La vita in un giorno Mitch Albom
Traduzione di Pier Paolo Palermo
Rizzoli Euro 18,00
Quel clima di magica intesa spirituale, di affetto e complicità che legava il brillante giornalista sportivo e il suo vecchio insegnante Morrie Schwartz nel romanzo “I miei martedì col professore”, pubblicato in Italia nel 2004, riappare con analoga intensità nell’ultimo libro di Mitch Albom, La vita in un giorno.
“E’ la cosa più importante che abbia scritto” ha detto lo scrittore ebreo americano e chi ha letto il libro non può che essere d’accordo.
Dopo libri che hanno segnato migliaia di lettori – con più di 30 milioni di copie vendute nel mondo – Mitch Albom torna al pubblico italiano per parlarci con il calore di sempre, raccontando le emozioni e i sentimenti che albergano nel nostro animo e soffermandosi con grande delicatezza su un aspetto della vita , la religione, alla quale dedichiamo poco tempo e che quando c’è troppo spesso divide anziché unire.
In questo romanzo Albom si confronta con due figure carismatiche di grande spessore seppur molto diverse nella fede e nelle esperienze di vita.
Il primo è Albert Lewis, l’anziano rabbino che ha accompagnato il giovane Mitch, che allora viveva con la famiglia nel New Jersey, nella sua formazione religiosa fino al Bar-Mitzvà; ora che è malato e sa che non gli resta molto da vivere chiede a Mitch di scrivere il suo elogio funebre.
Sorpreso da quella richiesta, Albom che da tempo si è allontanato dalla religione, accetta con il patto di poter conoscere meglio il suo Rabbiman (E’ così che lo chiamavamo da adolescenti…come se fosse stato un supereroe”) sotto il profilo umano, “per poter parlare di lui in quel senso”.
Nei successivi otto anni, Albom che vive a Detroit con la famiglia incontrerà molte volte il rabbino Lewis e con lui affronterà i grandi temi che affliggono l’umanità: la guerra, la violenza, le malattie, l’esistenza di Dio e di ciò che ci aspetta dopo la morte. Incontri che si riveleranno preziosi per l’autore la cui vita frenetica e un po’ superficiale è fatta soprattutto di lavoro, seccature, rincorsa delle cose di poca importanza e scarsa attenzione nei confronti di quelle che contano. Poco a poco Mitch si riaccosterà all’ebraismo, una fede che aveva abbandonato in giovinezza e che ora gli appare come uno spiraglio di luce.
L’altra persona speciale che interseca il cammino di Mitch è un pastore protestante afroamericano, Henry Covington, della parrocchia “Io sono il Custode di mio Fratello” il quale, dopo essere passato attraverso un’infanzia difficile e aver conosciuto la violenza, la droga, le rapine e il carcere, si è dedicato alla fede e al sostegno dei poveri e dei senzatetto lavorando nei sobborghi di Detroit.
In una maniera piuttosto insolita si instaura un legame molto solido fra Mitch e i due uomini di fede e inizia un viaggio appassionante all’interno di quel mistero che è la fede. Non è importante in quale Dio si crede ciò che conta è l’impegno che poniamo nel dedicarci agli altri e nell’agire secondo quanto la coscienza ci detta.
Il libro è costellato da numerosi episodi e aneddoti che raccontano, a partire dall’infanzia, la vita difficile - segnata da lutti, difficoltà economiche, profonde sofferenze ma anche momenti di speranza – dei due uomini di fede: un cammino che si declina nel rispetto della religione altrui, qualunque essa sia, senza mai perdere di vista che l’obiettivo da raggiungere non è la ricchezza o la fama ma il cuore di ogni uomo.
“Che ci crediate o no, dentro ognuno di noi c’è una scintilla del divino. E quella scintilla, un giorno, potrebbe salvare il mondo”.
Padrone di una prosa eccellente nella quale immette la vibrazione di una profonda carica umana, Albom ci regala un libro commovente, un elogio alla vita, una profonda meditazione sulla speranza che accende la luce in milioni di cuori.
Giorgia Greco