Da domani lunedì 1° febbraio, Silvio Berlusconi sarà in Israele, una visita importante che rinsalderà i già ottimi rapporti esistenti. Di grande rilievo, il discorso che terrà alla Knesset, come gli incontri con i leader dello Stato ebraico. Dopo Gerusalemme, B. vedrà Abu Mazen a Ramallah, vedremo da domani le cronache della missione. Da LIBERO di oggi, 31/01/2010, a pag.19, con il titolo " Col Cavaliere finalmente amici dello Stato ebraico ", riprendiamo il commento di Angelo Pezzana.
Ecco il pezzo:
S.Berlusconi, B.Netanyahu
Caro Presidente, è da tanto che volevo dirle il mio apprezzamento per la politica del suo governo verso Israele. Non sono tante le occasioni per sentirsi fieri di essere italiani, ancora meno per uno come me, per nulla nazionalista, che si sente a casa un po’ dovunque. Essere italiani, in un paese che di cammino per raggiungere un grado decente di modernità di passi ne deve fare ancora molti, non è facile. Mi pesano le ipocrisie che ancora gravano sui nostri costumi, la mancaza di rispetto da parte di molte istituzioni nel confronti delle minoranze, la sudditanza di buona parte della nostra classe politica alle interferenze straniere – e l’assicuro non mi sto riferendo all’America – la mancanza di leggi civili che ci porterebbero più vicino ai paesi più avanzati, mentre siamo pericolosamente catalogati fra quelli arretrati, e qui mi fermo, anche se l’elenco potrebbe ancora continuare. Sia chiaro, non le attribuisco la responsabilità di quanto ho elencato, è difficile affermare le proprie ragioni persino in una riunione di condominio, immagino, e comprendo, quali e quante grane lei debba affrontare ogni giorno. Eppure lei ha un dono che in politica pochi hanno, dipenderà dal fatto che politico di professione lei non lo è mai stato. Lo dico non per esperienza personale, non ho mai avuto il piacere di incontrarla, ma da quello che so, lei ha il dono di riuscire simpatico a quasi tutti i suoi interlocutori, e la simpatia, si sa, aiuta a raggiungere i propri obiettivi. Soprattutto a livello internazionale, che lei incontri Angela Merkel o Muhammar Gheddafi, leader democratici o dittatori, il risultato la dà vincente, lei affascina i suoi ospiti. Sarà per questo che gli avversari, invece di avversarla con una politica antagonista alla sua, la odiano, e cercano di distruggerla, almeno come immagine. Poveretti, come fanno a non capire che la loro ossessione nei suoi confronti ottiene, e non da oggi, il risultato opposto, questo proprio non lo so. Eppure gli italiani hanno provato diverse volte a mandarla a casa, il cambio, ogni volta, non è stato apprezzato, per cui oggi è lei a mettersi in viaggio per Israele, non Prodi e nemmeno D’Alema. Non dimentico che lei è stato il primo presidente del consiglio ad avere stabilito subito, sin dal suo primo incarico di governo, rapporti di stima e amicizia con lo Stato ebraico, una cosa inaudita, mai vista prima. Eravamo abituati alla politica levantina dell’asservimento ai paesi arabi, convinti che se avessimo anche solo alzato il dito per dire scusi vorremmo... ci sarebbero venuti a mancare benzina e riscaldamento, per avere osato tanto. Arafat scorazzava in Parlamento, accolto come un capo di stato, mentre in Israele organizzava attentati, ma la cosa non importava ai vari Andretti e Craxi, sostenuti in questo caso a nche dalla opposizione comunista. Scomparsi tutti i partiti di governo meno uno, quel’accozzaglia di forze allo sbando dettero vita ad aggregamenti dettati più dal timore di scomparire che dalla comunanza di programmi, un marasma nel quale era difficile riconoscersi. Poi arrivò lei, l’antipolitico che aveva deciso di fare politica, e la prima cosa che fece, a livello internazionale, fu di capovolgere i rapporti con Israele. Un segnale che Gerusalemme, dove nessuno ha paura della sua concorrenza, colse subito. Da quel momento l’Italia è il paese europeo che ha maggiormente capito le ragioni di quella picola/grande democrazia, che più sovente si è trovato a far approvare leggi, nell’Unione Europea per esempio, la risoluzione che metteva fuori legge Hamas come movimento terrorista, di qualunque altro governo che non fosse quello guidato da lei. A Gerusalemme sarà accolto con gli onori riservati finora solo a pochissimi, parlerà alla Knesset in una seduta straordinaria, e l’applauso che l’accoglierà, mi creda, non avrà nulla di programmato.Incontrerà i leader israeliani, vi capirete subito, come d’altronde è avvenuto in ogni altra occasione. Poi, come è giusto, ho letto che si recherà a Ramallah, per sentire l’ , perchè il processo di pace deve proseguire, su questo siamo tutti d’accordo. Accetti, la prego, un paio di consigli, che mi permetto di darle perchè lei, per via di quel dono di cui dicevo prima, ha ottimi rapporti anche con i governi arabi. Il primo è quello di non dimenticare il percorso seguito fino ad oggi nelle sue varie fasi, analizzi bene perchè ogni volta tutto è andato a farsi benedire, chi l’ha voluto e perchè, non si accontenti delle frasi fatte. Il secondo, se andrà a Betlemme, cerchi di incontrare, meglio se fuori dalle occasioni ufficiali, qualche arabo cristiano, lo metta a suo agio, che possa parlare senza la paura che quello che dirà possa essere riferito. Si renderà conto, al di là delle ipocrisie, anche dei rappresentanti ufficiali delle istutizioni cristiane, perchè la vita dei cristiani è diventata impossibile sotto un governo musulmano. Buon viaggio, caro Presidente, e grazie per sua amicizia con Israele.
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