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Il Foglio Rassegna Stampa
26.02.2010 E' l'Europa che favorisce la deriva islamista della Turchia
Il Foglio spiega in che modo

Testata: Il Foglio
Data: 26 febbraio 2010
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Se Bruxelles favorisce la deriva turca»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 26/02/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Se Bruxelles favorisce la deriva turca".


Erdogan

La decisione dei partiti laici e d’opposizione di convocare manifestazioni in appoggio ai vertici militari colpiti dagli arresti per un tentato golpe apre una fase di forte instabilità in Turchia. Tanto più forti e gravi sono le accuse ai generali “golpisti” e tanto più pretestuoso appare a larga parte dell’opinione pubblica turca – e non soltanto – l’intero impianto accusatorio. Il fatto più preoccupante è la contemporaneità tra questa denuncia di golpe e la netta virata nella politica estera di Ankara. La crisi al calor rosso con Israele (per decenni stretto alleato della Turchia) è infatti tutt’uno con le aperture che Tayyip Erdogan ha deciso nei confronti dell’Iran e della Siria. Tutto questo accade per colpa non marginale dell’Ue, che ha dissennatamente provocato la rottura dello specifico equilibrio tra poteri nell’unico stato islamico pienamente democratico del mondo. Erdogan è stato ben felice di apportare tutte le modifiche alla Costituzione che Bruxelles ha chiesto per avviare l’ingresso della Turchia nell’Ue, eliminando il potere dei generali rispetto all’esecutivo in tema di sicurezza nazionale e difesa della laicità. Questo nel rispetto dei cosiddetti “parametri di Copenaghen”, definiti nel 1992 per guidare l’ingresso dei paesi dell’ex Patto di Varsavia nell’Ue. Parametri che ignorano il fatto che in uno stato retto da un partito islamista la tendenza jihadista (la soluzione dei conflitti attraverso la forza e non per via di compromessi) è ineliminabile e che questa tendenza nello specifico turco era tenuta sotto controllo soltanto da Forze armate che godono di un meritato rispetto per il ruolo nazionale (e di difesa della democrazia) ribadito con i tre “golpe democratici” del 1960, 1980 e 1997. Tolto ogni potere politico ai generali, l’Akp di Erdogan ha subito accentuato la vocazione jihadista, priva ormai di ogni contrasto. Da qui la quasi rottura con Israele, l’empatia con Siria e Iran e ora l’accusa del “complotto dei generali filo israeliani”, incubo millenario dell’islamismo.

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