Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Europa, segnali di cambiamento, positivi e negativi In Olanda cade il governo, è la buona notizia
Testata: Corriere della Sera Data: 21 febbraio 2010 Pagina: 14 Autore: Luigi Offeddu-Mara Gergolet Titolo: «Balkanende si dimette, il governo olandese cade sull'Afghanistan -Cinque alleati agli Usa, via le testate nucleari»
Notizie dall'Europa sul CORRIERE della SERA di oggi, 21/02/2010, a pag. 14. L'articolo di Luigi Offeddu da Bruxelles affronta le dimissioni del governo olandese e le probabili elezioni anticipate di maggio/giugno. Una buona notizia per Geert Wilders, che è sotto processo per l'incredibile accusa di " incitamento all'odio razziale ". Non è deto che le elezioni sia proprio lui a vincerle, dopo che gli olandesi hanno finalmente aperto gli occhi sul pericolo rappresentato dall'avanzata del fondamentalismo islamico. L'articolo di Mara Gergolet da Berlino riflette invece il ventre molle della politica europea nei confronti degli Usa per quanto riguarda le testare nucleari. Che siano a disposizione delle democrazie è una garzanzia di sicurezza, gli stati democratici non si fanno guerra tra loro. E' quando sono nelle mani degli stati canaglia che le armi nucleari diventano un pericolo. Per questo non devono possederle. Ecco gli articoli:
Jan Peter Balkenende, Geert Wilders
Luigi Offeddu: " Balkanende si dimette, il governo olandese cade sull'Afghanistan "
BRUXELLES — Nelle ultime 24 ore, la guerra afghana ha fatto 8 vittime fra gli alleati occidentali: 7 soldati della Nato, morti in combattimento; e il governo di una nazione europea, l’Olanda, spaccatosi e poi caduto all’alba di ieri per non aver saputo decidere se continuare o no quella stessa guerra. Omeglio: per non aver saputo o voluto rispondere alla Nato che chiedeva precisamente questo, un rinnovato impegno militare fino al 2011. E’ la prima volta che in un Paese membro dell’Alleanza — e uno fra i primi 10, per contributo di truppe— il governo cade a causa del conflitto in Afghanistan. Ma è stato inevitabile: il primo ministro cristiano-democratico Jan-Peter Balkenende era schierato per il «sì» alla richiesta della Nato, il suo vice laburista Wouter Bos sosteneva il «no», ricordando anche i 21 soldati olandesi caduti finora. Alla fine, dopo 16 ore di dibattito proseguite nella notte, alle 4,20 Balkenende ha annunciato: «se non c’è la fiducia, non si può andare avanti». Scarni i commenti dal vertice Nato: James Appathurai, portavoce del segretario generale Anders Fogh Rasmussen, dice che «sono gli olandesi a dover decidere», ma ribadisce l’auspicio che l’Olanda confermi «un’operazione più ridotta», un «altro piccolo contributo». Quasi certamente, non sarà così.
Soldati Olandesi in Afghanistan Afp
Per la coalizione dei Paesi impegnati dal 2001 nella regione più tormentata del globo, quella che giunge dall’Aja è l’eco sorda di un’incrinatura, la conferma di un’incertezza crescente, proprio mentre l’offensiva nella provincia di Helmand prosegue a sussulti. Per l’Olanda, è invece il preannuncio di giorni instabili.
Balkenende ha annunciato per telefono le sue dimissioni alla regina, che si trovava a sciare in Austria; a maggio o giugno vi saranno le elezioni anticipate, e tutti i sondaggi danno per vincente Geert Wilders, il leader populista sotto processo per incitamento all’odio razziale.
I fatti di ieri hanno un loro prologo il 4 febbraio: quando, con una lettera-fax inviata da Bruxelles, la Nato chiede all’Aja «un’estensione» della missione iniziata nel 2006, già prolungata una volta, e destinata a finire nell’agosto 2010. I militari sul campo sono circa 1800: e la Nato domanda che restino in zona fino all’agosto 2011. Il governo olandese si divide. E’ una coalizione di 3 partiti, poco tempo prima ha già traballato per certe roventi mozioni sul caso Iraq. Ora, la tempesta è più forte: Balkenende e il suo centrodestra vogliono una «risposta aperta» alla Nato, un sostanziale «sì», Wouter Bos e i laburisti rifiutano; e il terzo alleato — l’Unione cristiana — sta a guardare. A un certo punto, i laburisti chiedono che l’Alleanza invii una seconda richiesta più dettagliata, da presentare all’opinione pubblica: per i sondaggi, quasi il 70% degli olandesi esige la fine della missione militare. Bruxelles, però, tace: tutto è già stato spiegato. Così, ieri all’alba, il governo cade. Fonti autorevoli confermano che anche ad altri Paesi la Nato ha già chiesto, o sta per chiedere, «ulteriori contributi» per la guerra in Afghanistan.
