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L'attualità di Kafka 20/02/2010
"Qualcuno doveva aver diffamato Josef K., perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato."
- "La lettura del Processo, libro saturo d'infelicità e di poesia, lascia mutati: più tristi e più consapevoli di prima. Dunque è così, è questo il destino umano, si può essere perseguitati e puniti per una colpa non commessa, ignota, che  'il tribunale' non ci rivelerà mai; e tuttavia, di questa colpa si può portare vergogna, fino alla morte e forse anche oltre. Ora, tradurre è più che leggere: da questa traduzione sono uscito come da una malattia. Tradurre è seguire al microscopio il tessuto del libro: penetrarvi, restare invischiati e coinvolti. Ci si fa carico di questo mondo stravolto, dove tutte le attese logiche vanno deluse. Si viaggia con Josef K. per meandri bui, per vie tortuose che non conducono mai dove ti aspetteresti." (dalla postfazione di Primo Levi a "Il Processo" di Franz Kafka, Scrittori tradotti da Scrittori, ed.Einaudi 1983).
Per la sua "Cartolina" del 15 febbraio 2010 ("Se Israele sostiene di essere innocente, perché non si fa processare?"), è stato opportuno che il professor Volli citasse l'incipit dal "Processo" di F.Kafka. La frase è paradigmatica: il protagonista, Josef K. rappresenta l'Ebreo e oggi Israele..."dove ricompare un travolgente enigma metafisico: il destino di Israele" (Guido Ceronetti in "Intervista a Giulio Meotti, La Stampa dd.17/12/09). Davanti alla Storia degli Ebrei c'è da rimanere attoniti e si rimane sgomenti dinanzi alla volontà di far scomparire la loro Civiltà: brutalmente ricorrendo anche all'arma atomica o più subdolamente ricorrendo ad una pletora di giudici "sub partes" (sic). Ma di "volonterosi carnefici" se ne possono scorgere molti sulla piazza mondiale: da sanguinari dittatori psicopatici, ma di nafta dotati,  a incravattati funzionari di Eurabia, da Sinistri a Destri cagliati da Pax C. Ma su tutto e su tutti imperversa uno strano e melmoso collante, una miscela di ignoranza, invidia e conformismo, che qualcuno sostiene, a ragione, sia molto peggiore della cattiveria. E i fatti, mediati da "equanimi" giornalisti o da Alti (o più modesti) Prevosti, portano ad equivalere Gaza con Auschwitz: una carognata proprio degna di chi  sostiene l'infame equazione.
Bruno Basso

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