Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/01/2010, a pag. 16, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Manganelli in Israele: lavoriamo insieme ".

Il prefetto Antonio Manganelli
TEL AVIV — Gli mostrano una telecamera mobile che individua le fonti di calore. Poi il body scanner, quello degli aeroporti e delle polemiche, usato ai valichi di Gaza già da tre anni: «Lo sperimenteremo». Alla fine, l'ultimo gioiellino: un apparecchio capace di radiografare le pareti e di vedere chi si nasconda dietro: «Ecco — dice il prefetto Antonio Manganelli —, questo ci farebbe molto comodo per la ricerca dei latitanti di camorra, che si vanno a cacciare nelle intercapedini dei muri...». È uno scambio d'esperienze, quello che il capo della Polizia italiana è venuto a fare in Israele: due giorni di colloqui coi vertici investigativi di Gerusalemme e di Tel Aviv, per mettere insieme le forze nella lotta al terrorismo e al crimine organizzato.
«C’è già un accordo di collaborazione fra i due Paesi, firmato nel 2007— spiega Manganelli —: si tratta di dare un contenuto a quelle parole. Lo faremo con altri incontri in febbraio. Qui non abbiamo questioni aperte da risolvere, com'è con l'Egitto per gl'immigrati o con la Spagna per i latitanti. Dobbiamo solo trovare il modo per lavorare insieme su obbiettivi specifici». Uno su tutti, come venne a ricordare qualche mese fa Roberto Saviano, quando parlò col presidente Shimon Peres del problema delle mafie russe e della loro espansione nel Mediterraneo: «Gl'israeliani sono molto interessati a certe nostre competenze — dice il prefetto —. Per esempio, il sistema di protezione dei pentiti, che ha quasi vent'anni ed è fra i più avanzati del mondo». Fra dieci giorni, ci sarà la visita in Israele di Berlusconi, la prima all'estero dopo la statuetta del Duomo. Lo Shin Bet sta mettendo a punto le misure di sicurezza riservate ai politici stranieri più a rischio. Ma di questo, assicura Manganelli, non c'è stato bisogno di parlare.
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