Afghanistan: dialogare coi talebani? Due diverse posizioni
Testata: Il Foglio Data: 27 gennaio 2010 Pagina: 1 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «La leadership americana a Kabul ha due teste che non vanno d’accordo»
Dopo l'articolo di Maurizio Molinari con le dichiarazioni di McChrystal, riportato nella rassegna di IC di ieri, la storia continua. Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 27/01/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "La leadership americana a Kabul ha due teste che non vanno d’accordo", descrizione delle due diverse posizioni di McChrystal e dell'ambasciatore Karl W. Eikenberry circa il comportamento da adottare in Afghanistan. Ecco l'articolo:
Karl W. Eikenberry, Stanley McChrystal
Kabul. L’ambasciatore americano e il generale americano a Kabul la pensano in modo completamente opposto sull’Afghanistan. Il capo della diplomazia è Karl W. Eikenberry ed è stato nominato ad aprile dal presidente americano Barack Obama. E’ contrario all’aumento di truppe ed è anche contrario alla formazione di milizie afghane locali per combattere i talebani. Il comandante è Stanley McChrystal, anche lui nominato da Obama a giugno, ed è lui ad avere chiesto sia l’aumento di truppe sia la creazione delle milizie locali. Il miracolo dell’Iraq, dove gli americani sono riusciti a districarsi da una guerra complessa, è riuscito nel 2007 e 2008 anche grazie ai fasti della collaborazione tra l’ambasciatore Ryan Crocker e il generale David H. Petraeus. Il capo del settore civile e quello del settore militare erano così affiatati da correre assieme per allenamento un percorso di 10 chilometri dentro la Zona verde di Baghdad, una volta alla settimana. Si trattava anche di un appuntamento a due per parlare senza i formalismi delle riunioni con gli staff. Ieri il New York Times ha pubblicato due dispacci di Eikenberry destinati al segretario di stato, Hillary Clinton, spediti a novembre, quando ancora l’Amministrazione era indecisa sulla migliore strategia da adottare in Afghanistan. Il loro contenuto fortemente critico era già conosciuto, ma ora un funzionario anonimo ne ha passato una copia integrale – in totale sono sette pagine – ai giornalisti con una motivazione strabiliante: è importante che le valutazioni di Eikenberry rimangano pubblicamente agli atti, considerato che sono un documento cruciale prodotto durante il dibattito che poi ha generato l’invio – da noi sconsigliato – di altri 30 mila soldati americani in Afghanistan. Suona come un avvertimento all’Amministrazione: vogliamo che passi alla storia che noi eravamo contro le vostre decisioni e consegnamo il messaggio ai giornali, così potremo sostenere: “Noi l’avevamo detto”. Eikenberry, che ormai è in Afghanistan dal 2001, conosce bene il paese e si è fatto persino raggiungere dalla moglie paziente, a novembre scriveva a Clinton che “il presidente Karzai non è un partner strategico adeguato. La strategia di counterinsurgency proposta (da McChrystal, ndr) ha bisogno di una leadership politica afghana capace di assumersi responsabilità e di esercitare la propria sovranità per raggiungere il nostro obiettivo, un Afghanistan sicuro, pacifico, con un minimo di autosufficienza”. Eppure – dice il dispaccio diventato pubblico – soltanto due giorni prima della conferenza sull’Afghanistan di domani a Londra, Karzai continua a schivare ogni responsabilità. Anzi, a lui e alla sua cerchia fa comodo questo stato perenne di insicurezza e l’abbondanza dell’economia di guerra, non vogliono che gli americani e i loro dollari abbandonino il paese troppo presto. E pazienza se l’Afghanistan si consuma nella guerra civile contro la guerriglia. I dispacci crudamente sintetici di Eikenberry sono soltanto l’ultimo colpo dell’Amministrazione Obama a Karzai in un anno di relazioni. Il vicepresidente Joe Biden s’è già alzato e ha interrotto una cena ufficiale a metà quando il presidente afghano ha negato di avere problemi di corruzione nel suo governo. L’inviato speciale di Washington, Richard Holbrooke, ha litigato furiosamente con Karzai nel suo ufficio per convincerlo ad accettare un ballottaggio riparatore dopo le elezioni inquinate da brogli clamorosi ed “è uscito sbattendo la porta”, secondo i testimoni. Per ora vince il generale Prima di diventare ambasciatore Eikenberry è stato il generale che comandava i soldati americani in Afghanistan, nominato da George W. Bush al posto che adesso è di McChrystal. Il suo successore era comandante di una unità speciale che dava la caccia ai leader talebani e i rapporti tra i due non erano già buoni allora. Eikenberry temeva che le azioni di McChrystal compromettessero l’intesa con il governo afghano e le relazioni con i civili. Ma è anche sotto i suoi due anni di comando che la situazione in Afghanistan si è gradualmente compromessa, fino al degrado attuale. Per ora ha prevalso il generale, a cui la Casa Bianca ha concesso quasi tutti i rinforzi richiesti. Domani alla Conferenza di Londra si discuterà anche la temuta proposta di un fondo internazionale per persuadere i talebani alla resa.
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