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Con questo articolo inizia la sua collaborazione a informazione corretta David Braha. Vive a Gerusalemme, dove studia sociologia e scienze politiche all'Università ebraica. Ha 22 anni. " Onu: Goldstone ha avuto i voti dei paesi che non rispettano i diritti umani "
“L’operazione militare a Gaza intrapresa da Israele […] rientra in una linea politica finalizzata a raggiungere gli obiettivi politici di Israele nei confronti di Gaza e dei Territori Palestinesi in generale. Tale linea ha come conseguenza, o è basata su violazioni dei Diritti Umani Internazionali e delle Leggi Umanitarie”. Sono queste le parole con le quali la Relazione Goldstone, consegnata lo scorso 15 Settembre al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC), sancisce la “colpevolezza” di Israele di essersi macchiato di crimini di guerra ai danni della popolazione civile Palestinese. Ma facciamo un passo indietro. A ormai quasi un anno dall’Operazione Piombo Fuso, la campagna militare contro Hamas intrapresa dall’esercito Israeliano tra Dicembre del 2008 e Gennaio del 2009 al fine di interrompere il continuo bersagliamento di missili Quassam su Sderot e su altre città nella regione centro-meridionale di Israele, è ancora acceso il dibattito sulla legittimità di tale azione e sulle conseguenze in termini di danni umani e materiali causate da entrambe le parti. È in questo contesto che il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha istituito a pochi mesi dalla cessazione delle ostilità una commissione di inchiesta, guidata dal giudice ebreo sudafricano Richard Goldstone, al fine di investigare presunte violazioni delle leggi internazionali sui diritti umani nel corso del conflitto. Tuttavia, al contrario delle aspettative di molti, invece di far luce su ciò che è effettivamente avvenuto durante di quei giorni terribilmente caotici in cui i media di tutto il mondo facevano a gara per fornire notizie che non c’erano (nel corso di tutto il conflitto infatti è stato vietato l’accesso a giornalisti, fotografi ed operatori televisivi nella Striscia di Gaza), il testo finale redatto dalla Commissione Goldstone ha ulteriormente infiammato un dibattito di per se già acceso: Israele viene aspramente criticato per le proprie scelte e le proprie azioni, mentre il ruolo e le responsabilità di Hamas nel corso del conflitto vengono sì sottolineate, ma fatte passare come totalmente marginali. Afferma il testo della Relazione: “Mentre il Governo Israeliano ha provato a mostrare che le proprie operazioni erano una risposta agli attacchi [da parte di Hamas] ed un esercizio di autodifesa, […] il piano era in verità diretto, almeno in parte, ad un obiettivo diverso: la gente di Gaza nel suo complesso”. Tuttavia l’accusa di aver commesso crimini di guerra ai danni della popolazione civile è stata respinta con decisione da entrambe le parti: da un lato Hamas ha liquidato la Relazione definendola “politica, sbilanciata e disonesta”, e giustificando la propria condotta come autodifesa dall’aggressione Israeliana; dall’altro Israele, oltre a protestare per essere stato messo sullo stesso piano di un gruppo terroristico quale Hamas, ha apostrofato l’impossibilità di verificare numerosi dei fatti riportati dalla Commissione in quanto basati su semplici “testimonianze oculari” e non su dati concreti. Inoltre lo Stato Ebraico ha anche fortemente criticato la mancanza di imparzialità nel giudizio, constatabile dal fatto che uno dei membri della Commissione, la prof. Christine Chinkin, firmò prima ancora della fine del conflitto (e quindi prima che si potesse verificare qualsiasi avvenimento) una lettera pubblicata sul giornale Britannico Sunday Times nella quale accusava Israele di perpetrare crimini di guerra ai danni della popolazione civile Palestinese. Ma ciò che ha reso l’intera questione ulteriormente controversa è stata la votazione, tenutasi lo scorso 15 Ottobre presso il UNHRC, che ha fatto passare una risoluzione basata sulla Relazione Goldstone che accusa Israele di aver violato i diritti umani, e che ignora completamente – e non parzialmente, come fatto dalla Commissione – Hamas, le sue responsabilità e le sue azioni. Non solo, ma tale risoluzione, che mette Israele alla gogna anche per l’occupazione considerata “illegittima” di Gerusalemme Est e della Cisgiordania (argomento che nulla ha a che fare con l’Operazione Piombo Fuso) ha ricevuto voto favorevole da parte di 25 paesi, 17 dei quali sono pseudo-democrazie parzialmente libere tra cui Bahrein, Giordania, Nigeria, Pakistan, Filippine e Bolivia, o regimi come Cina, Cuba, Arabia Saudita ed Egitto noti per la sistematica violazione dei diritti umani, mentre la maggior parte delle democrazie del mondo, compresi gli USA e i paesi presenti dell’UE, hanno o votato contro, o si sono astenuti, o hanno boicottato la votazione non presentandovisi. E mentre lo stesso Richard Goldstone si dice rammaricato in quanto la risoluzione UNHRC basata sulla sua Relazione “include soltanto accuse contro Israele” mentre “non c’è una singola frase che condanni Hamas”, nei paesi democratici che hanno boicottato tale risoluzione il dibattito si infiamma aggiungendo un ulteriore tassello alla più vasta questione dei diritti umani e del metro utilizzato per giudicarli: certe violazioni valgono più di altre? Perché alcune violazioni passano inosservate, nel silenzio più totale da parte di organizzazioni internazionali, governi, e Nazioni Unite, mentre altre finiscono in prima pagina? Ma soprattutto, è giusto che paesi non democratici, dove non c’è libertà di espressione, dove le donne non hanno diritto di voto, dove gli omosessuali sono condannati a morte, dove ai ladri vengono mozzate le mani, e dove il dissenso è punibile con la pena capitale, siano chiamati ad esprimersi e a giudicare su un tema tanto delicato come il rispetto per i diritti dell’uomo? http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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