Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Arabia Saudita: la parità dei sessi è solo un miraggio Ma i quotidiani italiani prendono lucciole per lanterne e raccontano il contrario
Testata: Corriere della Sera Data: 22 febbraio 2010 Pagina: 14 Autore: Cecilia Zecchinelli Titolo: «Conquista per milioni di arabe Donne avvocato nei tribunali sauditi. E’ l’inizio della fine della tutela maschile»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/02/2010, a pag. 14, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Conquista per milioni di arabe. Donne avvocato nei tribunali sauditi. E’ l’inizio della fine della tutela maschile ".
In un Paese medievale, anche il minimo passo sembra una grande riforma. Le donne saudite sono ancora ben lontane dall'avere gli stessi diritti garantiti agli uomini. Per questo motivo il titolo dell'articolo è inappropriato e fuorviante. Le piccole concessioni fatte da Re Abdullah non significano che per le donne saudite la vita sia meno limitata dall'uomo-padrone di turno. Ecco l'articolo:
Donne in Arabia Saudita
«È la fine della dominazione maschile nei tribunali», titolavano ieri i giornali sauditi. Una svolta epocale, commentavano. L’annuncio del ministro della Giustizia Mohammed Al Issa — «le donne avvocato saranno ammesse nelle corti» — potrà sembrare in Occidente meno eclatante della libertà di guidare o non portare il velo, ancora da venire. Ma per i milioni di donne del Regno delle due moschee, dove la costituzione è il Corano e la legge è la sharia nella versione più restrittiva emaschilista, è davvero una conquista storica. Ben più importante— lo ripetono loro stesse da anni — di una patente o dei capelli al vento.
Perché significa che nelle cause collegate soprattutto al diritto di famiglia — custodia dei figli e divorzio in testa — una saudita potrà finalmente essere rappresentata da un’avvocata. Magari la stessa che già aveva seguito il suo caso prima del dibattimento: ormai sono infatti numerose le donne che lavorano con la clientela femminile, in stanze separate (almeno in teoria) da quelle dei colleghi maschi. Ma al momento di metter piede in tribunale, finora, il caso passava a un avvocato: magari poco preparato sulla questione specifica, di fatto uno sconosciuto, comunque un uomo.
Non solo: altrettanto cruciale è l’inizio della fine della tutela obbligatoria per tutto o quasi. Ovvero la possibilità per le saudite di firmare da un notaio documenti legali senza doversi portare un «guardiano». E anche questo significa moltissimo in un Paese dove le donne hanno sì al 2006 le saudite non potevano farne richiesta senza il permesso del «guardiano» (marito, padre, fratello), che spesso veniva negato per poterle controllare. In questi tre anni moltissime ne hanno fatto richiesta, sono diventate un po’ più cittadine.
«La legge — ha preannunciato il ministro — sarà emessa tra pochi giorni all’interno del più ampio sviluppo del sistema giudiziario voluto da sua maestà Re Abdullah». Sviluppo e non riforma, ha detto, forse per minimizzare l’impatto della decisione in un Paese dove ogni passo verso la parità tra sessi è una battaglia contro l’establishment religioso e tribale, contro le tradizioni. Ma come altri «sviluppi» voluti da re Abdullah (la prima donna nel governo, la prima università mista, la rimozione dai vertici religiosi degli sheikh più maschilisti) l’importante è che succeda. meno diritti ma pure un enorme peso economico: almeno 20 mila sono imprenditrici, dai livelli più modesti a quelli stellari, come Lobna Olayan, a capo di una delle maggiori multinazionali del Regno, azionista di banche in Usa ed Europa e ai vertici di una piramide con oltre 10 mila dipendenti. Un Paese dove decine di migliaia di signore hanno investito parte dei loro beni in Borsa. Dove l’occupazione femminile è bassa (20%) ma in crescita e le single iniziano a essere una parte della società stigmatizzata ma evidente.
Ora, ha annunciato il ministro Al Issa, «potranno registrare proprietà, atti catastali, documenti societari, nonché accendere ipoteche, autorizzare donazioni e altro soltanto presentando la carta d’identità». Anche questa una (relativa) novità: fino al 2006 le saudite non potevano farne richiesta senza il permesso del "guardiano" (marito, padre, fratello), che spesso veniva negato per poterle controllare. In questi anni moltissime ne hanno fatto richiesta, sono diventate un po' più cittadine. "La legge - ha preannunciato il ministro- sarà emessa fra pochi giorni all'interno del più ampio sviluppo voluto da sua Maestà Re Abdullah". Sviluppo e non riforma ha detto, forse per minimizzare l'impatto della decisione in un Paese dove ogni passo verso la parità dei sessi è una lotta contro l'establishment religioso e tribale, contro le tradizioni. Ma come altri "sviluppi" voluti da Re Abdullah, l'importante è che succeda.
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