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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.01.2010 Donne musulmane: maltrattate e considerate oggetti di proprietà dalle loro famiglie
Intervista a Souad Sbai di Giovanni Santucci, cronaca di Maria Luisa Agnese

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 gennaio 2010
Pagina: 3
Autore: Giovanni Santucci - Maria Luisa Agnese
Titolo: «Sono considerate oggetti di proprietà - I padri-padrone che l’Occidente non può tollerare»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/p1/2010, a pag. 3, l'intervista di Giovanni Santucci a Souad Sbai dal titolo " Sono considerate oggetti di proprietà " e l'articolo di Maria Luisa Agnese  dal titolo " I padri-padrone che l’Occidente non può tollerare  ". Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Giovanni Santucci : " Sono considerate oggetti di proprietà "


Souad Sbai

«Spesso le bambine vengono prese e portate nei Paesi d’origine per il matrimonio. È inaccettabile. Di che integrazione parliamo? Non si può tollerare che gli uomini considerino le proprie figlie e le proprie mogli come degli oggetti, delle cose di loro proprietà». Souad Sbai ( foto sopra) è stata presidente dell’associazione Donne marocchine in Italia e oggi è deputata del Pdl.

Quali sono le ragioni del conflitto generazionale in corso nelle famiglie di immigrati?

«Sono in Italia da molti anni e ho conosciuto i diversi flussi migratori. Negli Anni 80 i lavoratori arrivavano soprattutto dal mondo rurale, erano in maggioranza analfabeti. Purtroppo negli Anni 90 molti sono diventati più integralisti qui in Europa, grazie alla successiva ondata migratoria, proprio mentre nei loro Paesi la società faceva progressi».

E queste famiglie ne sono rimaste escluse?

«Oggi in Italia aumenta la poligamia, cosa che in Tunisia è proibita dal 1959. Molti padri marocchini vietano alle figlie di uscire, ma a Casablanca nei weekend le discoteche sono piene. Il paradosso più grande è che io, marocchina, mai avrei pensato di dovermi occupare di difesa delle donne proprio in Europa».

Quali sono stati gli errori nella gestione dell’immigrazione in Italia?

«Abbiamo creato la figura assurda dei mediatori culturali a vita, e così molte donne immigrate vivono qui senza avere reali contatti con la società italiana. Servirebbe una sorta di piano Marshall per l’alfabetizzazione e l’istruzione. Le donne donne istruite non accettano più la violenza. Dobbiamo renderci conto che in Italia ci sono decine di migliaia di donne senza diritti».

CORRIERE della SERA - Maria Luisa Agnese : " I padri-padrone che l’Occidente non può tollerare "

Due buone notizie: non solo Almas, la diciassettenne pachistana rapita dal padre perché troppo attirata dalla vita occidentale, è salva, ma sfuggirà a unmatrimonio combinato con qualche sconosciuto della sua stessa etnia, contro la sua volontà. Proprio questo meditava il padre per toglierle dalla testa tutte le fisime di un mondo che a lui fa paura, lo si è scoperto quando Almas è stata ritrovata dai carabinieri sulla via tra Fano eMarotta, nelle Marche dove la famiglia islamica abitava da 10 anni.

Ma dietro il sollievo per la sorte di Almas (per fortuna migliore di quella capitata a Hina, morta per la violenza di un altro padre-padrone) riaffiora nelle nostre cronache un fantasma che si pensava superato per sempre, il matrimonio imposto dai genitori, echi di un’Italia lontana, anche se non troppo. Un modello culturale arcaico risbattuto in faccia all’Occidente dalle nuove etnie pachistane, indiane, egiziane, marocchine che ripopolano i nostri Paesi; e l’Europa ormai laica e illuminista è costretta, per quanto di malavoglia, a confrontarsi di nuovo. Non facile avere dati su un fenomeno ultrasommerso, che in genere si consuma nel chiuso delle nuove famiglie che uccidono, ma secondo il Centro internazionale di ricerca sulle donne (Icrw) oltre 51 milioni di minorenni erano state costrette a sposarsi nel mondo contro la loro volontà nel 2003, cifra che è destinata a salire a 100 milioni nel giro di dieci anni. Vittime anche da esportazione ormai, visto che in Gran Bretagna sono più di 17 mila le donne che subiscono violenze per una questione d’onore (dati dell’Association of Chief Police Officiers). Padri, e persino madri che non reggono l’impatto con i codici di un’altra civiltà, che sentono forte il disagio verso quelle figlie che sognano l’indipendenza, e che non riescono a sopportare il giudizio della comunità, per i quali il rispetto del codice tradizionale e la paura per quel che pensa il vicino valgono molto di più della felicità, se non della vita, delle figlie. E così preferiscono buttarle giovanissime nelle braccia di un nuovo padrone, il marito, per piegarle, scaricarsi della responsabilità e liberarsi dalla fatica del confronto e del dialogo. Il giudizio dell’ambiente condiziona, si sa, e anche a noi ha contato parecchio fino all’altro ieri: ne La prima cosa bella, film non consolatorio di Paolo Virzì, si racconta tra l’altro di come nell’Italia degli anni Settanta un marito innamorato della moglie, forse troppo bella e libera per lui, sacrifichi per paura la sua piccola felicità familiare sull’altare delle convenzioni e dei pregiudizi di una città di provincia.

Che fare oggi di fronte al ritorno di questi fantasmi, re-importati da culture chiuse e antagoniste? Dove porre il confine del dialogo e del bisogno di integrazione fra mondi diversi? Arretrare non si può, neppure in nome di quella tolleranza sulla quale si fonda la storia della civiltà occidentale e che viene messa in crisi proprio in nome del suo principio cardine: tollerare (Popper docet). Meglio quindi che le nostre comunità, i nostri Stati pretendano, senza nessun astio ma con fermezza, che gli individui che vivono e lavorano sul loro suolo rispettino le leggi e i diritti dei cittadini, a cominciare da quelli dei loro figli. E difendere il diritto all’indipendenza delle nuove generazioni straniere, magari con il sostegno della scuola. In fin dei conti, anche la giovane Almas «troppo occidentalizzata» solo questo chiedeva, ed era felice più a scuola che a casa sua.

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