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Politici a Sanremo, da Bersani al Savoia 24/02/2010

Caro Volli,
Non so se ha avuto l’occasione di vedere la trasmissione di “Striscia
la notizia” di ieri (adesso sono le ore 2.30 del 24 febbraio).
Prima di esprimerLe il mio pensiero farei alcune premesse. Le scrivo,
perché “Informazione Corretta” non ha trattato l’argomento di cui Le
sto per scrivere.
Dopo un paio di trasmissioni consecutive che il popolo italiano si è
sorbito la figura di Emanuele Filiberto, eccolo comparire anche al
Festival di Sanremo. Non so con quali titoli o meriti ci sia arrivato.
Infatti lui stesso ha affermato di non essere un cantante.  Come prima
conclusione si deduce che a Sanremo ci va sia chi si fa il mazzo per
cantare, sia chi invece gode di corsie preferenziali.
Emanuele Filiberto è un uomo politico. Su questo non c’è il minimo
dubbio: è stato candidato per l’UDC per le Elezioni Europee ed è stato
regolarmente trombato. Ciò non toglie che rimane un uomo politico e
che si è servito del palco del teatro di Sanremo per fare propaganda.
Con queste premesse ogni personaggio politico in futuro potrà servirsi
di questa e altre simili manifestazioni per fare propaganda. Il che
non mi sembra né corretto, né onesto.
Che Emanuele Filiberto abbia fatto propaganda  è indubbio. Basta
leggere il testo della sua canzone “Italia amore mio” per capire a
dove voleva arrivare. Se non l’ha letta, Le mando il testo. Egli
invoca le tradizioni, la religione e Dio.  Cominciamo da queste due
ultime affermazioni: se qualcuno lo osteggia allora è irreligioso e
ateo, "tertium non datur".
E ora vengo al secondo punto: le tradizioni. Le tradizioni dei Savoia
nel XX secolo le conosciamo molto bene. Tuttavia vorrei evidenziare
alcuni particolari:
1. Il re ha fatto salire Mussolini al governo, con tutte le
conseguenze che sappiamo.
2. Mussolini, fra i primi atti di governo, ha soppresso le scuole
slovene, croate, tedesche e francesi, già esistenti in Italia dopo la
prima guerra mondiale.
3. Mussolini ha considerato gli sloveni e croati, popoli di razza
inferiore, prima ancora di affibbiare questo titolo agli ebrei. Ha
vietato alle stesse minoranze di parlare nella loro lingua materna, ha
subdolamente imposto a queste minoranze di italianizzare il loro
cognome, specialmente fra i pubblici dipendenti e a tutti quelli che
lavoravano per enti privati, i cui titolari erano fascisti. Qualcuno è
riuscito a farla franca. Molti sloveni e croati furono costretti a
emigrare in Iugoslavia. Un dato che varrebbe la pena analizzare è
questo : il decremento della popolazione slovena a Trieste. Secondo il
censimento del 1910, gli sloveni presenti a Trieste e provincia erano
il 25% della popolazione totale, che ammontava a circa 160.000
abitanti. Quindi gli sloveni erano circa 40.000. Dopo la seconda
guerra mondiale gli sloveni erano circa l’8% della popolazione totale,
allora circa 300.000 abitanti. Quindi erano 24.000. Se fosse rimasta
immutata la percentuale sarebbero stati 75.000. Ciò significa, in
prima analisi, che i 51.000 non presenti, erano nati e cresciuti in
Slovenia dai genitori fuggiti. E tutto ciò accadeva senza che il re
battesse ciglio, sebbene avesse come consorte una principessa
montenegrina. Fortunate erano quelle donne che ebbero la grazia di
essere assunte alla corte della regina Elena. Erano tutte slovene e
croate.
4. Il re promulgò le famigerate leggi razziali, delle quali conosciamo
bene gli effetti. Per quanto riguarda i miei parenti ebrei mio zio e
mia zia furono licenziati e lo zio acquisito fu radiato dall’ordine
degli avvocati.
5. Il re, dopo l’8 settembre 1943 fuggì a Brindisi. Ammettiamo che
fosse  stato bene fare così, ma egli lasciò allo sbando tutto
l’esercito italiano, senza dare ordini, senza nominare qualcuno che
coordinasse l’attività militare. Il comandante supremo dell’esercito
che fugge: un disertore! Quando il Feldmaresciallo Kesselring arrivò a
Roma e vide quanti armamenti furono abbandonati, si meravigliò.
Infatti se l’esercito italiano avesse resistito non sarebbe neppure
arrivato alla periferia di Roma. La conseguenza immediata fu la
deportazione di 600.000 militari in Germania, quelli che furono
chiamati i “signornò”, perché non vollero aderire alla infame R.S.I.
Se queste sono le tradizioni che Emanuele Filiberto ci richiama che
dobbiamo fare? Accettare le sue dichiarazioni di non colpevolezza? E
chi gliele ha richieste? “Excusatio non petita valet  accusatio”.
Fatte queste corpose e non indifferenti premesse veniamo a quanto
proposto all’inizio. Ancora un’aggiunta. E’ stato detto, sempre nella
stessa trasmissione di ier l’altro, che si tratta di voti taroccati,
previa corresponsione di ingeniti somme di denaro.
E ora viene il bello. Provi a immaginare la canzone “Italia, amore
mio”, cantata sull’aria dell’Internazionale, presente Bersani e Pupo
e, a onor del vero assente o non visibile Emanuele Filiberto; la cosa
non cambia, perché la canzone è sempre quella. Ecco questo è stato
visto e la dice lunga su tutta la faccenda. Già giorni fa vedere
Bersani a Sanremo mi aveva fatto insorgere  qualche sospetto.  Pensavo
che tutto si fosse risolto con la questione degli operai di Termini
Imerese. Invece c’era qualcosa d’altro.
E’ proprio vero che gli opposti si richiamano (non mi ricordo chi l’ha
detto), e  che al peggio non c’è mai un limite. Ma che si arrivasse a
un simile squallore, mai.
Lascio a Lei ogni altra considerazione. La ringrazio per la Sua
attenzione e Le invio un cordiale Shalom.
Dario Bazec

