Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/02/2010, a pag. 1-45 l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Parole già note (e colpe mai confessate) ", a pag. 45 l'articolo di Valerio Cappelli dal titolo " Film sul nazismo antisemita chiama in causa Antonioni ".
Su " La Provincia Granda " il 4 agosto 1942 Giorgio Bocca, tra l'altro, scrive «Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale... A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l'idea... di essere lo schiavo degli ebrei?». Basta passare dall'altra parte per cancellare il proprio passato ? E diventare un "maestro" di democrazia ? In Italia, evidentemente, sì.
Ecco il pezzo di Battista:
Pierluigi Battista - " Parole già note (e colpe mai confessate) "


Michelangelo Antonioni, Giorgio Bocca
Non era ignoto che Michelangelo Antonioni avesse scritto parole d’elogio per un film nazista che disprezzava gli ebrei e li additava al ludibrio del mondo. Come non era ignoto che registi e scrittori, poeti e filosofi, storici e pittori e giornalisti, tutti nel dopoguerra democratico di provata fede antifascista, si fossero macchiati con parole imbarazzanti di adulazione verso il regime fascista.
È inutile dunque menare scandalo per quei giudizi di Antonioni: non sono inediti ed è inutile costruirci trame sensazionalistiche. Anche se l'antisemitismo non trova mai giustificazioni: né nella sventatezza della giovane età né nel clima conformista in cui prospera né nell'ignoranza di ciò che pochissimi anni dopo sarebbe accaduto con la deportazione e lo sterminio degli ebrei. Purtroppo gli intellettuali hanno trascorso l'intera loro seconda vita, quella dei «redenti», a nascondere e cancellare le tracce chi di un panegirico al duce, chi di una lettera servile, chi di una foto in camicia nera, orbace e fez, chi di un articolo razzista scritto mentre la macchina infernale di Hitler stava progettando e pianificando la Shoah. E' accaduto in Italia. E' accaduto anche in Germania, come è stato dimostrato dalle (oltremisura) tardive ammissioni di Günther Grass. Se non fosse accaduto, se gli intellettuali antifascisti avessero raccontato senza reticenze e senza omertà le ragioni del loro consenso al fascismo (e anche al nazismo), chi è nato dopo la guerra avrebbe potuto capire meglio ciò che era accaduto. Perché molti aderirono al fascismo per opportunismo e altri in modo entusiastico. Non per fare processi postumi o per distruggere i padri della Patria. Ma per fare seriamente una storia di quegli anni e per comprendere meglio perché anche i migliori non seppero vedere l'abisso, perché si infiammarono per regimi di cartapesta, perché presero un abbaglio tanto colossale. Avessero parlato in spirito di verità sarebbero stati più sinceri, magari pagando anche qualche prezzo. Non l'hanno fatto: e hanno aggiunto debolezza a debolezza.
Valerio Cappelli - " Film sul nazismo antisemita chiama in causa Antonioni "

Oskar Roelher
BERLINO — Julianne Moore e Annette Benning in The Kids Are All Right creano una perfetta famiglia lesbica e c'è un fervore di movimenti gay. Ma alla Berlinale l'attenzione si sposta su una questione più scomoda. Nelle note che accompagnano Jew Süss-Ascesa e caduta di Oskar Roelher in concorso oggi, che ricostruisce una storia vera all'epoca di Hitler, si mettono maliziosamente accanto, nero su bianco, una frase di Joseph Goebbels, il ministro della Propaganda nazista, e una di Michelangelo Antonioni. Goebbels annotò compiaciuto nei suoi diari: «Il film antisemita che abbiamo sempre sognato». Antonioni: «Non abbiamo esitazioni nel dire che se questa è propaganda, allora sia benvenuta la propaganda. E' un film potente, incisivo, efficacissimo, ripreso in maniera impeccabile, fin troppo. Siamo quasi tentati di accusare il film di eccessiva regolarità».
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