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L'economia israeliana 23/02/2010

la politica economica israeliana ha avuto il successo sperato perchè  ha semplicemente applicato il razionalismo economico proprio delle economie capitalistiche e cioè  il liberismo integrale e antikeinesiano che costituisce la forma scientifica dell'economia politica.
Il capitalismo è la Ragione economica, non ha alternative e costituisce il modello necessario dello sviluppo: in economie pianificate Cina e Russia morivano di fame. La conversione capitalistica ha determinato uno sviluppo economico che sfama masse prima affamate.
Ariel Sharon nel 1977, da ministro dell'economia e con una manovra economica liberista da manuale (ripeto: da manuale ) ridusse in un anno il saggio di inflazione dal 70 al 7%.
Economisti di tutto il mondo guardarono al modello con uno stupore fin quasi infantile, ma il vero esperto di economia capì  allora - come capisce adesso - che ancora una volta il razionalismo ebraico, che ne è il nucleo essenziale, escludendo qualsiasi soluzione socialistoide (cioè tribale) ed eliminando vincoli normativi di qualsiasi genere alla libertà  d'impresa, determinò le condizioni della crescita.
Oggi come allora. Bibi oggi, Sharon allora. Il meglio della nostra scuola di pensiero. Sursum chorda: fra breve economisti israeliani capaci di una manovra simile saranno inevitabilmente convocati alla masseria romana dei nostri economisti da operetta, i quali pensano seriamente di poter evitare il destino greco o quello argentino o quello imminente spagnolo RESTANDO nella patacca-economica della comunità  europea.
Solo uscendo dalla comunità  europea e stringendo alleanze economiche bilaterali con economie di rango capitalistico avanzato (america israele, cina) e riacquistando in questo modo la piena libertà  di manovra economica (politica dei prezzi, facoltà  di svalutazione, dumping e altre tipologie di manovra illegittime e vietate in ambito comunitario) solo in questo modo l'Italia potrà  sperare di avere un reddito nazionale diverso da quello rumeno o turco. La scelta comunitaria fu un errore e l'incompetenza dei suoi artefici (Filippo Pandolfi professore di filosofia che negoziò le quote latte coi tedeschi in modo da accettare frazioni ponderate rovinose per la nostra economia e Prodi che non sa calcolare un prodotto marginale nemmeno di una gelateria) con teorici di questo tipo non poteva che andare a finire così.
Quindi, la prossima volta che torna in Israele il nostro pur beneamato Berlusconi, bisognerà  trovare qualcuno fra i nostri artefici della economia sionista avanzata che, alla sua offerta di entrare in Europa unita, gli risponda:"Grazie signor Presidente, ma pianificare l'economia con Grecia e Turchia e Romania non ci inteessa. Se vuole riuscire Lei e allearsi con noi e gli americani, forse la speranza per il suo debito pubblico può ricominciare ad esistere giacchè¨ oggi, l'algoritmo matematico di inesigibilità  degli oneri finanziari del debito pubblico è una incognita già  nota"
Questo vuol dire che la sola speranza per l'Italia di salvarsi non dico che è quella di allearsi con Israele e America e regalare la partnership europea alla Lituania, ma la presidenza del Consiglio deve cominciare a mandare all'Università  di Tel Aviv facoltà  di economia, qualche economista italiano, non prodiano.
Che almeno sappia calcolare la radice quadrata di una variabile di reddito. Al resto penseranno i nostri a Tel Aviv: tanto per fare un piacere al Cavaliere; non certo a Di Liberto o Odifreddi.
Sperando tuttavia che questo qui venga tenuto lontano dalla econonetria di equilibrio; in caso contrario la fine del bilancio pubblico sarebbe una questione di ore.

Vitaliano Bacchi 


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