Gran parte dei quotidiani di oggi, 17/02/2010, hanno trattato la notizia dell'assassinio a Dubai di Mahmoud al Mabhuh, terrorista di Hamas responsabile del rifornimento di armi dall'Iran e di diversi omicidi di israeliani. I sospetti convergono sul Mossad, anche se, finora, non ci sono prove concrete che ne dimostrino la responsabilità. Riportiamo dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, la cronaca di Francesco Battistini dal titolo " Il delitto anti-Hamas dei killer in scarpe da tennis ". Seguono commenti alle cronache pubblicate sugli altri quotidiani. Ecco i pezzi:
CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " Il delitto anti-Hamas dei killer in scarpe da tennis "
GERUSALEMME — Ore 15,25: l’uomo di Hamas fa il check-in all’hotel Al Bustan Rotana di Dubai, camera 230. Camicia a quadri, giacca scura e due tizi proprio dietro. Ore 15,30: i due seguono la vittima designata fino al secondo piano. Ore 16,23: l’uomo di Hamas esce dall’albergo. Ore 18,32: arriva in hotel la prima squadra di killer; la seconda, due minuti dopo. Sembrano commessi viaggiatori, turisti, due sono in scarpe da tennis. C’è una donna, occhiali e parrucca. Ore 20: due tentano d’entrare nella camera, ma desistono perché si apre l'ascensore e ne esce un ospite dell’albergo. Ore 20,24: l’uomo di Hamas rientra in camera, in mano un sacchetto bianco. Ore 20,27: due pali controllano la hall. Ore 20,46: la prima squadra lascia l’albergo, se ne vanno i pali. Ore 20,52: se ne va la seconda squadra. Ore 22,30: i killer sono all’imbarco in aeroporto, lasciano Dubai.
A vedere il clip, mancava solo il George Clooney di Ocean’s Eleven. Tutto questo non è un film, però. È l’esecuzione di Mahmoud al Mabhouh, capetto di Hamas, procacciatore d’armi tramortito con una scossa elettrica, soffocato e forse avvelenato il 20 gennaio nella stanza dov’era arrivato il giorno prima. Le immagini sono state riprese dalle telecamere di sorveglianza. E con sorprendente efficienza mostrate dalla polizia emiratina, assieme alle foto tessera degli undici ricercati, ai loro falsi nomi, ai loro falsi passaporti europei — 6 britannici, 3 irlandesi, uno tedesco e uno francese — ea una ricostruzione del delitto che porta al sospettato di sempre: il Mossad. (Non sarebbe la prima volta: gl’israeliani usarono passaporti stranieri anche per tentare d’ammazzare Khaled Meshaal a Damasco, nel ’97. E nel 2005 furono beccati a Wellington, mentre stampavano documenti neozelandesi. La tecnica di Dubai, poi, ricorda in modo impressionante quella descritta da un ex agente, Mishka Ben-David, nel suo racconto Duet in Beirut: una fiction basata su esperienze vissute).
Giallo risolto? Tutt’altro. Primo, perché quei volti non hanno un nome, al momento: i ricercati Gail Folliard e Kevin Daveron sono «irlandesi» che all’anagrafe non esistono, e lo stesso vale per il «tedesco» Michael Bod Henheimer o per il fantomatico Peter Elvinger, «francese»... Risulta vero solo uno degli Undici, registrato all’aeroporto come Melvyn Adam Mildiner, ma è in realtà un ebreo inglese che vive fuori Gerusalemme, giura di non essere mai stato a Dubai e ieri mattina s’è svegliato «arrabbiato e sconvolto » , scoprendo d’avere l’Interpol alle costole. Altri dubbi li insinuano gl ’investigatori: perché Hamas tenne nascosto il delitto per dieci giorni, parlando di morte per «problemi di salute»? E se Mabhouh decise di partire solo il 18 gennaio, atterrando a Dubai il 19, senza scorta e sotto falso nome, come fecero gli assassini a muoversi subito e tutt’insieme, con voli diversi dall’Europa e dall’Asia, usando identità di almeno cinque israeliani e riuscendo ad avere una camera d’appoggio di fronte a quella della vittima? In Giordania sono stati arrestati due palestinesi: uno è legato all’Anp di Abu Mazen, l’altro a Hamas; l’uno avrebbe passato agli Eleven le informazioni utili, l’altro avrebbe indicato il bersaglio. Molti dettagli ancora non tornano. E c’è una domanda finale: com’è possibile che il Mossad lasci tutte quelle tracce? Perché non è più quello d’una volta o perché ha voluto lanciare un segnale all’Iran e ai suoi amici?
Il SOLE 24 ORE - L'articolo di Roberto Bongiorni è sostanzialmente corretto. Il titolo, che recita " Undici killer e tante piste per l'assassinio di Dubai ". Il sostantivo "killer" suggerisce l'idea che il terrorista di Hamas sia più vittima di quello che è, ma se non altro il titolo non dà per scontato che ad avere commesso l'omicidio siano agenti del Mossad.
Dubai
La STAMPA - La notizia viene trattata in una breve dal titolo " Commando a Dubai, l'ombra del Mossad". Nella breve il terrorista viene descritto come "dirigente del braccio armato Hamas". Una qualifica piuttosto pomposa per un terrorista che, in realtà, più che dirigere, si occupava della compravendita di armi dall'Iran e della eliminazione di cittadini israeliani. Dirigente Hamas come dirigente Fiat, dirigente Telecom ?
LIBERO - L'articolo di Maurizio Stefanini è titolato " Il Mossad dietro l'omicidio del leader di Hamas". In realtà, l'articolo è più possibilista del titolo, mette in rilievo come alcuni elementi farebbero pensare al Mossad come esecutore dell'omicidio.
La REPUBBLICA - Dedica alla notizia un articolo di Alberto Stabile titolato "Ecco le foto dei killer del Mossad, smascherato il commando di Dubai ".
Se di killer si deve scrivere, tale qualifica sarebbe stata appropriata per il terrorista di Hamas ucciso. Sul fatto che i "killer" siano dei Mossad, poi, non c'è nessuna prova. Ma comprendiamo che un titolo come quello scelto da REPUBBLICA faccia più sensazione di uno più veritiero. Sembra quasi un plauso.
Il MESSAGGERO - Il titolo dato all'articolo di Eric Salerno è " Un commando di 007 del Mossad per uccidere un capo di Hamas". Un titolo che sottintende sproporzione fra le due parti. Sproporzione, un termine che piace tanto agli odiatori di Israele che, a loro avviso, ha sempre reazioni sproporzionate agli attacchi che subisce. Il terrorista di Hamas ucciso, oltre che essere un capo, era addetto a comprare armi dall'Iran, armi che Hamas avrebbe utilizzato contro la popolazione israeliana. Dettagli di poco rilievo per Salerno e la redazione del Messaggero. Ciò che conta è far passare il terribile Mossad come assassino di un uomo solo, disarmato e in viaggio di piacere a Dubai. Morto Igor Man(zella), le azioni di Eric Salerno sono in crescita.
Il MANIFESTO - Un articolo firmato da Michele Giorgio riporta la notizia in maniera totalmente sbilanciata contro Israele. Non commentiamo il contenuto dell'articolo, che, a parte il tono velenoso contro Mossad e governo israeliano, non si discosta da quelli pubblicati sulle altre testate italiane. Ciò che lascia sbalorditi è il titolo " Per l'omicidio, il passaporto di un ignaro palestinese ", che conferma la linea pregiudizialmente contro Israele del quotidiano comunista. La maggior parte delle identità utilizzate per compiere l'assassinio erano fittizie, tranne una che apparteneva ad un cittadino israeliano, un caso di omonimia. Ma ciò che interessa alla redazione del Manifesto non è fornire informazioni, quanto diffamare lo Stato ebraico in quanto tale, e dato che nella vicenda i riflettori non erano puntati sulla questione palestinese, infilarla di straforo e a sproposito nel titolo sarà sembrata la soluzione migliore.
Complimenti al Manifesto, anche oggi è riuscito a insegnare qualche nuovo trucco per disinformare e diffamare.
Michele Giorgio
Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera, Sole 24 Ore, Libero, Stampa, Repubblica, Messaggero, Manifesto, cliccare sulle e-mail sottostanti