Un albo nazionale degli imam per evitare il terrorismo nelle moschee La proposta di Souad Sbai riportata da Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 25 febbraio 2010 Pagina: 16 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Un patentino per gli imam, basta predicatori fai-da-te»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 25/02/2010, a pag. 16, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo " Un patentino per gli imam, basta predicatori fai-da-te".
Souad Sbai
Ora basta con i propagandisti della guerra santa e i predicatori musulmani fai-da-te. Ci vuole «un albo nazionale nazionale degli imam a cui dovrà essere obbligatoriamente iscritto chiunque voglia fare l’imam in Italia », spiega Souad Sbai, la parlamentare marocchina del PdL, che ha presentato ieri un progetto di legge che prevede anche l’istituzio - ne di un registro pubblico delle moschee in Italia. Sono troppi ormai gli episodi che indicano una minaccia proveniente proprio dalla miriade di luoghi di culto non regolamentati e spuntati come funghi da un capo all’altro della Penisola. Fra tutti, spicca l’attentato kamikaze del 13 ottobre scorso a Milano, compiuto da Mohammed Game, il terrorista libico che frequentava il centro culturale islamico milanese di viale Jenner. Ma le cronache avevano già testimoniato l’espulsione, da parte del ministro dell’Interno Roberto Maroni, di alcuni immigrati residenti in Friuli-Venezia Giulia accusati di progettare un attentatocontro la diga di Redona a Tramonti, dopoil sequestro di video che incitavano alla jihad. I sospetti non si limitano alle frange violente, spiega la Sbai. Vuole venire a capo anche della filiera internazionale che assicura milioni di euro per la costruzione di moschee, da Torino fino a Colle Val d’Elsa, nel Senese. Le istituzioni religiose dovranno presentare un bilancio annuale, soddisfare ai requisiti stabiliti dalle amministrazioni locali sul rapporto fra le dimensioni dell’edificio e il numero di fedeli che lo frequenta, oltre che rispettare le normative urbanistiche. Ci hanno già pensato in Francia, conuncensimento di tutte leorganizzazioni che gestiscono il culto islamico. La Spagna e il Portogallo, così come la Svezia e l’Austria si sono già dotati di regole condivise sul riconoscimento e la formazione degli imam, per evitare sorprese sgradite. E ora, in Marocco, è pronta una riforma per la selezione dei futuri imam che «oltre ad aver memorizzato il Corano abbiano titoli di studio adeguati e sappiano come diffondere l’islam moderato nella società » e che, secondo Aki-Adnkronos, sarà competenza esclusiva del ministro degli Affari religiosi. Così, una sorveglianza sulle guide del culto impedirà la diffusione di fatwa estremiste come è avvenuto in passato. Stavolta è l’Italia a doversi mettere al passo con le esperienze più avanzate, almeno per allineare le due sponde del Mediterraneo sui medesimi criteri di disciplina e di trasparenza. «Abbiamo bisogno di imam in possesso almeno di una laurea di primo livello conseguita in una delle facoltà di studi orientali presenti nel nostro Paese», annuncia laSbai illustrando il suo progetto che prevede ancora altri passaggi. Intanto, bando alle prediche in arabo: «È necessario che conoscano la lingua italiana e che facciano sermoni nella nostra lingua». Inoltre, «è necessario che gli imam si sottoponganoa una selezione da parte della moschea di Roma, che è la più grande in Italia e l’unica riconosciuta dallo Stato». Purché, precisa la deputata, il percorso di studi «così come i test a cui dovrebbero sottoporsi in moschea, siano a carico dei diretti interessati e mai dello Stato». Non si tratta tanto di ostacoli e di misure di sicurezza, quanto piuttosto del tentativo di istituzionalizzare «un interlocutore islamico» per lo Stato. Per questo serve «l’iscri - zione per tutti a un albo apposito la cui costituzione è allo studio del nuovo Comitato per l'Islam italiano del Viminale che ne valuterà l’idoneità». Non va sottovalutata l’eventualità che qualcuno si spacci per moderato, facendo il doppio gioco, concesso dalla taqyya, la pratica della dissimulazione. Aiuteranno allo scopo alcune misure contro i furbi e gli infiltrati: chi non si dimostra affidabile, può essere cancellato dall’elenco. Tanto per mettersi al riparo da incidenti come la strage di Fort Hood, negli Stati Uniti. NidalHasan,il militareche nel novembre scorso uccise tredici commilitoni, era in contattoconAl Qaeda, ma l’intelligence americana, che lo sapeva, aveva trascurato di lanciare l’allarme.
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