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Il Giornale Rassegna Stampa
22.02.2010 El Baradei torna in Egitto e mira alla presidenza
Dopo la disastrosa gestione dell'AIEA, speriamo sia uno scherzo di Carnevale

Testata: Il Giornale
Data: 22 febbraio 2010
Pagina: 14
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Sbarca ElBaradei: l’Egitto trova il rivale di Mubarak»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 22/02/2010, a pag. 14, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo "Sbarca El Baradei: l’Egitto trova il rivale di Mubarak".

Riprendiamo la notizia dell'arrivo "trionfale" in Egitto di El Baradei dopo la disastrosa gestione dell'AIEA (disastrosa per l'Occidente, molto proficua per l'Iran). Anche solo l'ipotesi di una presidenza El Baradei dell'Egitto riporterebbe indietro di trent'anni il cammino difficile del Paese verso la modernità. Ecco il pezzo:


El Baradei, c'è poco da ridere...

È arrivata a bordo di un volo della Austrian Airlines da Vienna la nuova variabile nella crisi sulla successione in Egitto. Mohammed Elbaradei è tornato al Cairo venerdì dopo 30 anni di attività diplomatica all’estero, 12 dei quali a capo dell’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica. Ad accoglierlo c’erano almeno mille persone - intellettuali, attori, politici dell’opposizione e normali cittadini -: un numero molto alto in un Paese in cui le manifestazioni sono illegali. Il regime aveva inoltre annunciato misure restrittive per scoraggiare il comitato d’accoglienza. Tuttavia, l’aeroporto è stato teatro di una scena inedita: al suo arrivo centinaia di persone hanno cantato l’inno nazionale, gridato slogan contro Hosni Mubarak e mostrato cartelli colorati: «ElBaradei presidente».
Da quando a novembre il 67enne egiziano ha lasciato la guida dell’Aiea, l’opposizione ha visto in lui un possibile sfidante del raìs - al potere da 29 anni - o del suo delfino Gamal Mubarak, nelle elezioni presidenziali del 2011.
Il ruolo di ElBaradei all’Aiea è ancora discusso: si scontrò con l’Amministrazione Bush opponendosi all’invasione dell’Irak nel 2003; è stato accusato di mantenere una posizione ambigua sull’Iran e di ostacolare l’imposizione di nuove sanzioni. Un suo avvento, nonostante le sue richieste di riforme democratiche nel Paese, potrebbe raffreddare Washington, che vede oggi in Mubarak un alleato decisivo sul conflitto israelo-palestinese e sul dossier Iran. Per ora, però, l’elegante signore dagli occhialini tondi non ha annunciato la sua candidatura. Ha solo mostrato interesse: «Mai dire mai», aveva detto a fine 2009 in un’intervista alla Cnn. Quanto basta per galvanizzare un’opposizione debole e frammentata. Nel 2004 e 2005, Kifaya, «basta» in arabo, movimento che raggruppava anime politiche di varia estrazione, aveva aperto un’inedita stagione di contestazioni popolari contro il regime di Mubarak che, spinto dalle pressioni di Washington, aveva concesso elezioni multipartitiche nel 2005.
Oggi, quel movimento indebolito vede in ElBaradei il leader di spessore che non ha mai avuto: un personaggio di statura internazionale, con credenziali forti, un premio Nobel per la pace, lontano dalla corruzione di palazzo.
Tra i maggiori sostenitori di ElBaradei, lo scrittore Alaa Al Aswani, autore di Palazzo Yacoubian e Chicago, che in un recente articolo su un quotidiano indipendente ha chiesto ai suoi concittadini di recarsi all’aeroporto per accogliere il volo da Vienna. «L’Egitto ha bisogno di un cambiamento reale - ha detto Al Aswani al Giornale - ed ElBaradei ha le qualità di leader del cambiamento: personalità, educazione, meriti personali, è indipendente, non ha relazioni con il regime corrotto ed è stato accettato dal popolo. Ha già unificato l’opposizione». Esiste un sito in suo appoggio, un gruppo su Facebook: la campagna su internet è già iniziata, deve ora spostarsi in strada. La maggioranza contrattacca preoccupata: per i giornali governativi, l’uomo è lontano dalla strada egiziana, torna nel suo Paese dopo 30 anni di assenza. «Un presidente importato per l’Egitto», titolava qualche giorno fa Al Ahram Al Massai.
Si è comunque aperto un nuovo capitolo: «L’avvento di ElBaradei come potenziale candidato presidenziale ha introdotto un nuovo elemento imprevedibile nella lenta crisi di successione in Egitto - sostiene Issandr El Amrani su Foreign Policy -. Per la prima volta un importante membro dell’establishment ha parlato contro il regime di Mubarak». Infatti, l’ex capo dell’Aiea, in un’intervista al quotidiano Al Shurouk, ha detto che è pronto a candidarsi, ma ad alcune condizioni: elezioni libere, monitorare internazionalmente, riforme costituzionali. Nel 2007, il regime ha emendato la Carta fondamentale rendendo praticamente impossibile la candidatura di politici indipendenti. Per molti, l’importante non è la corsa di ElBaradei, ma il tentativo di incrinare lo status quo. Non tutti sono ottimisti: «Non andrà lontano - dice al Giornale Hisham Kassem, ex editore di Al Masri Al Youm, vicino a Kifaya -. ElBaradei ha sbagliato fin dall’inizio: ha annunciato una sua possibile corsa da Vienna e non dal Cairo; ha detto che non si candiderà se non ci saranno riforme, ma non ha alcuna influenza su Mubarak per poter cambiare qualcosa».

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