Dal FOGLIO del 20/02/2010, a pag. 2, con il titolo " Cristianofobia " l'analisi di Giulio Meotti sui cristiani nei paesi musulmani, partendo dalla pubblicazione del libro di René Guitton, pubblicato dall'editore Lindau.
Ieri artefici del progresso e costruttori di civiltà in tutto il mondo arabo islamico, oggi povere masse scacciate, depredate e decimate. Dei popoli cristiani sopravvivono ormai soltanto sparute minoranze, vestigia delle moltitudini che un tempo popolavano l’oriente e l’islam. Soltanto i cimiteri e le rovine evocano il loro passato. Il libro di René Guitton è soprattutto un generoso omaggio a questi volti pieni di sangue e lacrime, millenario magma umano svanito nel nulla. “Mentre qui si parla, altrove si uccide. I cristiani del Maghreb, dell’Africa subsahariana, del medio e dell’estremo oriente sono perseguitati, muoiono o scompaiono in una lenta emorragia, vittime del crescente anticristianesimo”. Lo straordinario pamphlet del giornalista francese Guitton, “Cristianofobia”, che in Italia esce per Lindau, in Francia ha avuto il grande merito di porre il tema della nuova persecuzione dei cristiani come “uno dei drammi del XXI secolo”. A Parigi, presso una delle case editrici più in vista, Flammarion, il libro è stato pubblicato col titolo di “Ces chrétiens qu’on assassine”, ovvero “Questi cristiani che vengono uccisi”. Duecento milioni di persone, secondo le stime di International christian concern, una ong americana tra le più impegnate nella difesa della libertà religiosa dei cristiani, perseguitati per la propria fede. Questo pamphlettista laico ha saputo spezzare la cappa di silenzio che regna sull’eccidio dei cristiani. Le Figaro ha definito il suo saggio “un libro che farà storia”. In Francia René Guitton è una vera e propria autorità in ambito culturale. Per anni è stato corrispondente della televisione France 2 dal Marocco, produttore delegato al Grand Prix Eurovision, direttore generale delle dizioni Hachette e della prestigiosa casa editrice Calmann- Levy. Nel libro si lancia un richiamo alla coscienza ipocrita dell’occidente dei “mai più”: “Il nostro silenzio in proposito ricorda altri silenzi di sinistra memoria, e nel giro di due o tre decenni provocherà forse nuovi imbarazzati appelli al pentimento e dichiarazioni di rimpianto per non aver voluto far affiorare una verità che doveva essere resa nota a tutti”. “Una tragedia non alla moda” Guitton non è tacciabile di clericalismo quando pone il tema rovente del nuovo martirio cristiano. Se la prende infatti tanto con una certa omertà cattolica, che implica “una svalutazione implicita e sistematica del cristianesimo”, quanto con “i nuovi professionisti dell’anticristianesimo, intolleranti e irrispettosi delle credenze di coloro che hanno la sfortuna di non pensarla come loro”. Il libro non infinge sull’islam e già questa è una felice rarità nella saggistica europea. Da parecchi decenni, e in misura crescente oggi, i cristiani mediorientali sono obbligati al silenzio, vittime di uccisioni e persecuzioni e fughe di massa, è loro impedito di esprimersi e di praticare la propria fede; inoltre, i loro luoghi di culto e i loro cimiteri sono oggetto di profanazioni. Per esempio, un musulmano non può sposare un non musulmano a meno che questi non si converta all’islam; la moglie di musulmano, se resta cristiana, perde ogni diritto all’eredità del marito e la custodia dei figli in caso di separazione o di vedovanza. La vendita di bibbie in lingua araba è proibita. Guitton questa nuova persecuzione la chiama eloquentemente “tragedia non alla moda”, spiega perché “l’occidente non vuole sentir parlare di quei paria, sforzandosi di espiare il proprio passato coloniale”. Soltanto nella settimana di uscita del libro quattro cristiani sono stati assassinati in Iraq. Il libro di Guitton è il luttuoso, disperante tentativo di dare voce ai “dimenticati”. Prima che il medio oriente si svuoti del tutto dei suoi aborigeni in questa guerra combattuta a fari spenti dall’internazionale islamista. Vittime di una persecuzione globale, quotidiana, amorfa. Mostruosa.
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