lettere".
"Quando si aprirà il materiale relativo al pontificato di Pio XII ci
saranno precisazioni, contestualizzazioni, ma non ci si aspetta niente
di misterioso o che rappresenti una sorpresa. Si constaterà il gran
bene che ha fatto Pio XII in relazione agli ebrei".
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RISPOSTA  A ZENIT
Come mai "Bisogna numerare, protocollare, conservare, registrare,
mettere in ordine tutte le lettere".
Queste parole mi sorprendono. Ho lavorato vari anni in un ufficio e da
quanto ne so tutti i documenti in partenza e in arrivo venivano
protocollati sia prima di essere inviati ai destinatari, sia prima di
venir inoltrati agli uffici competenti.
Forse Mons. Pagano non lo sa, ma esiste la disciplina dell' "archivistica".
Ogni direzione ha la sua sigla, seguita dalla sigla de servizi, che
fanno parte di quella direzione. Queste sigle sono seguite da un
numero progressivo secondo il giorno di arrivo e la sigla
dell'archivista. L'ufficio che riceve il documento lo trattiene presso
di sé finché non viene esaurita la pratica a cui si riferisce. Poi il
documento viene restituito all'archivio che lo sistema secondo il
numero di protocollo. Analogamente si agisce per i documenti in
partenza.
Ogni registro di protocollo si apre il primo giorno lavorativo
dell'anno e si chiude il 31 dicembre dell'anno stesso.
Sotto l'Austria dicevano:"Das Buch habt recht", il libro ha ragione.
Ciò accadeva perché nel registro di protocollo c'era ogni indicazione
utile per trovare ogni documento. Ciò che era scritto nel registro era
una prova inoppugnabile in ogni controversia, a meno che non si
riuscisse ha dimostrare la falsità di qualche registrazione.
In ogni ricerca documentale si riusciva a trovare rapidamente ogni
documento, indipendentemente dal periodo di riferimento.
Infatti i documenti venivano tutti raccolti in apposite cartelle, che
venivano collocate nell'archivio storico.
Chi ricercava un documento di data XX.YY.ZZZZ, non aveva che da
consultare il registro dell'anno di riferimento e pervenire al giorno
e al mese citato. Una volta trovato il numero di protocollo si cercava
nell'apposita cartella e il documento veniva fotocopiato in quanto non
poteva più lasciare l'archivio.
La serietà di qualsiasi ente, pubblico o privato, si misurava
dall'ordine dell'archivio e dalla facile reperibilità di qualsiasi
documento.
Da quanto ha detto Mons. Pagano si evince che tutto ciò non esiste per
il Vaticano.
Se lo dice lui, ritengo che bisogna credergli. E' veramente allucinante!!!
Le sue parole sono incontrovertibili, in quanto egli è testimone
oculare del caos che c'è nella documentazione.
Perché si evince che quello che si doveva fare simultaneamente
all'arrivo e alla partenza dei documenti, lo si fa appena ora.
Ma se la protocollazione dei documenti non è stata fatta nel modo
sopra descritto, non c'è più alcuna prova che ci siano tutti i
documenti. E questo per un motivo molto semplice: il protocollo
ricostruito a posteriori non è più elemento di prova per nulla, perché
non c'è alcuna garanzia che ci siano tutti i documenti e si può
ritenere legittimo il sospetto che i documenti siano stati manipolati
o sostituiti.
Saluti
Dario Bazec


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