Mara Gergolet: " Cinque alleati agli Usa, via le testate nucleari "
BERLINO — Rimuovere tutte le bombe atomiche dall’Europa. È il governo belga di Yves Leterme a lanciare la richiesta alla Casa Bianca, a nome d'un cartello di Paesi della Nato, che include l'Olanda, il Lussemburgo, la Germania e la Norvegia: un'iniziativa che vuole anche simbolicamente chiudere l'epoca della Guerra Fredda in Europa. Ma conta moltissimo, in questa richiesta, che sarà formalizzata nelle prossime settimane, il peso di Berlino. Il governo tedesco ha preferito restare in ombra, ma da tempo — nelle parole del ministro degli Esteri Guido Westerwelle— ha fatto dell'«addio all’atomica Usa» un punto fermo del proprio programma. Sono proprio la Germania, l'Olanda e il Belgio — assieme all'Italia — a custodire la totalità delle bombe atomiche Usa su suolo europeo.
Parla quindi il portavoce di Yves Leterme, preceduto sui giornali dalle lettere di due ex premier e due ex ministri degli Esteri degli opposti schieramenti che chiedono lo smantellamento. «È impossibile — dice la lettera — rifiutare agli altri Stati di acquisire armi nucleari se le abbiamo noi» e inquadra la decisione nella strategia del presidente Usa Obama di ridurre (idealmente eliminare) gli arsenali nucleari mondiali. «Avanzamenti concreti — si legge ancora — non saranno possibili se non attraverso negoziati seri con i partner della Nato». Ma è difficile non pensare che il Belgio non sia anche il messaggero della Germania che, al di là delle gaffe iniziali di Westerwelle (disse «è ora che gli americani si riprendano indietro le loro bombe», e gli alleati non gradirono) crede nel ridisegno strategico della Nato in Europa. Preludio a una politica europea più indipendente dagli Usa e aperta alla Russia.
Le bombe atomiche Usa in Europa sono circa 200, secondo le stime dell’organizzazione degli scienziati americani Fas. Bombe nucleari «tattiche», le B61, vecchie e ormai superate dalla nuova generazione di bombe «strategiche» in possesso degli americani. È anche con questa argomentazione che già la presidenza svedese dell'Ue, in una lettera aperta scritta da Carl Bildt quasi un anno fa, caldeggiò il loro ritiro. Sono l'ultima presenza di quelle 7.000 bombe, 2.750 solo in Germania, posizionate lungo la Cortina di ferro che tagliava l'Europa dal nord della Germania fino ad Aviano. Il cuore, nella dottrina della deterrenza, della difesa anti Urss. Ed è anche mettendosi sulle orme del proprio padre politico Hans-Dietrich Genscher, uno dei fautori del disarmo (con Helmut Kohl, Mikhail Gorbaciov e Bush padre) che Westerwelle ha più volte detto che la «caduta del muro di Berlino deve essere completata». In realtà, è da tempo che l'arsenale Usa sta subendo una drastica riduzione. Attualmente, gli ordigni nucleari si troverebbero, secondo gli scienziati di Fas, in Belgio (20), Olanda (20), Germania (20) e circa 90 in Italia, divisi tra le basi militari di Aviano e Ghedi (rispettivamente 50 e 40). Un’altra novantina sono posizionate in Turchia. La Gran Bretagna, nel giugno 2008, ha rimosso le 110 testate dalla base di Lakenheath, tra le manifestazioni di giubilo dei pacifisti.
È evidente, dallo schema, che tra i Paesi europei che «ospitano» gli ordigni, l'Italia è l'unica che per ora non ha aderito all’iniziativa. Il ministero della Difesa ieri al
Corriere non ha rilasciato nessun commento. Ma è chiaro che Berlino da tempo coordina le iniziative con i Paesi vicini ed ha molto interesse a promuovere una politica, anche europea, d'apertura verso la Russia. Non a caso, più che dall’America che vuole comunque rivedere la sua strategia nucleare, le principiali opposizioni dentro la Nato alla rimozione delle atomiche dall’Europa — dice l'analista Christian Tuschhoff — vengono dalla Polonia e da Paesi dell'Est che ancora percepiscono Mosca come una minaccia. In questo senso, portare avanti il progetto di disarmo continentale, guardando verso la Russia ma senza una rottura con l'America, sarà un vero banco di prova per la leadership tedesca.
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