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La Stampa Rassegna Stampa
15.02.2010 Afghanistan: i marines conquistano Marjah
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 15 febbraio 2010
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «I marines conquistano Marjah»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 15/02/2010, a pag. 11, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " I marines conquistano Marjah ".


Stanley McChrystal, Maurizio Molinari

Trappole esplosive, fuoco dei cecchini, agguati e dichiarazioni di vittoria: i taleban danno battaglia dentro e fuori il perimetro di Marjah dove continuano ad affluire reparti di marines, guardie gallesi e soldati regolari afghani incaricati di strappare questa regione dell’Helmand agli alleati di Al Qaeda.
Larry Nicholson, il generale americano che guida l’ «Operazione Moshtarak» ammette le difficoltà che vengono da «numerose sacche di resistenza» e parla di «almeno 30 giorni necessari» per riuscire ad ottenere il completo controllo della città. La tattica dei taleban è stata di non opporsi all’entrata in città di circa 15 mila soldati della coalizione, spingendoli ad addentrarsi nell’abitato fino a quando si sono accorti di trovarsi in quartieri disseminati di trappole esplosive composte da ordigni ad alto potenziale.
Da qui la decisione dei marines di procedere edificio per edificio al fine di creare delle «zone sicure» nelle quali operare ma durante tale operazioni i soldati americani sono stati bersagliati dal fuoco dei cecchini, posizionati nelle vicinanze per confondere i reparti Nato, spingendoli verso le trappole oppure in zone a cielo aperto dove sono più vulnerabili. A complicare ulteriormente le operazioni degli uomini di Nicholson è arrivata, nella tarda mattinata di ieri, una tempesta di sabbia che ha ridotto la visibilità a pochi metri, obbligando di fatto i militari la Nato a sospendere le operazioni di sminamento.
È in tale cornice che le artiglierie della Nato hanno bersagliato una postazione dei taleban, nel tentativo di eliminare dei cecchini, ma i due proiettili sono caduti a circa 300 metri di distanza dall’obiettivo investendo un palazzo abitato da civili, 12 dei quali sono morti sul colpo. Per Stanley McChrystal, comandante delle truppe Usa in Afghanistan, è uno smacco perché sin da prima dell’inizio dell’offensiva aveva dato ordine agli ufficiali di «ridurre al minimo» le vittime nella popolazione «al fine di ottenere maggiori sostegni locali».
È stato il presidente afghano Hamid Karzai a lamentarsi con i comandi Usa per la morte di civili a Marjah e McChrystal si è scusato di persona assicurando che «gli attacchi con l’artiglieria sono sospesi fino a quando un’indagine non accerterà come è avvenuto l’errore». «Siamo molto dispiaciuti per la tragica perdita di vite umane, l’attuale operazione mira a ripristinare sicurezza e stabilità ed è terribile che delle vite innocenti siano andare perdute», ha affermato il generale a cui il presidente Usa Barack Obama ha assegnato il compito di applicare la nuova strategia basata sulla «protezione dei civili» al fine di «sconfiggere i taleban».
È la tattica dei taleban che spinge i marines a rischiare di commettere questi errori. «Ci troviamo in una situazione in cui i taleban hanno creato delle piccole sacche di resistenza dalle quali tentano di ostacolarci in ogni modo», spiega Nicholson, lui stesso bersagliato dal fuoco dei cecchini. «In alcuni posti la resistenza dei taleban è debole-moderata - aggiunge il portavoce dei marines Abraham Sipe - ma in altri è molto consistente, hanno deciso di battersi». Per eliminare queste postazioni gli americani ricorrono agli elicotteri Cobra, dotati di missili Hellfire, ma non sempre riescono a individuare i jihadisti: in un caso un gruppo di cecchini ha tenuto inchiodata una pattuglia della Nato per ben quarantacinque minuti prima che gli aerei riuscissero a liberarla dalla morsa del fuoco dei guerriglieri.
Per la coalizione alleata i taleban caduti sarebbero 27 mentre le vittime subite sono solo due - un americano e un britannico - ma i jihadisti, attraverso un comandante di nome Hashemi danno una differente versione dei fatti: «Noi abbiamo avuto sei caduti mentre i nemici uccisi sono 127» e in maggioranza si tratterrebbe di soldati delle forze regolari afghane.
A spiegare cosa sta avvenendo sul campo è stato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jim Jones, intervenendo ai talk show televisivi della domenica: «In passato ripulivano la zona dai taleban e poi andavamo via, adesso invece siamo intenzionati a rimanere molto più a lungo per migliorare la vita dei cittadini e dunque avremo bisogno di molto più tempo».

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