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Libero Rassegna Stampa
29.01.2010 L'Unifil ora sarà guidata dalla Spagna. Aspettiamo i primi dati
Nè Israele nè Libano sono soddisfatti

Testata: Libero
Data: 29 gennaio 2010
Pagina: 21
Autore: Gianandrea Gaiani
Titolo: «Cambio della guardia fra italiani e spagnoli»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 29/01/2010, a pag. 21, l'articolo di Gianandrea Gaiani dal titolo "  Cambio della guardia fra italiani e spagnoli".

Con una cerimonia che ha visto sfilare le bandiere dei 29 stati che compongono le forze dell'Onu in Libano meridionale, il generale Claudio Graziano ha ceduto ieri il comando della missione UNIFIL (United Nations Interim Mission in Lebanon) allo spagnolo Alberto Asartache che ha già comandato il contingente di Madrid nel Paese mediorientale. Un avvicendamento nato dalle pressioni del governo Zapatero ma che non ha entusiasmato le parti in causa favorevoli a prolungare la leadership italiana. Israele ritiene troppo filo-palestinesi le posizioni di Madrid e i libanesi non apprezzano che la Spagna non stanzi fondi per la ricostruzione civile, dove l'Italia spende quasi due milioni di euro all'anno. Gli iberici inoltre non hanno aumentato il loro contingente di 1.100 unità lasciando all'Italia il ruolo di primo contributore, con oltre 2 mila militari, della missione nata per stabilizzare la regione dopo il conflitto del 2006. «Unifil è riuscita a mantenere la cessazione delle ostilità, a favorire il dispiegamento delle truppe libanesi nel sud e a fornire supporto umanitario alla popolazione » ha sottolineato il generale Graziano ricordando però che i caschi blu «non potranno restare in eterno » e invitando le parti a trasformare «la fine delle ostilità in un vero cessate il fuoco». Grazie agli incontri promossi da Graziano libanesi e israeliani hanno stabilito relazioni sufficienti a risolvere molti problemi e a concordare il marcamento di 50 dei 118 chilometri della “Blue Line”, non ancora un vero confine ma che potrebbe diventarlo quando saranno posati tutti i “blue border pillar”, piloni azzurri con l'acronimo dell'Onu innalzati in posizioni concordate tra le parti. Un lavoro delicato e pericoloso perché l'intera area di frontiera è minata. «I nostri genieri bonificano corridoi di 2 o 3 metri di larghezza per consentire la posa dei piloni» dichiara a Libero il capitano Vincenzo Tosco, romano di 35 anni, responsabile dello sminamento del 6° reggimento genio guastatori. Pochi metri più in là due militari equipaggiati con vestizione speciale e casco protettivo esplorano il terreno con il metal detector. Una volta localizzato un ordigno lo raggiungeranno con una sonda per poi portarlo alla luce. Dietro i genieri, a meno di dieci metri, corre la Technical Fence, la rete eretta dagli israeliani presidiata da bunker e postazioni occultate dietro la quale corre una strada asfaltata utilizzata dalle pattuglie. «Gli israeliani hanno fornito le mappe dei campi minati che risalgono agli anni '70 ma da allora le intemperie possono aver spostato alcuni ordigni» precisa il capitano Tosco. Per questo gli italiani ripuliscono anche i tre metri circostanti le aree minate rivoltando letteralmente il terreno fino a 20 centimetri di profondità. Un lavoro estenuante che richiede concentrazione assoluta e per questo prevede turni di non più di 40 minuti consecutivi. I genieri del 6° reggimento sono aggregati alla Brigata aeromobile Friuli che presidia il settore ovest dello schieramento dei caschi blu e operano nei pressi del villaggio di confine di Yarun.

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