La risposta che lei ha dato oggi al lettore Roberto Nuara pecca, sotto molti aspetti, di grave superficialità, quando non è addirittura errata concettualmente.
Mi spiego subito.
Il lettore si e le chiede che cosa dobbiamo fare nelle democrazie occidentali di fronte al forte aumento del numero di donne che usano il burqa. Ed aggiunge che non capisce di che cosa si parli quando si tira in ballo l'Islam.
Ha perfettamente ragione, ed io le chiedo come mai lei non gli ha intanto confermato che l'Islam, col burqa, non c'entra proprio nulla. Nel corano sta forse scritto che le donne devono indossarlo? No. E' una idea folle dei fondamentalisti che vogliono esercitare il loro potere sulle loro mogli e sulle loro figlie.
Lei poi, nella risposta, scrive che in Francia ed in Italia il problema non è quantitativamente rilevante. Scrive di forse 2000 persone in Francia e poche centinaia in Italia. Troppo poche perché se ne occupi il legislatore, secondo le sue parole. Che cosa significa? Forse che gli omicidi, proibiti dalle leggi nei paesi democratici, sono quantitativamente più numerosi? Dovremmo allora cancellare le leggi che li puniscono?
Lei scrive poi del problema della reciprocità tra democrazie occidentali e paesi arabi. Anche qui lei è stato superficiale, sbagliando argomento. Non è la reciprocità coi diritti degli occidentali che entra nella questione. Perché non si è posto invece la domanda del perché, nei regimi arabi non fondamentalisti, E' PROIBITO INDOSSARE IL BURQA IN PRECISE SITUAZIONI? Vede, la sua reciprocità funziona al contrario, in questo caso. Ma il fatto è che loro conoscono bene TUTTI I PROBLEMI che il velo, in tutte le sue varie forme, comporta (e dei quali lei non fa cenno alcuno nella sua risposta che dicevo superficiale). Lei sembra ascoltare la voce di Marilisa D'Amico. Posso consigliarle di ascoltare piuttosto quello che dicono, in proposito, le donne che più a fondo conoscono il problema, grazie alle loro origini e alle loro storie personali? Penso ad esempio a Souad Sbai, parlamentare italiana di origine marocchina, o a Wafa Sultan, grande donna, scrittrice, scappata dalla Siria (che pure non è ancora preda del fondamentalismo islamico in tutte le sue forme, anche se al fondamentalismo sciita è molto vicina politicamente).
Saluti
Emanuel Segre Amar