Via El Baradei, di infausta memoria, sembra che l' AIEA si stia riprendendo. Dal FOGLIO di oggi, 20/02/2010, a pag.1, l'analisi dal titolo " La nuova Aiea sbarra la strada ao programmi atomici di Siria e Iran ".
Yukiya Amano, successore di El Baradei, a capo dell'AIEA
Bruxelles. Il duro rapporto di giovedì dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) contro la Repubblica islamica d’Iran segna il nuovo corso degli ispettori nucleari dell’Onu, dopo che il giapponese Yukiya Amano ha preso il posto dell’egiziano Mohammed ElBaradei come segretario generale dell’organizzazione. Non è la prima volta che l’Aiea sospetta l’Iran di lavorare a una carica per un missile nucleare. Da due anni, nei loro rapporti riservati, gli ispettori di Vienna indicano di avere prove di una “militarizzazione” del programma nucleare di Teheran: dopo il 2003 l’Iran ha condotto “lavori dettagliati sul concepimento di una testata: come funziona, come innescarla e come potrebbe essere adattata a un missile Shahab-3”, aveva detto il segretario generale aggiunto Olli Heinonen agli ambasciatori dell’Aiea nel febbraio del 2008. Ma, a costo di un duro scontro con i suoi ispettori, ElBaradei si era sempre rifiutato di sottoscrivere un atto di accusa formale e pubblico, che avrebbe costretto il Consiglio di sicurezza ad assumere una linea più dura contro la Repubblica islamica. Fino al suo ultimo giorno alla testa dell’Aiea, ElBaradei ha sempre insistito sulla cooperazione iraniana, ostacolando l’adozione di nuove sanzioni: è l’ex direttore dell’Agenzia di Vienna che ha voluto, e ottenuto dall’Amministrazione Obama, l’ultimo round di negoziati del 2009. Per ElBaradei il problema principale non era la bomba della Repubblica islamica, ma “i nuovi pazzi che vogliono bombardare l’Iran”, come aveva qualificato l’Amministrazione Bush nel 2007. Il suo obiettivo, aveva dichiarato al Monde nello stesso anno, era di “allontanare l’idea che l’Iran domani sarà una minaccia”. La nuova Aiea di Yukiya Amano, entrato in carica il 1o dicembre scorso, ritiene che la minaccia sia attuale e accusa Teheran di aver eseguito in segreto ricerche “legate allo sviluppo di una carica nucleare per un missile”. L’Aiea conferma che l’Iran ha iniziato, il 9 febbraio a Natanz, ad arricchire il suo uranio al 19,8 per cento, molto vicino alla soglia militare del 20 per cento. Come spesso in passato, gli ispettori dell’Onu non sono stati avvertiti. Il rapporto di Amano è “inequivocabile”, dice al Foglio un diplomatico. Ma la svolta dell’Aiea non riguarda soltanto l’Iran: nel sito siriano bombardato da Israele nel 2007, dove sono state rintracciate “particelle di uranio”, probabilmente si nascondevano “attività nucleari”, dice un altro rapporto pubblicato giovedì. “La Siria deve ancora fornire una spiegazione soddisfacente”, avverte Amano. Secondo El- Baradei, invece, le particelle di uranio non erano una prova “decisiva”. Anzi, dopo aver attaccato Israele per il bombardamento del sito di al Kibar (“una chiara violazione del diritto internazionale”), El- Baradei aveva proposto alla Siria un programma di cooperazione tecnica per sviluppare una centrale nucleare. “Amano non è alla ricerca di un ruolo globale, non vuole essere un’eminenza grigia come ElBaradei”, spiega un diplomatico occidentale. Se l’egiziano, forte del Nobel per la Pace nel 2005, intendeva essere un leader politico (ora vorrebbe sfidare il suo presidente Hosni Mubarak), il giapponese si è messo al servizio dei governatori dell’Aiea. “Questo rapporto sarà molto utile al processo di New York”, dove il Consiglio di sicurezza deve decidere se adottare nuove sanzioni contro l’Iran, dice il diplomatico occidentale. Finita la fase della mano tesa alla Repubblica islamica, l’Amministrazione Obama avrà un’arma in più per tentare di convincere la Cina a non usare il diritto di veto. La Russia non ha escluso nuove misure punitive, ma finora Pechino ha definito le sanzioni “controproducenti”. Ora si spera almeno in un’astensione della Cina, anche se in cambio l’Amministrazione Obama rischia di dover annacquare le sanzioni. Lunedì, i ministri degli Esteri dell’Ue ne discuteranno a Bruxelles e “la frustrazione cresce”, dice al Foglio un ambasciatore di un grande paese. “Per noi le sanzioni non sono un fine in sé, ma uno strumento per spingere gli iraniani a tornare al tavolo dei negoziati”. Ma visto il messaggio che viene da Teheran, “il bastone deve prevalere sulla carota”, spiega l’ambasciatore, anche se con “i suoi tempi biblici, l’Ue sta lavorando a diverse opzioni”. La via privilegiata è quella delle sanzioni Onu, tenendo “di riserva” l’adozione di misure unilaterali. Ieri, due colossi delle assicurazioni tedesche, Munich Re e Allianz, hanno annunciato che non rinnoveranno né sottoscriveranno nuovi contratti in Iran, “a causa della situazione politica”.
Per inviare al Foglio la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.