Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 01/02/2010, a pag. 20, l'articolo di Pierangelo Sapegno dal titolo "Pio XII, le prove del silenzio".
Pio XII
Sarà solo una coincidenza, ma da quando il Vaticano ha aperto su Pio XII per la sua beatificazione, non passa giorno senza che vengano fuori nuove polemiche o nuove carte. Così, dopo le accuse di Bernard-Henri Lévy a Rolf Hochhuth, l’uomo che per primo attaccò i silenzi del Pontefice durante l’Olocausto («è un negazionista patentato, condannato più volte come tale», ha detto di lui il filosofo francese, «amico e sodale di David Irving, lo storico che nega l’esistenza delle camere a gas»), ieri, da Londra sono venuti alla luce alcuni documenti abbastanza scottanti che gettano altre ombre sull’atteggiamento tenuto da Papa Pacelli nei confronti dello sterminio di ebrei operato dalla Germania nazista. Queste carte attesterebbero la mancata volontà del Pontefice di condannare apertamente il regime hitleriano. Li ha resi noti lo storico Giuseppe Casarrubea, specializzato nella ricerca sugli archivi inglesi di Kew Gardens.
Sarebbero due i documenti che fanno scandalo. Il primo è un telegramma del 19 ottobre 1943 che riferisce di un incontro tra papa Pacelli e l’incaricato d’affari statunitense presso la Santa Sede, Harold Tittmann, in cui si descrive un Pio XII che invece di indignarsi per la deportazione degli oltre mille ebrei romani avvenuta il giorno prima alla stazione Tiburtina, si mostra in forte ansia per «le bande comuniste che si aggirano nei dintorni di Roma». Per essere ancora più chiaro, il Pontefice avrebbe aggiunto che fino a quel momento i tedeschi avevano sempre mostrato grande rispetto per la Santa Sede.
L’altro documento sarebbe di un anno dopo. E’ una lettera del 10 novembre 1944 che si riferisce a un altro incontro: il colloquio tra Papa Pacelli e l’ambasciatore britannico D’Arcy Osborne, proprio nei giorni in cui le truppe delle SS, al comando di Adolf Eichmann, massacravano oltre 400 mila ebrei ungheresi. L’ambasciatore inglese riferisce al ministro degli Esteri di Londra, Anthony Eden, gli estremi del dialogo con Pio XII e racconta di avergli suggerito di diffondere un appello sul «maltrattamento degli ebrei in Ungheria» (espressione già edulcorata, visto che di massacro si trattava), ma che Sua Santità gli avrebbe risposto di non aver deciso e che «in ogni modo, la sua condanna sarebbe stata anonima». Meglio tacere, quindi.
Se fossero veri, si tratterebbe di due documenti abbastanza choccanti. Ma d’altra parte è difficile non aspettarsi altre sorprese da questa vicenda. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, aveva spiegato dalla Radio Vaticana che «la valutazione delle virtù eroiche - come passaggio verso la beatificazione - devono tenere naturalmente conto delle circostanze in cui la persona ha vissuto»: l’esame però dovrà «riguardare essenzialmente la testimonianza di vita cristiana della persona e non la valutazione della portata storica su tutte le sue scelte operative».
Quella nota, letta alla Radio nei giorni della vigilia di Natale, sembrava quasi voler mettere le mani avanti rispetto a quello che sarebbe potuto succedere e che in effetti sta succedendo. «Rimane aperta anche in futuro la ricerca e la valutazione degli storici nel loro campo specifico», aveva aggiunto padre Federico Lombardi. E questo aveva in parte soddisfatto il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: «Rimane controversa la valutazione storica. Ma è rilevante la comprensione da parte del Vaticano sulla richiesta di avere aperte tutte le possibilità di ricerca».
Certo, i documenti saltati fuori dagli archivi inglesi getterebbero ombre un po’ pesanti sulla «valutazione storica». Sono sbucati fuori dal silenzio proprio nei giorni in cui un decreto papale offre ai preti anglicani più conservatori la possibilità di entrare a far parte della comunione cattolica. Non c’entra niente con Pio XII. O forse sì, visto che mentre la Chiesa anglicana sta prendendo sempre più un’immagine liberale, con l’ordinazione persino delle donne vescovo, Roma resta quasi l’ultimo baluardo di un’idea conservatrice. Un po’ come Pio XII.
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