Con quell’intervista il Cavaliere si è beccato il mal di Golan 02/02/2010
LIBERO - Angelo Pezzana : " Con quell’intervista il Cavaliere si è beccato il mal di Golan"
Angelo Pezzana
Vorremmo sapere chi o che cosa ha spinto il Presidente Berlusconi a scegliere Haaretz per concedere l’unica intervista ad un giornale israeliano prima di mettersi in viaggio. Haaretz è l’ultimo fra i quotidiani israeliani con distribuzione nazionale per copie vendute, è letto dall’intellighenzia di sinistra del Paese, oltre che, è vero, dai politici e da buona parte degli intellettuali per la qualità delle sue pagine culturali. Ma per quanto riguarda l’in - formazione politica viene giudicato da molti, anche da chi lo legge tutti i giorni, il “quoti - diano arabo scritto in ebraico”, per l’abitudi - ne a schierarsi dalla parte delle posizioni arabe, usando un linguaggio che nulla ha di diverso da quello dei giornali palestinesi. Ritorna in sé quando c’è una guerra, allora è il primo a diventare interventista, sempre meglio vincere che perdere. Ci siamo chiesti quindi quale poteva essere il senso di questa scelta, come se in Italia il Cavaliere avesse scelto Repubblica o l’Unità per far conoscere il suo pensiero sulla politica estera del suo programma, perché Haaretz, come l’Economist, il País, il Guardian e via enumerando, appartengono a quella schiera di giornali per i quali il nostro premier è “un - fit”, non adatto a governare, e lo dimostrano ogni volta che è possibile con articoli al vetriolo. Il risultato di questa scelta infelice sono state le prime pagine di quasi tutti i quotidiani italiani, più i Tg, di domenica, che hanno enfatizzato, molti con titoli in prima pagina, le dichiarazioni che Haaretz ha riportato sulle “colonie” e sul Golan da restituire alla Siria. Non facciamo fatica a credere che l’intervi - statore abbia reso più marcate, e quindi più intriganti, le valutazioni di Berlusconi al riguardo, è quello che i lettori di Haaretz si aspettano dal loro giornale, ma anche in questo caso è inutile dire dopo che uno è stato male interpretato, che il senso era un altro. La novità era che il premier europeo più filoisraeliano aveva sugli argomenti che più dividono le parti nel conflitto arabo-israeliano, gli stessi timori, le stesse proposte e anche le stesse speranze che esprimono la maggior parte dei governi europei. Per fortuna Bibi Netanyahu e Shimon Peres, che conoscono bene quanto Berlusconi non sia un uomo di chiacchiere, un “luftmensch”, un uomo d’aria, ma uno che dimostra la propria amicizia non a parole, non se ne saranno fatti un problema, perché, appunto, i fatti parlano da soli. Se Hamas è stato messo fuori legge dalla UE è grazie al governo italiano che l’ha proposto, e se è fallita Durban 2 a Ginevra lo scorso anno, praticamente il festival mondiale dell’antisemitismo sponsorizzato dall’Onu, è ancora una volta grazie al lavoro di lobby fatto dal ministro Frattini che ha invitato i colleghi europei a boicottare quell’orrida assemblea. Né ignorano le posizioni dell’Italia nei confronti dell’Iran espresse nelle sedi internazionali. Per questo le accoglienze durante la tre giorni saranno quelle riservate al “miglior amico che Israele ha oggi”, e così sarà. Rimane la domanda, perché Haaretz. Forse Berlusconi voleva raggiungere un pubblico ostile, renderlo più malleabile presentandosi più bipartisan di quanto non lo sia, ma sono nostre interpretazioni, nient’altro. Che però i nostri media hanno subito colto, presentando un Berlusconi che potrebbe persino piacere a quelli che passano il tempo a odiarlo. Se così fosse, ci togliamo il cappello, una mossa di alta strategia. Basta che i risultati diano buoni frutti, lo vedremo nei prossimi giorni.