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Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.02.2010 Ban Ki Moon e i quaranta ladroni
L'analisi di Michael Sfaradi

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 febbraio 2010
Pagina: 1
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Ban Ki Moon e i quaranta ladroni»

" Ban Ki Moon e i quaranat ladroni ", è l'analisi di Michael Sfaradi per INFORMAZIONE CORRETTA, un ritratto del segretario generale delle Nazioni Unite.


Ban Ki Moon

  Ancora non si sono spenti gli echi, gli elogi e le conseguenti polemiche, della visita del primo ministro italiano Silvio Berlusconi in Israele, che subito è ricominciato, da parte dei soliti noti il tam-tam mediatico di demonizzazione e delegittimazione dello Stato di Israele.
Le parole di vicinanza allo stato ebraico del premier italiano debbono aver colpito nel segno, e la riprova è stata sia la reazione di sdegno da parte delle autorità iraniane sia la ripresa della propaganda anti-israeliana che in questi giorni si sta facendo sentire con più veemenza e rigore del solito. All’interno di questa miscela di antisionismo, antisemitismo, critica nei confronti di Israele e prese di posizione sui vari argomenti del contendere mediorientale, sempre condite con una buona dose di “politicamente corretto”, quello che salta di più agli occhi è una notizia che arriva dalle Nazioni Unite.
Questa organizzazione, che nelle intenzioni dei padri fondatori avrebbe dovuto essere una sentinella a salvaguardia del convivere mondiale, sta miserabilmente implodendo e nella sua autodistruzione si sta trasformando, giorno dopo giorno, nel portavoce ufficiale dell’O.C.I. l’Organizzazione della Conferenza Islamica.
Dopo aver visto e sopportato la nomina di nazioni come la Libia, il Libano, la Siria ed altre dittature, che a casa loro non hanno il benché minimo rispetto delle libertà fondamentali, essere nominate nella commissione “diritti umani”, pensavamo che nulla ci avrebbe più stupito, ma ci sbagliavamo, l’ONU in questo campo è piena di risorse e non finirà mai di tirare fuori conigli dal cilindro.
Le notizie che arrivano dal palazzo di vetro danno sempre di più il segno che il barile della vergogna è più profondo dei pozzi petroliferi dei nuovi padroni e che non c’è speranza di vederne il fondo. Il segretario generale Ban Ki Moon, che come i suoi predecessori ha ampiamente dimostrato di non avere un minimo di vergogna, ha espresso i suoi dubbi sulla credibilità delle indagini sia israeliane che palestinesi sulle accuse Onu di crimini di guerra durante il conflitto “piombo fuso” del dicembre 2008 – gennaio 2009; scontro che vide contrapposte le forze armate israeliane e i miliziani di Hamas.
In un messaggio all'Assemblea generale, Ban ha ammesso che Israele e l'Autorità palestinese stanno indagando sul comportamento tenuto dai soldati israeliani e dai militanti palestinesi, come chiesto da una risoluzione approvata dall'organismo lo scorso novembre, ma che non c’è la certezza che le indagini siano portate avanti in maniera indipendente ed in conformità agli standard internazionali.
"Non è possibile determinare come le parti interessate stiano dando esecuzione alla risoluzione", ha dichiarato il segretario generale in una lettera che accompagna i documenti fornitigli sia dagli israeliani che dai palestinesi sulle rispettive indagini.
La notizia, che suona come una vera offesa alla nostra intelligenza, ci costringe a chiedere ad alta voce come può il segretario generale delle Nazioni Unite equiparare i risultati iniziali o parziali di una commissione d’inchiesta di uno Stato democratico membro delle Nazioni Unite come Israele, che ha una stampa libera, sempre molto attenta ed estremamente critica nei confronti dell’operato del governo, ad un resoconto fornito da un’organizzazione terroristica come Hamas che si è macchiata di crimini di ogni tipo, che ha preso il potere nella striscia di Gaza con un colpo di Stato e che da allora governa ne la popolazione con il “tallone d’acciaio”.
Che l’ONU sia diventato una marionetta in mano alle peggiori dittature mondiali è un dato di fatto acquisito già da diverso tempo, come è acquisito che ogni segretario eletto deve, pur di mantenere salda sotto di sé la poltrona nel il periodo del suo mandato, fare le magie per coprire le malefatte dei più sanguinari dittatori del pianeta e allo stesso tempo deve altresì mettere in luce o inventare di sana pianta situazioni da usare per mettere in cattiva luce le nazioni più facilmente attaccabili, lista dove Israele figura al numero uno. Se il segretario delle Nazioni Unite esprime i suoi dubbi il mondo libero dovrebbe, ma noi non ci illudiamo più, alzare la voce per esprimere le sue certezze e cioè che ormai da troppo tempo l’assemblea delle Nazioni Unite non rispecchia più la giusta equidistanza sui fatti del mondo ed in particolare sul medio oriente, e che si è resa responsabile di risoluzioni assolutamente di parte che creano terreno fertile per il nascere di nuove violenze in una spirale senza fine; andando così a perseguire il perfetto contrario di quelli che dovevano essere i suoi fini.
La stessa assemblea che per otto anni era rimasta sorda, muta e cieca di fronte allo stillicidio dei missili Kassam che dalla striscia di Gaza colpivano indiscriminatamente le città israeliane all’interno della linea verde, è improvvisamente resuscitata dal suo lungo letargo, nel momento in cui Israele ha reagito alle continue provocazioni, e con una velocità inusuale ha spedito il “giudice” Goldstone nella striscia di Gaza per raccogliere tutte le prove necessarie per crocifiggere lo stato ebraico sull’altare dei “crimini di guerra”. Se la stessa assemblea avesse prestato attenzione ai continui richiami da parte israeliana, durante gli otto anni precedenti, anni in cui il sud di Israele è stato continuamente bersagliato, giorno dopo giorno, ed avesse agito in maniera da far interrompere dei bombardamenti verso città e villaggi, come era, tra l’altro, nei suoi doveri, il governo di Gerusalemme non si sarebbe trovato nella dolorosa condizione di dover aprire un fronte di guerra.
Pertanto, e non si tratta di dietrologia, parte della responsabilità del conflitto, dei morti, dei feriti, e delle sofferenze di ambedue le popolazioni è proprio da addebitare ai due pesi e due misure che caratterizzano, ormai da troppo tempo, l’andamento delle cose all’interno del palazzo di vetro.
Ma tutto questo, anche se è di una logicità disarmante, non viene preso in considerazione né dai pacifisti di tutto il mondo né dalle varie ONG, che avrebbero avuto una guerra in meno contro cui protestare e che non hanno mai alzato le loro bandiere a difesa delle popolazioni di SDEROT, ASQUELON e ASHDOD, e neanche da quei governi del “mondo libero” che hanno venduto la loro obiettività pur di rimanere attaccati al “rubinetto” del petrolio o, peggio ancora, per non diventare obiettivo del terrorismo; sottostando così al più infimo dei ricatti.
Tornando ai “dubbi” di Ban Ki Moon, e considerando che ormai abbiamo ben capito come funzionano le cose a livello internazionale, sappiamo che non siano fini a se stessi e che fanno parte di una azione più complessa e mirata. Visto che i vari mandati di cattura nei confronti dei ministri, ex ministri o ufficiali dell’esercito israeliano, emessi della magistratura inglese o da quella spagnola non hanno sortito l’effetto desiderato, chi comanda alle Nazioni Unite ha pensato bene di alzare il livello dello scontro nei confronti dello Stato ebraico, e in queste ore sta creando a tavolino le premesse giuridiche per poterne mettere i governanti alla sbarra davanti al tribunale internazionale dell’Aja, e la nazione intera alla berlina davanti al mondo.
Per raggiungere questo risultato per loro è necessario per loro delegittimare il sistema giuridico israeliano fino al punto da far decretare la necessità che le indagini debbano, per forza di cose, essere effettuate da ben ammaestrati detective internazionali, magari usciti dalla scuola di Goldstone.
I dubbi espressi della marionetta Ban Ki Moon altro non sono che la prima mossa, verso questo obbiettivo, presto ne vedremo di altre. Considerando però che il destino del Medioriente si gioca sul territorio, sui confini e sugli umori dei governanti delle varie dittature islamiche, e non negli uffici dell’ormai inutile organizzazione delle Nazioni Unite, è facile prevedere che questa sterile partita fatta di “carte bollate”, “dubbi” e “discutibili rapporti”, venga presta sorpassata, e di fatto annullata, dalla pericolosa realtà che, sempre più, disturba i sogni di chi sarebbe disposto a rinunciare all’automobile e ad andare a piedi pur di continuare a vivere in libertà.
Se Ban Ki Moon vuole salvare il Medioriente, e forse l’intero bacino del Mediterraneo, da un conflitto che sarebbe disastroso, anziché pensare ai suoi dubbi e agli intrighi di palazzo, farebbe bene a tamponare l’aggressività di Hetzbollah nel Libano del sud, le minacce di Assad in Siria e le continue aggressioni verbali che arrivano da Teheran che non perde occasione per dichiarare ai quattro venti la sua intenzione di distruggere Israele.
Dovrebbe convincere il regime degli ayatollah che da tempo si prepara, con la complicità dell’AIEA (l’agenzia dell’energia atomica) che ha fatto di tutto per non vedere ciò che succedeva nelle centrali iraniane, a sospendere sia la ricerca dell’arma nucleare sia la sperimentazione di missili a lunga gittata che sono armi offensive, pericolose e che destabilizzano la regione rendendola incandescente.
Questi, che sono dei veri “casus belli” che potrebbero scoppiare in qualsiasi momento con una violenza devastante, dovrebbero essere al centro dei suoi pensieri, e non il compiacere qui paesi che con il ricatto energetico hanno piegato al loro volere la quasi totalità del mondo occidentale.
Perché non saranno i suoi “dubbi” o i “rapporti” di parte dei suoi inviati a fermare il governo e le forze armate di Israele nel caso in cui la nazione e la popolazione si trovassero improvvisamente in pericolo.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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