Vi riporto il testo di una mia e-mail al Corriere della Sera
L'Ambasciatore Romano, nella sua risposta alla lettrice Danielle Sussmann nell'edizione del 3 marzo scorso, scrive, alla fine: "Ma terroristi, per gli inglesi, furono anche, tra gli altri, alcuni autorevoli sionisti come Vladimir Zeev Jabotinsky e Menachem Begin (futuro primo ministro israeliano). I fattori che maggiormente contano, quando arriva il momento di negoziare, sono l’intelligenza e la capacità rappresentativa dell’interlocutore. Prima o dopo gli israeliani finiranno per parlare con Barghouti." Forse gli Israeliani, per pragmatismo, pur di raggiungere una pace definitiva, parleranno con Barghouti. Ma l'accostamento di quest'ultimo con Jabotinsky e Begin è quanto meno preoccupante. La nascita di Israele vide come protagonisti personaggi quali Ben Gurion, Chaim Weizmann, Golda Meir. Al contrario, Jabotinsky (morto prima della nascita di Israele) e Begin (divenuto primo ministro quasi trent'anni dopo l'indipendenza dello Stato ebraico) rimasero ai margini del processo fondativo di Israele proprio per la loro intransigenza e le attività terroristiche dell'Irgun, l'organizzazione donata dal primo e guidata dal secondo, e assolutamente marginale rispetto alla Haganà, prototipo dell'esercito israeliano. Dopo la fondazione di Israele, Begin rifiutò di sciogliere l'Irgun e quando tentò di far sbarcare armi durnate una tregua della prima guerra arabo-israeliana, l'Haganà, su ordine di Ben Gurion, affondò la nave che le trasportava. Pertanto, se Barghouti è il meglio che può offrire la politica palestinese ed è paragonabile a Jabotinsky e Begin, non c’è di che stare allegri.