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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.02.2010 L’Iran, il mondo arabo, i palestinesi e la latitanza dell’Occidente
L'analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 febbraio 2010
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «L’Iran, il mondo arabo, i palestinesi e la latitanza dell’occidente»

L’Iran, il mondo arabo, i palestinesi e la latitanza dell’occidente

 In questo periodo l’attenzione del mondo è concentrata sull’Iran; pare che il punto di non ritorno sulla via del nucleare sia vicino, e con esso anche l’esigenza di un intervento che impedisca all’Iran di dotarsi di armi nucleari.
Ma intanto l’Iran arricchisce il proprio arsenale missilistico rendendolo sempre più aggressivo e micidiale: è notizia di due giorni fa che l’Iran ha trasferito agli Hezbollah missili Fateh-110 fabbricati in Siria e capaci di colpire tutte le principali città israeliane grazie al loro raggio d’azione di 250 Km.; con il loro peso di sole 3 tonnellate possono essere lanciati da lanciatori mobili e l’uso di propellente solido non richiede una lunga fase di preparazione.
Eppure, questo riarmo dell’Iran – che pare essere il più immediato e pericoloso e viene realizzato su direttrici diversificate, direttamente ma anche attraverso l’accumulo di armamenti sempre più sofisticati nel sud del Libano – di cui è evidente che l’obiettivo sono Israele e gli stati arabi del Golfo, non allarma altrettanto l’occidente.
Sembra più consapevole il mondo arabo, guidato dall’Arabia Saudita, che guarda con crescente allarme allo scenario di guerra che ha per teatro lo Yemen e che viene alimentato anche dall’Iran.
Lo Yemen non è solo una testa di ponte per il terrorismo islamico, è anche, forse, il luogo in cui spera di potersi rifugiare una volta espulso dall’Afghanistan. Gettiamo però uno sguardo più attento sulla prima e principale vittima designata di una coalizione di forze che va da Bin Laden a non pochi stati islamici, passando per Iran e Siria, Libano e Gaza:
Israele. Le forze in campo sono sempre le medesime, ed identiche sono le armi: la sobillazione che gli estremisti attuano all’interno degli stati arabi, l’abile uso di internet, la glorificazione degli attentatori suicidi della seconda intifada (2000-2005), la calunnia complottista contro Israele e gli ebrei.
Il mondo arabo non conosce distinzioni quando sono questi gli argomenti sul tavolo. Il quotidiano ufficiale siriano Teshreen, lo scorso 2 novembre, ha pubblicato un editoriale nel quale il consigliere del presidente Assad, Buthayna Sha’ban, affermava che Israele stermina il popolo palestinese affamandolo ed avvelenandone l’acqua, ed uccide i bambini passando sui loro corpicini con i veicoli.
Nello stesso periodo il periodico femminile dei jihadisti pakistani, Mahnama Banat-e-Aisha, scritto in lingua Urdu, ha ripreso un articolo del 2006 nel quale si accusavano gli ebrei (non gli israeliani, si noti, bensì tutti gli ebrei) di aver diffuso la pandemia della poliomielite, inizialmente quasi insignificante come diffusione e pericolosità, per colpire attraverso il vaccino tutti i loro nemici. Una cospirazione mondiale che aveva trovato il supporto dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, del Rotary, della Banca Mondiale, dell’UNICEF, tutte istituzioni asservite alle bieche mire sioniste.
Non solo, il presidente del consiglio supremo della legge religiosa della Nigeria veniva citato per aver accusato gli Stati Uniti di aver inserito nel vaccino un componente che bloccava la fertilità; 98 milioni di persone, diceva una ulteriore citazione, erano state infettate col virus SV-40 attraverso la vaccinazione antipolio, ed avevano sviluppato tumori incurabili.
Non desta meraviglia, pertanto, che con ostinazione la televisione palestinese trasmetta sermoni nei quali si cita l’appello del Profeta ad uccidere tutti gli ebrei: “O musulmani! Gli ebrei sono gli ebrei. Gli ebrei sono gli ebrei. Anche se gli asini cessassero di ragliare, i cani cessassero di abbaiare, i lupi cessassero di ululare ed i serpenti di mordere, gli ebrei non cesserebbero di nutrire l’odio per i musulmani…I nemici di Allah e del suo Messaggero…sono i nemici dell’umanità in generale e dei palestinesi in particolare – essi ci muovono guerra usando ogni sorta di crimine…”.
E non desta meraviglia che il moderato presidente palestinese Abu Mazen onori ad ogni occasione la memoria dei terroristi , come ha fatto ad esempio nello scorso dicembre insieme al ministero dell’educazione, celebrando con una cerimonia solenne il cinquantesimo dalla nascita di Dalal Mughrabi, che nel 1978 aveva partecipato alla “cattura” di un autobus di linea nella quale furono assassinati 37 civili israeliani.
Nel mondo arabo (dati ed analisi del Programma di Sviluppo dell’ONU, 2009) il 60% della popolazione ha meno di 25 anni,con un tasso di fertilità che nelle proiezioni 2010-15 lo colloca al doppio della media mondiale di crescita demografica.
A fronte di ciò una popolazione che è il 5% di quella mondiale dispone solo dell’ 1% delle risorse d’acqua. Sul piano delle istituzioni il rapporto accusa esplicitamente gli stati arabi di non ottemperare agli accordi internazionali che si occupano del diritto alla vita ed alla libertà, anzi di usare formule dottrinali od ideologiche che svuotano di ogni contenuto questi diritti.
Molti stati arabi, prosegue il rapporto delle Nazioni Unite, hanno trasformato la legge marziale o leggi speciali di sicurezza in un sistema permanente di vita pubblica; l’esecutivo controlla i poteri giudiziario e legislativo ed i capi di stato arabi esercitano un potere assoluto, senza rispondere ad alcuno di quanto fanno.
Ne consegue anche, ed il rapporto lo evidenzia, la violenza istituzionalizzata contro le donne mediante la discriminazione legalizzata e la subordinazione sociale; il traffico di esseri umani ha un giro d’affari di molti miliardi di dollari, ed il numero stimato dei “profughi interni” del mondo arabo – in particolare in Sudan, Iraq, Somalia, Libano, Siria e Yemen - è di pochissimo inferiore ai 10 milioni. A fronte di ciò in 24 anni (1980-2004), secondo i dati della Banca Mondiale, il PIL pro capite del mondo arabo dato dalla crescita meno l’inflazione è aumentato del solo 6,4% ; nel 2005, in base ai dati del sindacato arabo, la disoccupazione media nei paesi arabi era del 14,4% ( 26% in Arabia Saudita, 23% Kuwait, 17% Qatar) e tassi molto più elevati di disoccupazione giovanile, mentre quella femminile è la più alta del mondo.
Per alcuni aspetti dunque il mondo arabo si situa nel segmento dei paesi cosiddetti del “terzo mondo”, mentre una parte di esso accumula, investe e spreca enormi ricchezze.
Privilegi economici, sociali, politici di pochissimi si contrappongono a masse mantenute nell’ignoranza e nella povertà, senza che si possa prevedere una modificazione significativa di questo trend. E’ un elastico che si tende, ma che potrebbe essere vicino al punto di rottura, con conseguenze catastrofiche. Non si tratta di essere pessimisti od ottimisti, ma di prevedere i possibili scenari nei quali si collocherà l’estremismo religioso e politico, insieme al disagio sociale, e di prevenirne per quanto possibile il verificarsi.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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