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La Stampa Rassegna Stampa
02.02.2010 Essen: riapre il Folkwang Museum depredato dai nazisti
La cronaca di Alessandro Alviani

Testata: La Stampa
Data: 02 febbraio 2010
Pagina: 34
Autore: Alessandro Alviani
Titolo: «Il museo più bello del mondo»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 02/02/2010, a pag. 34, l'articolo di Alessandro Alviani dal titolo " Il museo più bello del mondo ".


Folkwang Museum

A prima vista il «museo più bello del mondo» non ha nulla di spettacolare. Non occupa uno spazio privilegiato come il Neues Museum o il Pergamonmuseum a Berlino, incastonati nella cornice dell’Isola dei Musei, bensì è adagiato, in posizione rialzata, su un fianco della Bismarckstraße, un grigio vialone a quattro corsie che porta alla stazione centrale di Essen, nella Ruhr. E non ha neanche delle forme ardite come il museo Brandhorst a Monaco di Baviera, inconfondibile grazie alle 36 mila piastrelle di ceramica in 23 colori che ne compongono la facciata. Per questo chi arriva in questi giorni a Essen per visitare la nuova sede del Folkwang Museum, disegnata da David Chipperfield e inaugurata lo scorso fine settimana, e pensa alla frase che il cofondatore del MoMa di New York Paul J. Sachs pronunciò nel 1932 - «Il Folkwang è il museo più bello del mondo» - si troverà all’inizio spiazzato.
Un effetto non casuale: Chipperfield ha scelto infatti la semplicità. Niente dettagli azzardati, niente giochi di luce particolari. Solo sei complessi di forma cubica collegati da quattro cortili interni e da un dettaglio: la trasparenza. Per il nuovo Folkwang, uno dei più prestigiosi musei di arte moderna e contemporanea in Germania, l’architetto inglese ha puntato tutto sulla luce naturale, che entra ovunque: dalle pareti in vetro riciclato, dai soffitti alti fino a sei metri, dai cortili interni a vetri. «Dall’ingresso si può vedere ogni parte dell’edificio e ci si può orientare immediatamente» spiega Chipperfield. «Al tempo stesso abbiamo voluto creare un edificio in cui ci si può anche perdere». E perdersi qui è semplicissimo, di fronte a una collezione che non ha pari per estensione. «La particolarità di questo museo sta certo nelle sue opere, soprattutto per quanto riguarda la pittura del XIX e XX secolo, con molti quadri di Van Gogh, Gauguin, Cézanne e Renoir, ma anche nella sua raccolta fotografica, che rientra tra le più importanti in Germania, nel Deutsches Plakat Museum, una divisione del Folkwang, con la più grande collezione di manifesti in Europa, e nella collezione di grafici e disegni», chiarisce il direttore Hartwig Fischer. Il quale non esita a parlare del «miracolo di Essen».
Fino ad appena due anni fa, infatti, il Folkwang era completamente diverso. Da un lato l'Altbau, un edificio realizzato negli Anni Sessanta; dall’altro il Neubau, un palazzone inaugurato nel 1983 e mai amato dai critici: troppo buio, troppo scomodo. Un bunker, più che un museo. Poi, nell’agosto del 2006, l’inizio del «miracolo»: Fischer riceve una telefonata da Berthold Beitz, il presidente della Fondazione Krupp e «l’ultimo patriarca dell'industria tedesca», come lo definì un mensile tedesco nel 2008. La sua offerta: la Fondazione Krupp è pronta a donare da sola 55 milioni di euro per costruire una nuova sede del museo. Oggi, 23 mesi dopo l’inizio dei lavori e proprio mentre la Ruhr vanta il titolo di Capitale europea della Cultura, il Folkwang è rinato: la vecchia ala creata negli Anni Sessanta è in fase di restauro e sarà riaperta a marzo, quando tornerà a ospitare i capolavori del XIX secolo; l’edificio del 1983 è stato invece abbattuto per far posto al complesso disegnato da Chipperfield, che nei primi tre giorni di apertura - complice anche l'ingresso gratuito - ha già attirato 14.500 visitatori ed è stato salutato dalla stampa tedesca come uno dei più affascinanti musei costruiti nel dopoguerra in Germania. A ragione: è come se qui l’architettura facesse un passo indietro e scomparisse per lasciare la scena unicamente ai capolavori.
E di capolavori il Folkwang è pieno. Lucio Fontana, Andy Warhol, Frank Stella, Gerhard Richter. E ancora: Cézanne, Gauguin, Matisse. E non solo: dal 20 marzo al 27 luglio l’impressionante sala per le esposizioni temporanee creata da Chipperfield (1.400 metri quadrati senza neanche una colonna di appoggio al centro) ospiterà, nell'ambito della mostra «Das schönste Museum der Welt - Museum Folkwang bis 1933 («Il museo più bello del mondo - Il Museo Folkwang fino al 1933»), le opere che ispirarono a Paul J. Sachs la sua celebre definizione. Capolavori di Kandinsky, Kirchner o Chagall torneranno per la prima volta a Essen dopo oltre settant’anni. Nel 1937 i nazisti confiscarono infatti 1.400 quadri, finiti poi nei musei di tutto il mondo. Ai loro occhi, del resto, il Folkwang doveva apparire come un insopportabile centro dell’«arte degenerata», di quell'arte, cioè, come l’espressionismo o il surrealismo, considerata contraria agli ideali ariani e per questo da bandire. Karl Ernst Osthaus, il collezionista che nel 1902 fondò il Folkwang ad Hagen (non lontano da Essen), fu il primo a portare e mostrare in Germania i quadri di Cézanne, van Gogh, Gaugin e Matisse e a sperimentare strade innovative.
«Questo museo fu il primo, nel 1912, a esporre opere moderne accanto a lavori dell’arte tribale africana», ricorda il direttore Fischer. Il quale prova anche a fugare i dubbi di quanti oggi si chiedono se una città in profondo deficit come Essen riuscirà a coprire le spese di gestione del museo, come fissato nel contratto con la Fondazione Krupp, oppure se il nuovo Folkwang si trasformerà in un edificio meraviglioso sì, ma quasi vuoto. «Quando Osthaus morì, nel 1921 - racconta - un gruppo di industriali, banchieri e mecenati mise insieme 15 milioni di Reichsmark per comprare la sua collezione e portarla a Essen. E quello era un periodo di crisi incomparabilmente più duro rispetto ad oggi».

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