perdonatemi se vi faccio oggi una chiosa a una piccola storia di qualche giorno fa e cioè il caso di Michelangelo Antonioni. Come avrete certamente letto, il grande regista fu autore nel 1940 di una recensione estremamente positiva del film di propaganda nazista "Suss l'ebreo", presentato alla Biennale di Venezia, e in cambio fu proclamato da Goebbels, che se ne intendeva, "il più grande critico cinematografico italiano": una patente di nobiltà. Tutto questo è stato rievocato nel film 'Jew Suss - Rice and fall' di Oskar Roehler, costruito intorno a quella pellicola e presentato la settimana scorsa al festival di Berlino. Non voglio rievocare ancora questo "errore di gioventù" di Antonioni, di cui la stampa ha già lavorato abbastanza. In realtà sono stati moltissimi i futuri intellettuali e giornalisti italiani, in quegli anni giovani ma non bambini e già attivi sul fronte culturale, a fare energica propaganda razzista quando il regime lo voleva, salvo dimenticarsene e diventare democratici puri e duri, per i più svegli quando nel '43 fu chiaro che il fascismo avrebbe perduto la guerra (e acquisirono il titolo di resistenti), o per i più tardi dopo la Liberazione. Al posto del faccione molti scoprirono quello di Stalin e non dovettero cambiare granché, neanche rispetto alla loro diffidenza per Suss e i suoi correligionari.
Quel che mi interessa raccontarvi invece è la reazione della vedova e di alcuni amici di Antonioni. Bisogna certamente riconoscere loro il diritto di difendere la memoria del loro caro; ma guardate in questo lancio Ansa come l'hanno fatto: "La moglie di Michelangelo Antonioni, Enrica Fico, con Bernardo Bertolucci e Tonino Guerra, si dicono all'ANSA «sconcertati» per la «vergognosa manipolazione» che si fa della sua figura. La sua vita, la sua opera, e le sue dichiarazioni (basterebbe leggere la prefazione al libro di fotografie sulla strage di Bologna) hanno sempre dimostrato la sua integrità morale ed il suo essere profondamente antirazzista e antifascista»."
Di fatto non gli amici del regista non smentiscono la sua simpatia per l'antisemitismo degli anni Quaranta, ma la compensano con quella "antifascista e antirazzista" (aggiungo io, vicina, anche se mai organica al Pci) del dopoguerra, culminata in una prefazione del libro sulla strage di Bologna, scritta da Antonioni a fianco di Moravia. Non è un granché come titolo antirazzista, è noto che i film di Antonioni non furono mai granché "impegnati" e questo va a sua lode, ma non importa.
Quel che è interessante, e che gli illustri uomini di cinema che firmano la dichiarazione non possono ignorare, è che quel libro di fotografie edito dal comune di Bologna e prefatto dalla strana coppia Antonioni Moravia dava per scontata una tesi mai realmente dimostrata e cioè che la strage fosse opera dei neofascisti Mambro e Fioravanti. Oggi ci sono forti sospetti che le cose siano andate in tutt'altro modo. L'ex presidente della Repubblica Cossiga, che all'epoca dei fatti era ministro degli interni, ha dichiarato più volte che invece la colpa va attribuita ai palestinesi, sia pure per un errore. Per esempio in un'intervista al Corriere (riprodotta in rete da http://lecosedadire.ilcannocchiale.it/post/1964450.html ; ma per un resoconto più completo si può vedere anche http://www.cielilimpidi.com/?p=378 ) si legge che "la strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della "resistenza palestinese" che, autorizzata dal "lodo Moro" a fare in Italia quel che voleva purché non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo." "Colpevolmente", cioè senza volere. Chissà dove dovevano andare invece volontariamente quelle due valigie di esplosivo, scoppiate per incidente a Bologna ammazzando un centinaio di persone innocenti: magari in qualche sinagoga a punire gli eredi dell'ebreo Suss, colpevolmente sopravvissuti?
Dato che l'Olp era in quel momento protetto dall'Italia, ci fu dunque una complessa opera di depistaggio per nascondere la loro responsabilità, cui contribuirono in tanti, magari senza saperlo. E guardate un po' l'ironia delle cose, o se volete essere hegeliani l'astuzia della ragione: il merito rivendicato dagli amici per compensare l'appoggio di Antonioni alla campagna antisemita del film voluta da Goebbels... è il suo contributo (certo inconsapevole e involontaria), a una campagna di protezione del terrorismo palestinese autore di una "strage colposa". Non sono deliziose le giravolte della storia?