LIBERO - Angelo Pezzana : " Esaltano gli ebrei morti, dimenticano i vivi "
Hitler e Ahmadinejad
Sono passati dieci anni da quando il 27 gennaio venne dedicato alla memoria della Shoah, lo sterminio dei sei milioni di ebrei, la soluzione finale voluta da Adolf Hitler e realizzata dai suoi volenterosi complici. Una ricorrenza giusta e doverosa, in un mondo che tende a dimenticare quanto è accaduto, quando c’è chi ripropone lo stesso massacro, secondo le intenzioni chiaramente espresse da Ahmadinejad quando dichiara di voler cancellare Israele dalle carte geografiche. Che l’odio verso gli ebrei sia una mala pianta tuttora fertile, ce lo ricorda ogni giorno la lettura dei quotidiani, ed è inutile chiederci il perché, quelle radici sono state nutrite per duemila anni, ci vorrà ancora molto tempo prima che possano essere estirpate definitivamente, un’impresa difficile, perché vengono di continuo alimentate. La memoria ritrovata almeno durante alcuni giorni, è sempre meglio che niente. Ma attenzione, il rischio che tutto si risolva in un’asso - luzione di massa è possibile, ed è quanto sta accadendo, come se, obbedendo ad un rito collettivo, ci si ripulisse la coscienza di un passato che ha coinvolto, macchiandola orribilmente, la nostra civiltà, l’Euro - pa intera. Luther King Si piange leggendo un libro, guardando un film, si rimane sbigottiti di fronte alle cifre, tra quei sei milioni anche un milione e mezzo di bambini, uccisi, massacrati, non ci sono le parole per esprimere tanto orrore. Ma il giorno dopo, passata la commozione, il ricordo evapora lentamente, come forse è anche giusto che sia, la vita continua, e si fa meno attenzione quando l’antisemitismo ci viene riproposto nella versione antisionista. L’aveva capito, molto prima di altri, Martin Luther King, quando dichiarò ad un amico «dici di essere contro il sionismo, e non contro gli ebrei, ma Israele è lo Stato degli ebrei, quindi sei contro di loro, che tu lo ammetta o no», come avesse previsto ciò sarebbe avvenuto a livello mondiale pochi decenni dopo. La disinformazione la propaganda, l’odio contro Israele è arrivato ad un livello così profondo che il folle di Teheran non è che la punta dell’iceberg il cui nome, antisionismo, nasconde quello vero di antisemitismo. Se la memoria della Shoah è diventata legge dello Stato, se nelle scuole è oggetto di studi e ricerche, se le amministrazioni comunali organizzano viaggi di studenti per visitare Auschwitz, se persino i programmi delle televisioni, che sono pur sempre attenti agli indici di ascolto, dedicano ore all’argomento, come è possibile che sei milioni di ebrei assassinati suscitino commozione e solidarietà, mentre lo stesso numero di ebrei vivi, in Israele, vengano giudicati un popolo oppressore, che nega la libertà ad un altro, che si macchia di crimini orrendi, in poche parole che assomiglia a quell’altro popolo che settant’anni fa ha cercato di sradicarne persino la stirpe? Perché è questo che sta succedendo intorno a noi, e il virus si diffonde mentre troppo pochi lanciano l’allarme. È mai possibile che oggi un esimio professore di università dichiari che per capire la politica israeliana si debbano leggere i “Protocolli dei Savi di Sion” , la base ideologica del futuro “Mein Kampf”? La propaganda Il risultato di decenni di martellante propaganda, nelle scuole soprattutto, che vede uniti nel fronte contro Israele tanto cattolici quanto comunisti, destra sinistra e centro, è rivelatore di quanto il moderno antisionismo sia simile al vecchio antisemitismo, così ugualmente diffuso in tutti gli strati della società. Le menzogne più inverosimili vengono spacciate per verità, e a furia di sentirle, leggere, diventano credibili. Per questo la celebrazione del ricordo della Shoah diventa condivisibile solo se unita alla più aperta e forte difesa delle ragioni di Israele. L’Europa ha sottovalutato il pericolo del nazismo già una volta negli anni’30, oggi sta ripetendo lo stesso errore con l’islamonazismo, eppure l’odio che sta crescendo intorno a Israele coinvolge tutti, ebrei e cristiani, basta coglierne i segnali. |