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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Lia Levi, La sposa gentile 08/02/2010

La sposa gentile                                     Lia Levi
Edizioni e/o                                               Euro 18

Nata a Pisa nel 1931 da una famiglia piemontese, vive a Roma, dove ha diretto per trent’anni il mensile Shalom. La sposa gentile è il suo ottavo romanzo. Con i precedenti ha vinto diversi premi.

Amos Segre è un giovane banchiere ebreo di Saluzzo che sogna di mettere su una famiglia patriarcale e tradizionale. Siamo all’inizio del Novecento e l’uomo non sa che il destino ha in serbo per lui Teresa, una contadina cristiana. Tra loro è amore a prima vista. La decisione di sposarla gli provocherà l’ostracismo della famiglia e di tutta la comunità. Come potrà una “sposa gentile” trasformarsi in una sposa di Israele senza convertirsi? Lia Levi attinge ancora una volta alle memorie di famiglia, affrontando con grande perizia i chiaroscuri emotivi dell’amore che legò per quasi quarant’anni i suoi nonni.
Quando Teresa comunica ad Amos di volersi convertire, lui le risponde: “Ebrei si nasce!” Perché?
“Perché gli ebrei non fanno proselitismo. L’ebraismo non è solo una religione, ma un modo di vivere inserito nella quotidianità e quindi difficile da trasmettere. Per esempio, durante le cena della Pesah, la Pasqua ebraica, si dava lettura dell’Agadà come vuole la tradizione. Si leggeva a casa e non in Sinagoga, proprio per spogliare quel momento del senso religioso”.
Però sua nonna avrebbe comunque potuto convertirsi, se avesse insistito…
“Il fatto che si comportasse come un’ebrea bastava. Il rabbino era entusiasta di lei.”
Amos, che pure ha sofferto l’ostracismo della famiglia, è pronto a scacciare la figlia quando sembra che voglia sposare un goy, un non ebreo.
“In una piccola comunità, i matrimoni “fuori” sono impensabili. E’ una caratteristica di tutte le minoranze”.
Però, è proprio una contraddizione.
“Lo è, ma la letteratura racconta le contraddizioni, si insinua nell’ombra intermedia tra il bene e il male”.
A proposito di contraddizioni, Teresa, pur comportandosi da ebrea, continua a praticare il culto della Madonna.
“Più che un culto, quello verso la Madonna per lei è uno slancio. Non ha mai avuto crisi spirituali, si comporta da ebrea perché vuole fare felice il suo sposo. Morendo, Amos porta con sé l’ebraismo della moglie, che infatti rimette subito la Madonna in bella vista sul comò.

Brunella Schisa
Il Venerdì – La Repubblica


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