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Ugo Volli
Cartoline
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E' in arrivo il turismo-occupazione, molto eurabico 31/01/2010

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" E' in arrivo il turismo-occupazione, molto eurabico "


Cari amici, non avete un po' nostalgia delle vacanze? Non sognate di uscire dalla solita routine e vivere un periodo diverso, più eccitante o rilassante, più pigro oppure più faticoso, più caldo oppure più freddo – insomma differente? Certo che lo sognate. Ma cosa fare? O almeno cosa sognare? Ci sono tanti tipi di turismo, marino o montano, se si è banali, artistico o culturale, se si è raffinati, di istruzione o di scoperta. Gli sporcaccioni fanno il turismo sessuale, i più attivi vanno in giro in bicicletta o a piedi, i più pigri in nave da crociera. Ci sono quelli che per le vacanze fanno pellegrinaggi, quelli che vanno nei campi di lavoro per aiutare le popolazioni in difficoltà e quelli che amano andare in barca, in discoteca, in tenda, su per una parete delle Ande. Scusate se ho dimenticato qualcosa.
Ma in questi anni è nato un nuovo tipo di turismo, caldamente raccomandabile agli eurarabi più militanti. Se n'è accorta perfino Haaretz che l'ha chiamato in un articolo insolitamente interessante "turismo dell'occupazione", definendolo "a new trend", una nuova tendenza.  (http://www.haaretz.com/hasen/spages/1142716.html). Noi ne abbiamo già un po' parlato senza saperlo a proposito delle marce della pace e di analoghe iniziative sponsorizzate (e probabilmente pagate) a funzionari sindacali e dipendenti degli Enti Locali dalle loro organizzazioni, cioè da noi contribuenti.
In che cosa consiste il turismo dell'occupazione? Mah, prendete un aereo, ci sono un paio di comodi voli Alitalia al giorno da Roma e uno da Milano, più vari charter (da evitare El Al, che non è politicamente corretta). Andate in Israele che ha belle spiagge e monumenti unici (e quindi si inglobano altri tipi di turismo). Poi il venerdì andate in un posto dove ci sono manifestazioni settimanali a orario fisso contro "l'occupazione", per esempio a Bil'in che ha il vantaggio di un pezzo di barriera di separazione vicina molto coreografica (pardon di un pezzo del terribile "Muro") o a Sheik Jarrah, quartiere di Gerusalemme dove dopo anni di battaglia giudiziaria la Corte suprema ha ordinato lo sfratto di due famiglie palestinesi che avevano occupato delle case a vantaggio dei legittimi proprietari precedenti, che hanno il torto di essere ebrei.
Arrivati lì gridate un po' di slogan, non importa quali, tanto non vi capisce nessuno; magari tirate una pietra in direzione della polizia che cerca di reagire il meno possibile per evitare guai grossi, e quindi non c'è troppo rischio. Comprate qualche souvenir verde-rosso-nero dai numerosi venditori locali, che sono quasi i soli arabi presenti, a parte qualche dimostrante professionista di Fatah. In cambio incontrate un po' di israeliani di sinistra molto idealisti e altrettanti turisti dell'occupazione come voi. Gente interessante, giapponesi, americani, nordeuropei, tutti convintissimi; ma anche voi dovete mostrarvi militanti, mi raccomando, eh: per il buon nome di Eurabia italiana. Non che ci sia tanta gente, quando va bene un centinaio di persone, ma l'emozione è assicurata.
Come dice un insegnante di fotografia italiano intervistato da Haaretz, portatevi la macchina fotografica, è un'ottima occasione per fare delle foto drammatiche, la popolazione locale si presta volentieri (ma, aggiungo io, una piccola mancia è gradita), i paesi intorno sono pittoreschi. Se non avete fantasia su come documentare le atrocità dell'occupazione, andate sul sito www.malainformazione.it e troverete gli ottimi consigli di Marco Reis su come si fabbricano foto taroccate più o meno spinte. Lui vorrebbe denunciarne la falsità, eh, ma voi che siete furbi potete rubare i trucchi dei fotografi di guerra.
Il bello è che Israele è un paese democratico e tollerante e quindi se non la fate proprio grossa non vi arrestano sul posto e certo non vengono a cercarvi in albergo. Molto, molto meglio fare turismo dell'occupazione che turismo della protesta in Iran o del genocidio in Sudan, o dei diritti delle donne o dei Cristiani in tutti i paesi musulmani. Infatti questo tipo di turismo non lo fa nessuno.
Se avete fortuna, con la manifestazione potete cavarvela in un paio d'ore, poi se siete intraprendenti avete tutto il tempo di andare a passare la serata nei locali di Tel Aviv, dove si cucca benissimo e poi potete dire che non avete pregiudizi voi, non siete antisemiti, tanto che quella sera sulla spiaggia... ma i poveri palestinesi hanno bisogno del vostro appoggio, cioè delle foto che farete e degli slogan che griderete. Poi  magari, il giorno dopo o quello prima, potete andare a Yad Vashem, il museo della Shoà; poi direte che vi siete commossi molto. E' politicamente corretto, vi assicuro, tanto quelli sono tutti morti, non occupano niente.
Visto che bello il turismo dell'occupazione? Magari il vostro Comune, se ha una giunta giusta, vi finanzia la gita e vi divertite molto molto più che alla pensione Flora di Rivazzurra (Rimini), anche se da quelle parti ci sono più discoteche.

Ugo Volli


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