Al Qaeda pronta a colpire in Italia Cronache di Andrea Morigi, Antonio Sanfrancesco
Testata: Libero Data: 02 marzo 2010 Pagina: 18 Autore: Andrea Morigi - Antonio Sanfrancesco Titolo: «Al Qaeda pronta a colpire chi dissacra l’islam - Guerrigliero, non terrorista. Giudice di Venezia rispolvera il teorema della Forleo»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 02/03/2010, a pag. 18, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo " Al Qaeda pronta a colpire chi dissacra l’islam " e l'articolo di Antonio Sanfrancesco dal titolo " Guerrigliero, non terrorista. Giudice di Venezia rispolvera il teorema della Forleo". Ecco i due pezzi:
Andrea Morigi : " Al Qaeda pronta a colpire chi dissacra l’islam "
Uno dei potenziali obiettivi
C’è un elenco italiano di «personalità istituzionali o di personaggi noti », nel mirino di Al Qaeda perché «ritenuti colpevoli di “comporta - menti dissacratori” nei confronti dell’islam». I servizi segreti, nella Relazione 2009 sulla politica dell’infor - mazione per la sicurezza, presentata ieri in Parlamento non fanno nomi, ovviamente. Se ai terroristi si suggerisce il bersaglio, si fa il loro gioco. E c’è già chi lo fa consapevolmente: sono alcuni cittadini italiani convertiti all’islam, che «diffondono nella nostra lingua i comunicati della leadership qaidista». Del resto c’è anche chi chiude un occhio sull’attività dei gruppi di Al Qaeda sul territorio nazionale. A Venezia, Hussein Saber Fadhil, detto il “Califfo”, se l’è cavata con un’assoluzione perché «pur essendo militarmente attivo», ha scritto nella motivazione della sentenza il giudice Vincenzo Santoro, operava «nell’ambito di un conflitto armato», cioè in Iraq. Basta questo a definire «terroristica la condotta esclusivamente quando questa dimostri di essere rivolta o comunque idonea a colpire la popolazione civile ovvero gli appartenenti a personale del tutto estraneo alle operazioni belliche». Nel caso di un kamikaze che si avventi tutto imbottito di esplosivo contro un obiettivo militare, per quel tribunale, tutto sommato, quel reato può tranquillamente finire in archivio. C’è poco da sorprendersi, allora, se i nostri 007 si vedono costretti ad avvertire l’autorità politica che ormai l’Italia è un territorio in cui «accanto ad aggregazioni più o meno strutturate che risultano attive soprattutto sul piano logistico e propagandistico, possono muoversi soggetti isolati o mininuclei pronti ad entrare in azione anche in via del tutto autonoma». È soprattutto tramite Internet che si conoscono, si radicalizzano, arruolano e si scambiano manuali per confezionare bombe. Ma se il web è divenuto il «punto di riferimento per il reclutamento, per l’avvio di conoscenze e contatti tra estremisti, e percorsi addestrativi finalizzati alla traduzione operativa di progettualità diverse», i riflettori rimangono accesi sulle strutture tradizionali di aggregazione come i centri di preghiera islamici, «che appaiono ancora il luogo di maggior concentrazione ». In più, si aggiunge anche «il frequente ricorso alle abitazioni private». È lì, particolarmente in Lombardia e in Campania, ma anche in Piemonte, in Veneto, in Toscana e in Emilia Romagna, che si mette in moto la macchina della solidarietà, cioè «l’assistenza ai fratelli in transito e la raccolta di fondi a sostegno di militanti ristretti in Italia e delle loro famiglie ». Si sono fatti furbi e anche dove la contrapposizione con gli “infedeli” e la «dialettica anti occidentale » sono più accese, si nota maggiore «cautela», per non farsi scoprire. L’ipotesi dell’intelligence è che «soggetti vicini all’ideologia salafita-jihadista ed impossibilitati a raggiungere i teatri di crisi, possano decidere di convogliare i propri sentimenti antioccidentali e antitaliani nella realizzazione di un’azione ostile sul territorio nazionale seguendo l’esem - pio dell’attentatore di Milano, oltretutto citato ed esaltato nel circuiti dei web-forum qaidisti». Mohammed Game, l’aspirante kamikaze libico che il 12 ottobre scorso tentò di far saltare in aria la caserma Santa Barbara di Milano, non solo è considerato un eroe in alcuni ambienti, ma ha segnato «un punto di svolta nello scenario della minaccia sul territorio nazionale, dove non erano mai stati compiuti attacchi di ispirazione jihadista». Quindi, se non riescono ad arruolarsi per la guerra santa che si combatte in Afghanistan o in Iraq, ripiegano su Milano o su Roma. Che sono pur sempre di alto profilo, visto che «l’Italia, quand’anche non espressamente citata» nei comunicati dei vertici di Al Qaeda «resta un obiettivo remunerativo» per l’organizzazione di Osama bin Laden. Ci odiano «per l’impegno e la partecipazione alle missioni internazionali, per la determinazione a contrastare il terrorismo ribadita anche in sede internazionale, nonché in quanto simbolico epicentro della Cristianità». In quest’ultima eventualità, non serve nemmeno entrare nei particolari: in cima alla lista c’è il Papa.
Antonio Sanfrancesco : " Guerrigliero, non terrorista. Giudice di Venezia rispolvera il teorema della Forleo"
Hussein Saber Fadhil non può essere considerato un terrorista ma un guerrigliero la cui attività, sua e del suo gruppo, «è interamente collocabile nell’ambito del conflitto armato interno dell’Iraq». E poi: «Le prove processuali sono lungi dal dimostrare che le iniziative della sua formazione siano state finalizzate a colpire obiettivi non militari». Ergo, Fadhil è da assolvere e va considerato un combattente. Non conta che il «Califfo », come è soprannominato, fosse a capo di una cellula vicina ad Al Qaeda e collegata ad Al Zarqawi e progettasse un attentato terroristico a Bagdad con lanciarazzi e kamikaze. Queste le motivazioni con le quali il gup di Venezia, Vincenzo Santoro, ha assolto Fadhil, che fa il venditore di kebab ed è residente a Padova, dall’accusa di terrorismo internazionale. Una sentenza che fa discutere e vanifica il lavoro della Procura di Venezia e dei carabinieri del Ros. Erano stati loro, infatti, a smascherare Fadhil e i suoi piani di attacco contro gli americani in Iraq che avrebbe dovuto realizzare con l’utilizzo di velivoli ultraleggeri. Non è stato dello stesso avviso, invece, il giudice che lo ha assolto, il quale, sulla scia dell’impostazione dell’ex gip milanese Clementina Forleo, ha sì riconosciuto l’attività militare dell’uomo ma l’ha considerata del tutto lecita perché inserita nell’ambito di un conflitto armato. «Conflitto », scrive il gup, «che rende terroristica la condotta esclusivamente quando questa dimostri di essere rivolta o comunque idonea a colpire la popolazione civile ovvero gli appartenenti a personale del tutto estraneo alle operazioni belliche». Tradotto: siccome non è dimostrato che Fadhil, anche se con la sua organizzazione organizzava attentati, volesse colpire civili, non può essere considerato un terrorista. Del tutto ininfluente per il giudice il fatto che negli atti del processo il Califfo parli di odio nei confronti degli invasori in Iraq, di volontà di «sterminare » gli americani e gli sciiti traditori, lui che è sunnita. Altrettanto ininfluente, per il giudice, il fatto che l’attività della cellula guidata dall’uomo sia successiva al 2004, quando cioè l’Iraq è da considerare un Paese non più in stato di guerra visto che dal 1 maggio 2003 c’è un governo legittimamente insediato e riconosciuto dalla comunità internazionale. «Appelleremo la sentenza», annuncia contrariato il procuratore capo di Venezia, Vittorio Borraccetti. Non è nuovo ai colpi di scena, Santoro. Nel 2006 fece esultare gli antagonisti veneti quando respinse la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Carlo Nordio nei confronti di 59 no global (tra i quali Luca Casarini e Tommaso Cacciari) accusati di occupazione abusiva di case popolari e resistenza allo sgombero delle stesse per il quale avevano creato un’associazio - ne: l’Agenzia sociale per la casa. «Abbiamo vinto su tutta la linea », esultarono i disobbedienti in aula. La stessa cosa probabilmente l’avrà pensata anche il Califfo.
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