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Il paradigma dell'antisemitismo 03/02/2010

E' una frase questa di Giorgio Israel che avrei voluto sentire da tempo: non che il ricordo dei nostri morti sia pletorico, ma il fascismo non è morto a piazzale Loreto o a Berlino nel bunker, continua oggi e a farne propaganda e prassi non è solo il nostalgico, ma anche frange della sinistra marxista radicale o solo chic. Quello che Israel non ha detto è che l'ostilità  ad Israele ed alla sua causa sionista attuale non viene solo dai neofascisti o dalla sinistra radicale filoaraba ma si iscive purtroppo e con virulenza all'interno del mondo religioso ebraico. Essere sionisti ed antifascisti è una equazione; diventa una disequazione in ambiti "ortodossi" nei quali l'ambiguità verso l'Islam si accompagna ad una anche maggiore ambiguità  verso il neofascismo. Voglio dire che è difficile far capire a certe ideologie comunitarie ebraiche l'urgenza e l'attualità  della lotta antifascista e si rischia di incontrare in questo senso personaggi che o sono legati ad una celebrazione mnestica ormai apertamente retorica dell'olocausto o sono fermi ad una liturgia religiosa che ben poco arreca alla battaglia frontale con i nemici reali attuali della comunità  d'Israele nel mondo, che non ha fondamento razziale, ma ideologico, politico, intellettuale. Non è necessario fare l'analisi del sangue o ricerche genealogiche per accertare la propria appartenenza ad un universo intellettuale e politico e morale, quello di israele, che conta i suoi adepti fra chi combatte non fra chi prega. Fra chi lotta per la dignità  di israele fra gli stati, non fra chi abbraccia amadinhejad. L'antisemitismo è stato il paradigma di tutte le discriminazioni sociali, politiche, intellettuali, razziali. E' stato il culmine di una barbarie insensata che oggi si ripresenta e continua a colpire nella riorganizzata borghesia neofascista che inquina le istituzioni e ne svia la funzione legittima, raffinando il suo antisemitismo in forme più  subdole e vili, ma che mantengono lo scopo di sempre: la discriminazione sociale e intellettuale, coltivata con modelli di cui l'anitsemtismo storico ha costituito il modello generale. Se nella sinistra marxista radicale la solidarietà ai nemici di Israele può anche originarsi da una equivoca solidarietà di classe alle lotte sociali terroristiche dell'Islam, invece l'antisemitmo attuale che la borghesia neofascista nuovamente ai posti di comando nelle istituzioni (magistratura, esercito, lobby professionali ecc.) ha riattivato subdolamente, questo antisemitismo non ha alcun alibi ideologico. E' e continua ad essere il vettore di una ideologia di classe sociale discriminatoria, fetente e odiosa nelle sue modalità , che diffonde e dilata l'odio antisemita matriciale in una cascata diversa di forme modalità  e offensive tutte di contenuto disciminatorio sociale. Il magistrato che falsa il diritto del processo per giovare al fascista e danneggiare l'antifascista è¨ di questa risma; il burocrate che opera per discriminare l'antifascista a vantaggio del camerata nelle sue varie fogge è pur anche di questo pattume. E di questa infamia l'Italia oggi è piena, confermando la sua vocazione di culla natale del fascismo, del mito di Roma e di tutte le idiozie che questa ideologia reazionaria e tribale ha introdotto e divulgato nell'ambito di uno dei popoli meno intelligenti e più vigliacchi del pianeta. Ebraismo oggi significa antifascismo, sia borghese che marxista che islamico, perchè¨ il fascismo ha vari volti, tutti mascheranti la sua violenza odiosa. Chi, all'interno della comunità reale (e non liturgica) di Israele non si decide a subordinare ogni valore, a cominiciare dalla liturgia, alla lotta antifascista, si presenta oggi come l'alleato involontario del complotto già  avanzato per restituire al mito di Roma e della sua borghesia sfaccendata ignorante e ipocrita, i fasti che gli diede il grande buffone dal balcone di palazzo venezia.

lettera firmata


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