Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Tra il bene e il male 05/02/2010

Come anche voi anch'io trovo il testo di Buber oscillante tra il favolistico e l'eccessiva complicatezza di un testo talmudico, per cui anche la mia comprensione ne risente. Non essendo ahime un ebreo ma di "origini" cattoliche sento come preponderante il rapporto tra il bene e il male come conflittuale per la vittoria finale del bene. Come psicologo junghiano penso che la questione debba essere ricondotta nei termini dell'elaborazione della lotta e del suo superamento in termini di proficuo confronto dialettico. Il bene e il male sono complementari a vicenda e qindi non possono avere una connotazione moralistica come nel cristianesimo.  Così come non lo può avere il giorno e la notte. Della notte che ci sembra fredda buia e paurosa ce ne facciamo una ragione e trascendiamo; poi, dopo aver trasceso scopriamo che essa oltre alla funzione del riposo umano è il regno della non azione e di un certo pensiero, onirico, deputato alla manifestazione dell'inconscio che certamente al più solare IO desta sempre un certo turbamento. Che si comprenda la funzione dell'inconscio notturno non può che fare bene all'Io. La lotta di Gog e Magog, il rapporto tra il veggente di Lublino e il suo allievo prescelto mi fa pensare anche al difficile e complementare rapporto tra Freud e Jung. Su tutti credo che aleggi lo spirito di Nietzsche: al di là del bene e del male. Se mai la lotta portasse il bene alla vittoria assoluta credo bisognerebbe osservare bene se Satana non abbia pensato bene di cambiare forma.

Lino Carriero


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui