Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/02/2010, a pag. 32, la lettera di Claudio Cordone, segretario di Amnesty International dal titolo " Amnesty difende sempre i diritti umani ".
Claudio Cordone difende da scelta di Amnesty di utilizzare per la campagna sui dirittim umani un talebano britannico ex detenuto a Guantanamo che nelle sue memorie ha scritto parole come " Credo che i talebani abbiano fatto alcuni progressi nel campo della giustizia sociale riportando all’attenzione puri e antichi valori islamici che erano dimenticati ".
Ma, secondo Cordone, Moazzam Begg: " non ha mai subito un processo, non è mai stato accusato di reati legati al terrorismo e ha pubblicamente respinto le accuse rivoltegli a questo riguardo ". Se fosse sufficiente respingere le accuse per dimostrare di non aver commesso dei reati tutti i carceri del mondo sarebbero pieni di innocenti.
In ogni caso mettere sullo stesso piano Rushdie, scrittore costretto a vivere un'esistenza blindata da quando Khomeini gli ha lanciato una fatwa che autorizza chiunque ad ammazzarlo e un terrorista ex recluso a Guantanamo è assurdo. Cordone fa proprio questo nella sua lettera, sostiene di aver difeso i diritti umani di una vittima come Rushdie e di fare altrettanto con un'altra vittima (presunta), Moazzam Begg.
Ma l'episodio non ci stupisce più di tanto, viste le continue campagne anti israeliane intraprese da Amnesty che più volte ha dimostrato di avere a cuore i diritti degli aggressori più che delle vittime.
Ecco la lettera:
Claudio Cordone, la faccia di Amnesty International !
Gentile Direttore, Salman Rushdie si è unito al coro mediatico di condanna di Amnesty International per il proprio lavoro con Moazzam Begg. Ma non ha afferrato il fatto essenziale, che Moazzam Begg è un ex detenuto di Guantánamo Bay e una vittima delle violazioni dei diritti umani ivi sofferte. Questo è il terreno sul quale si basa il lavoro di Amnesty International al suo fianco. Begg non ha mai subito un processo, non è mai stato accusato di reati legati al terrorismo e ha pubblicamente respinto le accuse rivoltegli a questo riguardo. Eppure ora è al centro di un dibattito mediatico basato su insinuazioni e accuse, non fatti. Gita Sahgal non è stata sospesa per aver dato voce alle sue preoccupazioni nei nostri dibattiti interni. Lei resta impiegata a stipendio pieno ma è sospesa per rendere chiaro che attualmente non parla a nome di Amnesty. Siamo stati fieri di attivarci a favore di Rushdie quando la sua vita era in pericolo e venivano minati i principi stessi della libertà di espressione. Allo stesso modo ci attiviamo per le vittime delle violazioni dei diritti umani a Guantánamo, che ugualmente meritano giustizia.
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