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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.01.2010 Milano, stazione centrale, Binario 21
Il treno per Auschwitz

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 gennaio 2010
Pagina: 43
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: «Binario 21: la memoria dell'Olocausto sotto le volte della stazione di Milano»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 17/01/2010, a pag.43, la recensione di Antonio Ferrari del libro " Binario 21,un treno per Auschwitz" di Stefania Consenti. Ricordiamo ai nostri lettori il libro (con DVD) pubblicato da Proedi Editore, con il titolo " Binario 21", che contiene la testimonianza di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz.


Liliana Segre    Binario 21

I n questi giorni di celebrazioni, spesso prigioniere della retorica o di un frettoloso dovuto, è un sollievo cogliere il senso autentico della giornata della Memoria, in un libro fresco e non convenzionale. Un libro che ha per titolo Binario 21 (Paoline), dal quale nel gennaio del 1944 furono costretti a partire per Auschwitz 605 ebrei italiani. Un anno dopo, alla liberazione del campo, soltanto 20 erano ancora vivi.

Il binario 21 c’è ancora, quasi immutato, alla Stazione centrale di Milano, in attesa di diventare un museo della Shoah, luogo-simbolo di un piccolo tratto dell’orrenda macchina della soluzione finale. Nei lager nazisti furono eliminati circa sei milioni di ebrei. Colpevoli soltanto della loro appartenenza. In questo infame tunnel della ragione, Stefania Consenti, autrice del libro, entra in punta di piedi, durante l’ultimo dei «Viaggi della memoria», promossi dall’assessorato all’Istruzione della Provincia di Milano, con gli studenti delle scuole, nel gennaio di un anno fa. Un lungo viaggio verso la notte in treno, accompagnati dalle parole di Primo Levi: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario».

È proprio un treno, che ripropone il percorso verso la morte, a diventare il ventre della riflessione e la tribuna di troppe domande senza perché: all’andata, dove ci si interroga su ciò che si vedrà; al ritorno, dove il dolore e il silenzio valgono assai più di una risposta. Materializzando quel delicato pensiero proposto da Barbara Spinelli: «È necessario che un popolo scelga tra due strade, cioè fra l’utilità del ricordo e l’opportunità dell’oblio. Noi abbiamo scelto di non dimenticare».

Il libro ne è la viva testimonianza. Prima la lettura e l’assimilazione di quel che Primo Levi ci ha lasciato e che Elie Wiesel ci continua a raccontare. Entrambi, internati ad Auschwitz, hanno scritto pagine memorabili di cruda verità. Poi l’impatto della visita ad Auschwitz-Birkenau, dove i mostruosi dettagli di quell’orrore sistematico marchiano a fuoco l’anima. È proprio la feroce banalità del male, nella sua meticolosa organizzazione, come scriveva Hannah Arendt, a lasciarci un segno indelebile. Ci sono gli aguzzini nazisti, ma c’è anche il male dell’indifferenza: di tanti anonimi volti che, anche a Milano, si giravano dall’altra parte vedendo passare i carri con i deportati, diretti alla stazione centrale, in quella gelida mattina del gennaio 1944. Come ha scritto il direttore del «Corriere della Sera» Ferruccio de Bortoli, nella sua prefazione, ricordando di aver assistito alla partenza degli studenti nel «Viaggio della memoria», c’è un doloroso rimpianto: «Li ho visti più volte salire su quel treno. E li ho ammirati. Quando ero uno studente come loro a nessuno venne mai in mente di organizzare un viaggio ad Auschwitz. Per decenni vivemmo in una sorta di oblio inconsapevole». È l’amara e triste verità.

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lettere@corriere.it

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