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Ugo Volli
Cartoline
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Il carattere nefasto della provocazione farmaceutica 21/02/2010

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" Il carattere nefasto della provocazione farmaceutica"


Cari amici, avete mai fatto caso all'ideologia delle farmacie? Anzi alla loro teologia? No? Male. Attenzione, è una teologia antiquata e nefasta, adesso capirete perché. Le farmacie sono pericolosissimi strumenti del colonialismo e dei crociati e se non la smettono, giuro che non compro più un antinfluenzale in vita mia. Mi chiedete perché ce l'ho con le farmacie? Ma le avete mai viste? Voglio dire le farmacie europee, non quelle islamiche che hanno tutt'altro aspetto... Com'è la loro insegna? Una croce! Ma vi rendete conto dell'insulto all'Islam, della violazione dei diritti eurabici? Non ci avevate mai fatto caso? In effetti non me n'nero accorto neppure io, fino a che Manuel Segre Amar mi ha passato un comunicato della gloriosa associazione "magrebino-parigina" (la quale dal suo stesso nome appare come una gloriosa sfida alla geografia borghese, come dire l'associazione australian-casalese, friulian-cagliaritana, una cosa così).

Cosa dicono questi acrobati della geografia, questi atleti dell'iconologia? Chiedono che  siano smantellate - bontà loro, non immediatamente ma solo "progressivamente" – "le insegne delle farmacie in forma di croce". Non che temano di doversi convertire per comprare un'aspirina, questo no, il loro spirito è forte: ma insomma, c'è un limite a tutto e  l'ossessivo marcare il territorio con i segni farmaceutici della religione dominante è davvero intollerabile per tutti gli uomini onesti... altro che la libera Arabia Saudita! Come scrivono, "questo ostentato simbolo religioso, vestigia di un'epoca passata in cui la religione cattolica era onnipresente nel nostro paese" è in grado di "urtare la sensibilità dei credenti non cristiani, ma anche delle persone non religiose o antireligiose" e "contravviene gravemente al principio della laicità dello stato", "mentre la crisi economica aumenta il rischio di scontri intercomunitari, queste insegne a forte connotazione religiosa potrebbero essere percepite negativamente da alcuni come una forma di discriminazione, o addirittura come una provocazione".

Devo ammettere con vergogna che io, che pure sono ebreo e da una vita studio i segni, non avevo mai avuto una sensibilità così sofisticata, mai avevo pensato che quella croce fosse "un ostentato simbolo religioso", perché credevo di sapere che essa venisse alla fine di un percorso di riduzione del senso, o come si dice nel gergo della retorica di "catacresizzazione", in cui lo strumento di tortura romano era diventato simbolo religioso, questo si era trasformato nel medioevo in insegna di ospedali, a metà dell'Ottocento in svizzera nell'emblema della croce rossa, e di lì a segno delle attività sanitarie, perfino dei veterinari, e ingenuamente pensavo che oggi, appesa davanti a una farmacia non volesse richiamare le vicende di Gesù, il quale peraltro sotto il nome di Isu è anche un profeta islamico, ma solo indicare le professioni sanitarie. (Il caso dei crocefissi nei tribunali o nelle scuole è diverso, ma non è il caso di parlarne qui). Falso, falsissimo. Insensibile alla "sensibilità" alle "discriminaziuoni", addirittura alle "provocazioni"... che vergogna.

E' che forse la mia fede è debole. I bravi sauditi-provenzali, irachen-piccardi o maghrebini-parigini che siano, loro sì che sono fedeli! e anche furbi! Perché chiedono solo l'abolizione di un simbolo religioso, di modo che anche qualche laico possa accodarsi, come esplicitamente suggeriscono. Fanno bene, la sublime dedizione del politicamente corretto e la volontà suicida degli intellettuali di sinistra procureranno loro certamente qualche appoggio. Poi, tolte le croci dalle farmacie e dalle ambulanze, trasformate finalmente le chiese in garages e riciclate metà delle tele dei musei, quelle con pitture religiose, in strofinacci da gabinetto, si potranno finalmente erigere minareti, portare il burqa e vendere medicinali sotto il simbolo giusto, la mezzaluna.

Ah, mi ero dimenticato, sapete come ha risposto il comune di Parigi, per bocca di Ilda Vrospinos, consulente del sindaco Delanoe per gli affari religiosi. No, non li ha mandati a stendere, anzi. Ha assicurato ai sudanesi-bretoni che "comprende pienamente le loro preoccupazioni", che dunque "la domanda sarà considerata con la più grande attenzione" dal sindaco, dato che costui "ha fatto del 'vivere assieme' uno dei fondamenti del suo impegno", "è molto attento alla convivenza fra comunità" ed "è pienamente consapevole del carattere nefasto di certi anacronismi".

Ecco, amici, questa è Eurabia, il ridente Titanic su cui balliamo tutti il valzer: così sensibile, così attento al vivere assieme, così giustamente distratto a quando rapiscono, torturano e uccidono un ragazzo "perché gli ebrei sono ricchi". Ma così altrettanto giustamente preoccupato del "carattere nefasto dei certi anacronismi. nefasto, nefastissimo. Mi raccomando, se vi viene l'influenza fate attenzione. Non andate in luoghi anacronistici, cercate di farvi curare da qualche parte politically correct fra il Maghreb e la casa del sindaco socialista di Parigi. Trovate una farmacia che non discrimini, che non provochi, che non sia nefasta. Possibilmente una in cui se sei donna puoi entrare solo col Burka. Così sì che guarirete subito.

Ugo Volli


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