e-mail inviata a Repubblica dopo la "breve" di Ermanno Accardi:
Ad Ermanno Accardi: Lei ha scritto: Nella poverissima Striscia palestinese si raccolgono giochi, vestiti e generi di prima necessità da inviare a chi soffre. "Chi meglio di noi può comprendere il dramma di quella gente?" Capita raramente, dopo aver scritto su un quotidiano una breve, di riuscire a raccogliere così tante critiche come, noto con non celata gioia, sta succedendo a lei. Sarà forse perché ha dimenticato di parlare anche del telegramma di solidarietà inviato dalla ricca Arabia Saudita? O sarà forse per aver dimenticato di chiedersi come faranno, i poveri abitanti di Gaza assediati ai quattro lati, a far pervenire ad Haiti "i giochi" dei loro bambini? O sarà forse per non essere riuscito, neppure in occasione di un evento tanto tragico, a non farsi dominare dall'amore sviscerato nei confronti degli odiatori di Israele? Tra l'altro, mi risulta che altri l'abbiano informata personalmente degli aiuti (questi SI, SI DAVVERO, AIUTI) arrivati, per primi, proprio da Israele. Ne parlerà in altra sua breve? Ma di una cosa vorrei pregarla: considerato che, evidentemente, ha dei buoni informatori a Gaza, si assicuri che, tra i giochi che verranno spediti ad Haiti, non vi siano proprio quelli tanto cari ai bambini educati da Hamas; sì, proprio quelle armi che imparano a maneggiare fin dalla prima infanzia. Li rassicuri, i suoi amici di Gaza: queste sono già presenti in abbondanza a Port au Prince. Saluti Emanuel Segre Amar
***************************************
Gentile Redazione, Vi accludo il testo di una mia e mail inviata a Repubblica sul tema in oggetto Distinti saluti Daniele Coppin
La Repubblica da diversi anni si distingue per articoli sul M.O. fortemente viziati da un, ormai, palese pregiudizio antiisraeliano e antisionista che, oltre ad essere sintomo di scarsa apertura mentale proprio in quanto pregiudizio, altro non è, come più volte sottolineato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, se non una nuova forma di antisemitismo.
Anche in occasione di un evento distante dal M.O., come il terremoto di Haiti il mio ormai ex quotidiano preferito ha trovato il modo di distinguersi per faziosità antiisraeliana. Mi riferisco alla breve di Ermanno Accardi: "Haiti: gli aiuti arrivano da Gaza", apparsa sul vostro sito. A parte la prosopopea del tono (sembra quasi che se gli unici aiuti siano quei pochi, insignificanti giunti dalla striscia posta sotto il controllo di Hamas), ciò che colpisce è il fatto che Repubblica abbia del tutto ignorato il contributo, ben più fattivo, fornito da Israele e sottolineato, a partire dal 14 gennaio, da TG1, TG2, TG3, oltre che da testate giornalistiche ed Agenzie di stampa varie. Per Repubblica, evidentemente, vige il principio per il quale Israele debba essere citato solo per rappresaglie e attacchi (che sono sempre consequenziali ad attentati, lanci di razzi e minacce alla sicurezza dei suoi cittadini) e mai per fatti indiscutibilmente positivi come gli aiuti in caso di catastrofi naturali. In pratica, Repubblica è ormai diventata a tutti gli effetti organo di stampa funzionale alla propaganda Palestinese e di Hamas, in spregio ad ogni principio di equilibrio dell'informazione ed equiparazione delle fonti di due parti in conflitto. Mi auguro di sbagliarmi e che la parzialità dell'informazione da voi fornta dipenda dalla difficoltà di reperire fonti. Pertanto, vi fornisco qualche indicazione su dove acquisire informazioni in proposito.
Per sua informazione e spero per quella dei lettori di Repubblica, le mando anche dei dettagli concreti relativi a tali aiuti, e a quelli di paesi ben piu' ricchi in particolare dell'area cara ai suoi amici di Gaza. Giusto quegl' amici che si sono prodigati e hanno brillato per i loro interventi "umanitari" nel corso della loro storia.
Mike Huckabee, past and likely future candidate for president of the United States,
...“I realize that other countries are helping and providing resources – but the next time some pipsqueak punk politician like [Venezuelan dictator] Hugo Chavez or Iran’s nutjob of a president Ahmoud Medinajad [sic] whines about how evil we are, we ought to tell them to put up or shut up.”
“… When the earthquake struck, American went to Haiti. As for our critics, they can go to hell.”
As for Israel’s relief efforts to Haiti, they include the following:
A field hospital, the only hospital in operation, with 40 doctors, 25 nurses, paramedics, a pharmacy, a children's ward, a radiology department, an intensive care unit, an emergency room, two operating rooms, a surgical department, an internal department and a maternity ward. The hospital can treat approximately 500 patients each day, and in addition will perform preliminary surgeries.
A search-and-rescue team, which has rescued about five people from under the rubble.
220 personnel in total
Dozens of truckloads of medical and logistical equipment
Saudi Arabia, on the other hand, one of the richest countries in the world, has sent a message of condolence to Haitian President René Préval. Some Arab countries have “pledged” help, such as $1 million pledged from both Kuwait and Morocco, and the United Arab Emirates says it will “shortly” send a plane with humanitarian assistance. Qatar, with the third largest gas reserves and the second highest GDP per capita in the world, has dispatched 50 metric tons of aid to the hundreds of thousands of homeless and injured Haitians.
Latest reports are that the IDF Medical Corps have treated some 200 injured people in Haiti, performed ten life-saving surgeries and saved the lives of 140 others. On Sunday night, a resident of Port-au-Prince gave birth to a boy at the Israeli field hospital. In appreciation and gratitude, his mother decided to name her new son “Israel” in honor of the country that helped her.
The director of the Haiti field hospital, Col. Dr. Itzik Reis, explained that the IDF delegation is also giving assistance "to people from emergency crews from all over the world, who simply are not capable of dealing with everyone who needs help and giving them treatment. For example, when we understood that the Dominican team is not set up to provide full treatment, we created an order by which they stabilize the patients and we give them the remainder of the treatment.”
Other Israeli relief operations in Haiti include:
A six-man ZAKA rescue unit, which worked for 38 consecutive hours and succeeded in pulling eight students alive from the rubble of the collapsed university.
IsraAID, which sent a planeload of food and medical equipment.
"Latet" (To Give) – a 15-member mission to Haiti, including three physicians, three nurses, and three paramedics.