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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Perchè Israele non può e non vuole entrare in Ue 12/02/2010

Riportiamo da LIBERO di oggi, 12/02/2010, a pag. 18, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "  Troppo astio in Europa Israele preferisce starne fuori".


Silvio Berlusconi e Benyamin Netanyahu

A bocce ferme, alcune riflessioni sul viaggio di Berlusconi in Israele, dove ha partecipato a molti incontri di varia natura insieme a esponenti del governo, tutti svolti sotto il segno dell’amicizia e della collaborazione, di fatto un successo, come tutti, avversari compresi, hanno registrato, chi con soddisfazione, chi a denti stretti. Berlusconi, da quando è entrato in politica, non ha mai ricevuto accoglienza più entusiasta. Specialmente quando alla Knesset ha definito come il suo sogno più grande quello di vedere Israele nell’Unione europea. Gli applausi sono diventati ovazione. Ma se Berlusconi li ha interpretati come una dimostrazione che Israele condivide questo sogno, e gli applausi avrebbero convinto chiunque, allora conviene fare qualche passo indietro, per capire che le cose non stanno esattamente come sembrano.
Il rapporto tra lo Stato ebraico e l’Unione europea non è mai stato facile, sin da quando Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori, in un incontro a Bruxelles con l’ambasciatore israeliano Sergio Minerbi, ebbe a definire con parole rivelatrici (ah, è lei che rappresenta quel piccolo Stato nazista!), e ricevendone in cambio una adeguata, pur se diplomatica, risposta (lei è soltanto un ignorante). Infatti Israele, pur essendo idealmente un pezzo d’Europa in Medio Oriente, l’unica democrazia in mezzo a dittature e regimi autoritari, non è mai stato accettato pienamente come tale. L’Ue, così come l’Onu, invece di aiutare chi poteva contribuire al progresso di una regione che non aveva al suo interno altro modello democratico se non Israele, scelse di stare dalla parte dei suoi nemici, finanziando a piene mani stati ma anche solo organizzazioni, purchè fossero contro lo Stato degli ebrei. Nel nome della pace, ovviamente, in questi sessant’anni, Ue e Onu hanno messo in piedi centinaia di iniziative che hanno prodotto il risultato opposto. Invece della pace sono stati finanziati movimenti e stati terroristi, con l’effetto di indebolire il dialogo israelo-palestinese, e pregiudicando la stessa sicurezza di Israele. Quante risoluzioni, quante direttive, quante dichiarazioni hanno segnato con la loro unilateralità le relazioni tra Gerusalemme e Bruxelles in questi anni.
A questo va aggiunta la particolare situazione nella quale Israele si trova per quanto riguarda, appunto, la sicurezza, che renderebbe inapplicabili i criteri europei in merito a libertà di movimento di persone, merci, valuta, solo per citarne alcuni. Cinque guerre di invasione, alle quali vanno aggiunti i continui attacchi terroristici, bastano a spiegare perché Israele, pur desiderandolo, non abbia mai presentato formale richiesta di entrata in un club, nel quale la maggior parte dei soci membri non ha mai dimostrato non diciamo amicizia, ma nemmeno comprensione e solidarietà, semmai il contrario. Quali vantaggi può avere Israele ad entrare in un consesso che ha dimostrato finora tanta ostilità nei suoi confronti? È vero che molti leader europei sono cambiati, e di conseguenza è cambiata la loro politica nei confronti di Israele, in Germania c’è Angela Merkel, in Francia Sarkozy, in Italia, soprattutto in Italia, c’è Berlusconi, e il cambiamento lo si è avvertito anche a Bruxelles dove la politica del nostro governo si è fatta sentire, arrivando a influenzarne le decisioni collegiali, ma ci sono ancora molti rappresentanti, in particolare nei paesi del nord, le cui scelte di politica mediorientale sembrano derivare direttamente da Hamas. Indicativo del clima, il fatto che Israele non abbia mai ricevuto alcuna solidarietà durante i continui attacchi missilistici ai confini nord e sud in questi anni, ma, al contrario, solo risoluzioni a favore dei suoi avversari. Il sogno di Berlusconi è stato lungamente applaudito, ma per ora sarà bene che lo valuti come un gesto simbolico, per dirgli quanto gli israeliani apprezzano la sua amicizia, quanto la sentano sincera. Ci sarà tempo per vedere se il sogno potrà diventare realtà.

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