Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/02/2010, a pag. 22, l'articolo di Maurizio Caprara dal titolo "Crisi Libia-Svizzera, un passo verso la soluzione".
Secondo Frattini : " non c’è stato alcun atto intimidatorio violento " da parte della Libia per ottenere che i due cittadini svizzeri venissero portati in carcere. Minacciare di attaccare con la polizia l'ambasciata elvetica, evidentemente non è considerato un atto intimidatorio violento. D'altro canto Frattini non deve ritenere nemmeno il vero e proprio attacco ad un'ambasciata un atto grave, vista la sua reazione quasi silente di fronte a quanto successo pochi giorni fa alla nostra ambasciata a Teheran.
In ogni caso, più che gioire per la situazione che si sta risolvendo, c'è da preoccuparsi perchè un Paese democratico europeo è stato isolato dai suoi vicini di fronte alle assurde richieste del dittatore libico.
Ecco l'articolo:

ROMA— Anche se il risultato viene presentato come un passo verso la soluzione del contenzioso tra Libia e Svizzera nato dall’arresto di Hannibal Gheddafi, il figlio del Colonnello bloccato a Ginevra dal 15 al 17 luglio 2008, non sono state ore tranquille quelle che ieri hanno preceduto l’uscita dall’ambasciata svizzera a Tripoli di due cittadini elvetici nei guai da 19 mesi.
Rachid Hamdani e Max Goeldi si erano rifugiati nella sede diplomatica dopo essere stati costretti a restare nella Giamahiria da quando, il 19 luglio 2008, furono accusati di aver violato leggi su immigrazione e attività commerciali. Da ieri i due sono in posti diversi. Il primo, che era stato assolto ed ha anche cittadinanza tunisina, ha varcato la porta per essere accompagnato al confine tra Libia e Tunisia. Il secondo, condannato a quattro mesi di reclusione, è uscito per raggiungere un commissariato. Successiva tappa prevista, il carcere di Ain Zara. Per scontare la pena, sperando che un ricorso la renda più breve.
Era stata circondata dalla polizia libica a partire da domenica, l’ambasciata elvetica. Una delle tante fasi di tensione dal giorno del 2008 in cui Hannibal venne fermato a Berna per aver picchiato due persone di servizio. Da una settimana presidenza spagnola dell’Unione europea e Germania mediano tra la Svizzera, che ha iscritto Gheddafi padre più altri 185 libici in un elenco di indesiderati, e la Libia, la cui reazione a questo è consistita nel sospendere i visti per i cittadini dell’area Schengen. Il governo italiano, in contatto con le parti, riserva in sede europea le sue difese soprattutto al Paese di Gheddafi.
Domenica sera, a Tripoli il ministro degli Esteri libico Musa Kusa ha convocato alcuni ambasciatori dell’Ue per chiedere di premere sulla Svizzera affinché entro mezzogiorno di ieri Goeldi si consegnasse alle guardie e Hamdani partisse. «Se l’ambasciata non rispetta l’ultimatum, saranno adottate misure», ha detto Kusa secondo l’agenzia libica Jana.
Silvio Berlusconi, nella stessa serata, ha telefonato al Colonnello. La conversazione, secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, «ha evitato l’esasperazione, a fronte del fatto che l’ambasciata era stata circondata dalla polizia e che alcuni ambasciatori vi si erano recati». Secondo Frattini «non c’è stato alcun atto intimidatorio violento». Nel ricordare che aveva chiesto a Berna di evitare liste nere, il titolare della Farnesina ha aggiunto che «la Svizzera è l’ultima arrivata tra i Paesi che aderiscono al Trattato di Schengen e deve seguire le regole». Stando al ministro austriaco Muchael Spindelegger sarebbe stata soltanto la presenza di altri ambasciatori europei, accorsi nell’ambasciata svizzera, a evitare che la polizia assalisse gli uffici come avrebbe minacciato di fare.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante