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Il Foglio Rassegna Stampa
21.01.2010 Una testimonianza delle torture subite dai manifestanti arrestati in Iran
Sabato a Roma fiaccolata per ricordare Neda

Testata: Il Foglio
Data: 21 gennaio 2010
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio - Davood Karimi
Titolo: «Così mi hanno torturato in Iran. Parla il dissidente Fakhravar - Sabato 23 gennaio alle ore 18.00 fiaccolata per ricordare i 27 anni di Neda»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 21/01/2010, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Così mi hanno torturato in Iran. Parla il dissidente Fakhravar ", seguito dal comunicato di IRANDEMOCRATICO dal titolo " Sabato 23 gennaio alle ore 18.00 fiaccolata per ricordare i 27 anni di Neda ".

Il FOGLIO - " Così mi hanno torturato in Iran. Parla il dissidente Fakhravar "


Khamenei

Roma. “La sua cella non aveva finestre, era completamente bianca, come i suoi abiti. Per cibo riceveva riso bianco. Le guardie non emettevano rumore. Gli era proibito parlare con chiunque”. E’ così che Amnesty International ha descritto la prigionia in Iran di Amir Fakhravar, nota come “tortura bianca”, una forma di privazione del sonno molto usata nelle segrete degli ayatollah. Fakhravar è oggi uno dei più noti fuoriusciti iraniani negli Stati Uniti, ma ieri era un “mohareb”, un nemico di Allah. A questo celebre dissidente gli ayatollah hanno appena arrestato il fratello. Perché i suoi guai con il regime, iniziati quando gli ordinarono di lanciare slogan contro il “Grande Satana” e Fakhravar rispose che la bandiera a stelle e striscie “rappresenta il progresso della razza umana”, non sono finiti con l’esilio americano. L’opposizione al regime gli è costata una prigionia di cinque anni e giorni di terribili torture nel carcere di Evin. Oggi vive e lavora negli Stati Uniti come direttore dell’Iran Enterprise Institute. Amir è riuscito a sopravvivere alla galera senza perdere la ragione e a salvarsi dopo meno di un anno, in occasione di un permesso per dare un esame all’università, facendo perdere le sue tracce. “Non siamo affatto sorpresi dalle proteste dopo le elezioni a giugno”, dice Fakhravar al Foglio. “Era inevitabile che ci fosse una sommossa. Oggi vogliamo che il movimento verde non venga sequestrato dalle mire dei leader cosiddetti riformisti. Abbiamo visto come nelle strade gli iraniani abbiano costretto i gruppi politici dell’opposizione a chiarire la direzione di questo movimento. Dopo l’Ashura verde dello scorso 27 dicembre, tutti gli studiosi hanno accettato questo movimento come una rivoluzione, non come un semplice movimento per i diritti civili. La nuova generazione iraniana guarda a questo movimento come all’ultima opportunità per la libertà e la democrazia. Se osservi gli slogan dei manifestanti e i loro profili su Internet e Facebook, vedi come gran parte della gente oggi del movimento verde sostenga il cambio di regime”. Il nome di Fakhravar, che si trascina anni di torture e prigionia, si perde nel mare di iraniani uccisi, esiliati e perseguitati. “Non sappiamo i numeri esatti, ma quasi quattro milioni di iraniani vivono oggi all’estero e direi che tutti i settanta milioni di iraniani abbiano sofferto molto a causa dell’oppressione della Repubblica islamica e che soltanto un ristretto numero di famiglie e mullah ne abbia beneficiato dopo la rivoluzione del 1979, attraverso accesso alla ricchezza. La cosa peggiore di questi trent’anni è stato il sistematico lavaggio del cervello di molte generazioni di iraniani. La rivoluzione del 1979 è stata la combinazione di persone arrabbiate con lo Shah, dall’islam all’ideologia marxista ed è stato commesso il grave errore di scegliere Khomeini come leader nel 1978, portando a questo ‘figlio malefico’ che è stata la Repubblica islamica. Per anni e anni la Repubblica ha esaurito ogni credibilità presso il popolo. Vent’anni fa, quando prese il posto di Khomeini, Khamenei ha tentato di mimare il carisma del suo predecessore, ma non ha alcuna credibilità e oggi siamo al punto che i familiari di chi è stato ucciso vengono arrestati, come le ‘madri in lutto’”. Per finire, un ricordo della tortura. “Il periodo sotto tortura bianca, che serve a spezzare lo spirito dei prigionieri politici, a me ha dato speranza e fede, in prigione ho imparato ad amare la libertà. Mio fratello Arash è stato appena arrestato. Mi hanno fatto sapere che se non taccio, non lo rivedrò vivo. La mia famiglia ha ricevuto un messaggio dalla corte rivoluzionaria che sarà arrestato al prossimo contatto con me. Ma noi sappiamo che la libertà non è gratis”.

IRAN DEMOCRATICO - " Sabato 23 gennaio alle ore 18.00 fiaccolata per ricordare i 27 anni di Neda "

Sabato prossimo se le mani criminali del regime fondamentalista ed integralista dei mullah non avessero spezzato e portato via la vita di Neda, simbolo della donna in rivolta contro la tirannia, Neda avrebbe compiuto esattamente 27 anni. Per commemorarla, ricordarla e rinnovare il nostro impegno nel seguire la sua strada fino alla realizzazione della libertà e la democrazia in Iran, le Associazioni Donne Democratiche, Giovani insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia organizzeranno una fiaccolata di fronte all'ambasciata iraniana a Roma in via Nomentana numero 361. Chiediamo la partecipazione di tutti coloro che hanno visto attraverso le immagini trasmesse via internet e hanno avuto la coscienza turbata da tanta barbarie del regime dei mullah di riunirsi attorno a noi e dimostrare alla sua famiglia la nostra vicinanza e solidarietà. E' gradita la partecipazione con candele e rose bianche.
Per coloro che volessero mandare le loro adesioni e partecipazioni si prega di scrivere all'Email: irandemocratico@yahoo.it 
E per coloro che desiderano mandare fiori si prega di scrivere l'indirizzo seguente: Roma, via Nomentana di fronte all'ambasciata iraniana numero 361
In seguito con il consenso riporterò sul sito irandemocratico.it le adesioni e i messaggi .

Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia

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