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Ieri ho scritto questa mia lettera al direttore de corriere ONLINE -----Messaggio originario----- La ringrazio per la sua lettera: apprezzo il confronto e, soprattutto su temi come questo, penso che si possa discutere proficuamente.
La fonte della notizia, come si evince dal pezzo, è la Croce Rossa. Prima di scrivere l'articolo ho parlato a lungo con Gian Marco Onorato, capo della delegazione della Croce Rossa Italiana in Israele e Palestina. E' stato lui che mi ha confermato che la famiglia di Yahia non ha il permesso per essere assistitita negli ospedali israeliani. Come lei dice nella sua lettera, "sono decine" le persone che hanno questo permesso e Yahia non è tra questi.
Per quanto concerne la fornitura a Gaza, la situazione è complicata. Yahia ha bisogno non di un barattolo o di uno scatolone, ma di una fornitura di latte (almeno 180 barattoli all'anno) e la stessa cosa vale per gli altre 3 bambini che sono in lista (da mesi e senza alcun esito) con il ministero della Salute di Gaza. ogni barattolo costa 80 euro e quindi si tratta di un costo non indifferente. Per questa fornitura, quindi, servirebbe un accordo tra la Mezzaluna Rossa e il Maghen David Adom, mediato come sempre dal Comitato internazionale di Croce Rossa.
Non è facile arrivare nemmeno a un accordo politico con il ministero della Salute di Gaza che dovrebbe acquistare il latte in Israele . In questo caso il costo sarebbe sostenuto dalla comunità internazionale (in particolare dai paesi europei) ma non essendoci rapporti diplomatici con la Striscia,si dovrebbe passare attraverso l'Anp di Ramallah e i tempi si allungherebbero troppo. Detto questo, spero davvero che si arrivi a un accordo che possa risolvere la situazione di Yahia e degli altri tre bambini di Gaza che hanno lo stesso problema. Spero di averla rassicurata sul fatto che non vi sia da parte mia nessun intento di "buttare fango su Israele". Sono recentemente rientrata da un viaggio in Israele dove ho potuto conoscere da vicino tutto quanto quello che il Maghen David Adom fa per la popolazione, anche quella palestinese.
La saluto cordialmente Carlotta De Leo
Mi chiamo Michael Sfaradi e sono un giornalista israeliano quindi un suo collega,
Innanzitutto la ringrazio della risposta.
Vorrebbe soltanto dirmi chi non autorizza le famiglie dei bambini ad essere curate o a ricevere aiuti dalle autorita' sanitarie israeliane?
Per me e' molto importante questo particolare, perche' se si trattasse di difficolta poste dalle autorita' sanitarie israeliane mi attiverei immediatamente al fine di superarle.
Se invece sono le autorita' che attualmente governano a Gaza e' bene capire di chi e' la responsabilita' politica di tali difficolta' che, come giustamente dice lei, mettono in serio pericolo la vita di bambini malati.
In attesa di una sua gentile risposta la saluto cordialmente.
Micahel Sfaradi
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