Caro signor Bazec,
lei ha spiegato perfettamente tutto, non posso che essere d'accordo. Con una considerazione aggiuntiva. Gli avi fecero l'Unità d'Italia. Il bisnonno appoggiò Mussolini e fece le leggi razziali. Il nonno pagò con l'esilio. Il padre fu coinvolto in un paio di episodi giudiziari un po' grotteschi, compreso quello dell'isola di Cavallo, dove se non ricordo male sparò addosso a un ragazzo pensando che volesse rubargli il gommone, e quello più recente degli arresti per reati finanziari, con la pubblicazione di intercettazioni assai poco aristocratiche. Il figlio canta a Sanremo per farsi propaganda non si sa se politica o dello show businnes... Io non riesco a scandalizzarmi per le imprese di quest'ultimo Savoia, penso a quella frase di Marx  per cui gli stessi eventi spesso nella storia si ripetono, ma la prima volta in forma di tragedia, la seconda di farsa...

ugo volli

Post scrptum:
se la partecipazione a un festival di canzonette di un principe della corona non può che richiamare il granducato di Ruritania delle operette, che dire della presenza del segretario dei DS Bersani, erede del glorioso PCI ("Veniamo da lontano, andiamo lontano")?  Le suggerisco le seguenti ipotesi, che mi sembrano tutte vere: a) la legge di Marx è vera anche per i partiti (dai severi studi classici di Concetto Marchesi e Natta a Sanremo...) b) se l'opposizione, dopo aver fatto scandalo delle veline di Berlusconi, approda a Sanremo, dev'essere proprio alla canna del gas. c) Bersani non ha mai assimilato bene Gramsci e pensa davvero che nazional-popolare voglia dire audience televisiva. d) gli piacciono davvero le canzonette e) ci ha provato...





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