LIBERO - Angelo Pezzana : " Il successo di Silvio va di traverso a chi odia Gerusalemme"
Angelo Pezzana
La visita di Silvio Berlusconi in Israele e il discorso di ieri alla Knesset devono aver mandato all’aria la digestione degli odiatori abituali dello Stato ebraico, un club dalla lunga tradizione, almeno dal 1948, i cui aderenti sono una perfetta rappresentazione bipartisan dell’odio antico verso gli ebrei. Quell’accoglienza, quegli applausi, quelle ovazioni, devono essere state altrettante fitte al cuore di chi augurava al Cavaliere un insuccesso. Invece Berlusconi ha dato prova di aver capito in quale situazione si trova Israele, esprimendo le sue valutazioni con il linguaggio abituale, forte e diretto, che ha trovato subito il consenso degli israeliani, che molto ci assomigliano in quanto a parlar chiaro. Che stizza sentire che la Knesset è il simbolo stesso della democrazia, quando è così comodo far finta che Israele sia il paese dell’Apartheid, che fastidio quel richiamo alle leggi razziali del ’38, quando lamaggior parte delle forze politiche autonominatesi democratiche e antifasciste dopo la Liberazione erano state in silenzio quando venivano approvate, che rabbia sentire Bibi che lo chiama grande leader coraggioso, che invidia per quelle 12 interruzioni con applausi scroscianti, e poi Israele, una presenza intollerabile per i fanatici di tutto il mondo, chissà quanti avranno cercato di non sentirsi in quella categoria. E Ahmadinejad paragonato a Hitler, mentre i fautori del dialogo ad oltranza sono anni che ci rimproverano l’accostamento. E il problema della sicurezza, un aspetto di solito dimenticato dai sapientoni che si preoccupano soprattutto che i controlli ai check point non siano troppo rigidi, anche se hanno ridotto a zero gli attentati del terrorismo palestinese. Per Berlusconi è stato un punto fondamentale del suo discorso, definendo la difesa di Israele un imperativo morale per tutti. Se questa volta Abu Mazen, che ha incontrato Berlusconia Betlemmenon approfitterà dell’oc - casione, unica e credo ultima, che gli si presenta per uscire dall’intransigenza fin qui dimostrata, allora si metta il cuore in pace, dica addio allo Stato palestinese se pensa che l’unico modo per averlo sia costruirlo al posto di Israele. Troverà, è vero, sempre appassionati difensori, come è accaduto sino ad oggi, nei media internazionali, dove gli “esperti” hanno quasi tutti la tessera del club degli odiatori, ma il risultato sarà sempre lo stesso. IeriRepubblica, seguendol’abituale linea dei giornali dell’Ing. Carlo de Benedetti, ha affidato a Sandro Viola il compito di buttare acqua sul fuoco del successo berlusconiano, inunpezzo dal titolo “Chi vuole la pace”, nel quale si spiega che è Israele a non volerla, mentre i palestinesi non sognano altro. Che Israele viva il suo momento migliore dallo scoppio della prima intifada, che la sua difesa si sia rafforzata, che l’econo - mia vada a gonfie vele, che il turismo sia tornato ai livelli del 2000, che il suo high-tech sia fra i primi nel mondo, tutti citati da Viola, in realtà sono per lui la spiegazione del perduto interesse verso la pace, che interesserebbe ormai solo più il20% della popolazione. Un sondaggio di sua invenzione, che contraddice quanto tutti sanno, gli isareliani, pur di avere la pace, sono disposti ai sacrifici più alti, come dimostrano gli accordi con Egitto e Giordania. Berlusconi la smetta, scrive Viola, di definire Israele «paese leader per la libertà e la pace», perché, spiega il grande esperto «non è vero, e perché è inaccettabile per gli interlocutori palestinesi ». Viola, e gli altri iscritti al club, si diano una calmata, il colpo più duro lo riceveranno, ancora una volta, proprio da Berlusconi, se gli riuscirà, come ci auguriamo, di far ragionare Abu Mazen e l’Anp, un’impresa quasi impossibile, finora, per tutti quelli che ci hanno provato.Ese il Cavaliere ci riuscisse ?