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Ugo Volli
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Trombettieri di Hamas nell'informazione: una risata li seppellirā 26/02/2010

Trombettieri di Hamas nell'informazione: una risata li seppellirā

Cari amici, vi dice qualcosa il nome Potëmkin (che di solito si pronuncia "potiomkin"). Sė? che cosa vi viene in mente? La corazzata omonima? Quella che dā il nome al capolavoro di Eisenstein? La carrozzina che vien gių dalla scalinata? Quella battuta iconoclasta di Paolo Villaggio: "una boiata pazzesca"? Bravi, complimenti, avete una buona cultura cinematografica. E sui dintorni.
Ma lui, il  principe Grigori Alexandrovič Potëmkin, l'avete mai sentito nominare? No? Be', ve lo dico io: negli ultimi decenni del Settecento fu un ministro di Caterina II: nobilissimo, ricchissimo ed eroicissimo. Secondo una discussa ma interessante tradizione storica, durante il viaggio della zarina nella Crimea appena conquistata ai Turchi, per darle l'impressione di una provincia prospera e magari anche per giustificare i fondi che gli erano stati dati per lo sviluppo di quel territorio e che forse si era intascato, fece costruire dai contadini della regione le facciate di bellissime costruzioni che davano sulla strada percorsa da Caterina e dagli ambasciatori stranieri che la accompagnavano: perō solo le facciate, senza che ci fossero le case dietro. Scenografia politica. Teatro imperiale. Propaganda senza spessore.
Questi "villaggi Potëmkin" sono diventati in seguito un'abitudine proverbiale della politica russa e poi di tutto il "campo socialista": istallazioni modello, campi di volontari giovani e belli, operai stakanovisti, militanti entusiasti fatti apposta per manipolare non tanto Caterina e i suoi successori fino a Stalin e Putin – che sanno come vanno le cose - ma i visitatori stranieri. Col progresso della tecnologia e soprattutto della politica, i dispositivi di questo tipo sono cresciuti assai: non solo facciate per le magnifiche realizzazioni dei regimi, ma sfilate, "adunate oceaniche" e perfino al contrario, le rappresentazioni di orribili testimonianze dei "crimini dei nemici del popolo"
Dove sono oggi i villaggi Potëmkin? Be', certamente a Cuba, in Venezuela e analoghi paradisi della democrazia popolare. Andate a visitarli e troverete le facciate del paradiso in terra... senza nulla dietro. Club Mediterranee dello spirito per gli instancabili turisti della rivoluzione, da Sartre a Faucault ai cattolici di base che hanno scambiato per il paradiso in terra la Russia di stalin, la rivoluzione culturale cinese, l'Algeria dell'Olp, la Persia di Khomeini, la Cuba di Castro e perfino le imitazioni di secondo piano come  Albania e Venezuela. Per non parlare di Ramallah e di Gaza.
Ma oggi il mondo č diventato pių complicato e tutto pių virtuale. I villaggi Potëmkin sono innanzitutto quelli dell'informazione. Ci raccontano delle storie chessō, sull'"assedio" di Gaza e sulla miseria che vi regnerebbe, ma poi se si va a scavare appena un pochino dietro la facciata con quel cannocchiale che si chiama Internet e si trovano mercatini ben forniti; ogni tanto ritorna fuori la storia dell'elettricitā che manca, dei bambini che non hanno di che vivere, degli eroici combattenti, dell'istruzione popolare, della fierezza dei rivoluzionari, delle atrocitā dell'occupante... e poi si passa al villaggio successivo. E cosė si va avanti, da un villaggio Potëmkin all'altro: gli scavi che stanno per far crollare le moschee sul Monte del Tempio, l'assalto dei religiosi al tempio medesimo, le "colonie" che si espandono ogni giorno "mangiando la terra dei palestinesi", il Mossad che va in comitiva a ammazzare i palestinesi facendo uso – udite udite – di passaporti falsi... di tutto, di pių.
Insomma, sono senza pudore, chi fabbrica i villaggi di sole facciate, e chi riempie la facciate di immagine seducenti, depliant del turismo rivoluzionario, insomma i giornalisti "democratici". E sembrano irresistibili. Ma a me viene in mente l'immagine di Caterina di Russia di fronte a una di queste facciate che un colpo di vento, per caso, avesse travolto. Che avrebbe fatto la nostra assolutistica imperatrice, quella che si faceva adulare da Voltaire e da Le Mastre allo stesso tempo? Mah, forse avrebbe mandato il principe Potëmkin in Siberia a meditare sui limiti della sua fantasia. Ma forse, semplicemente, avrebbe riso di lui, e le sarebbe scappato da ridere ogni volta che lo avesse incontrato di nuovo, l'avrebbe nominato buffone di corte. Ecco, il Medio Oriente č un dramma vero e va affrontato con tutta serietā. Ma i vari trombettieri, o edificatori di facciate vuote che infestano i nostri giornali... be' quelli no, non sono seri e non vanno presi sul serio. Vanno trattati come i buffoni che sono. Una risata li seppellirā

Ugo Volli


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