Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
"Chiamatelo, se volete, genocidio culturale"
Il Muro Occidentale
Cari amici, certo conoscete il detto "chi la fa l'aspetti". Non è altrettanto eufonico è quel che vi voglio proporre oggi; ma è vero lo stesso: "chi l'aspetta la fa"; o se volete chi grida al lupo, sa di quel che parla. Mi spiego.
Ricordate tutta la preoccupazione internazionale due mesi fa per il monte del Tempio di Gerusalemme? Gli israeliani, si diceva, volevano impadronirsi delle moschee che stanno in cima al monte per distruggerle e costruire il Terzo Tempio, anzi stavano facendo degli scavi apposta per far crollare le moschee, cercavano in generale di cancellare le tracce islamiche della città, di "giudeizzarla" (che sarebbe come grecizzare Atene o francesizzare Parigi, ma lasciamo stare).
Ricordate? Ci furono tumulti, feriti, un'occupazione di militanti islamisti sulla spianata, la polizia fu costretta a filtrare gli ingressi, provocando altre proteste. E naturalmente l'Autorità palestinese strillò alla colonizzazione, il re di Giordania e Mubarak ammonirono che Israele stava giocando col fuoco, le ong si stracciarono le vesti, gli Stati Uniti si preoccuparono, e ovviamente non mancò all'appuntamento la buona chiesa cattaraba, sempre pronta a piangere per i musulmani conculcati.
Poi, come capita in queste cose, la bolla si sgonfiò da sé: nessuno stava cercando di costruire il Terzo Tempio né tantomeno di minare il monte. Erano tutte fregnacce propagandistiche, servivano a coprire il solito vuoto dell'Autorità Palestinese.
Ma perché gli arabi se l'aspettavano o gridavano (la profanazione di spazi sacri)? Sono sessant'anni che Israele ha liberato Gerusalemme e nessuno ha fatto niente alle loro moschee. E allora? E molto semplice, credono che gli altri vogliano distruggere i loro monumenti perché loro lo fanno con quelli di altre religioni, l'hanno sempre fatto. Chi l'aspetta lo fa.
Sapete quel è l'ultima notizia di questo gioco? Eccola. Da moltissimi secoli ebrei, cristiani e anche alcuni musulmani andavano nella piccola città di Al Kifl, a sud di Baghdad, dov'è custodita quella che si considera la tomba del profeta Ezechiele. Il luogo era chiaramente ebraico, c'era un Aron, delle scritte in ebraico, tutti i caratteri di un luogo sacro.
Qualche secolo fa gli era stato eretto accanto un minareto, ma il luogo restava chiaramente ebraico. Perché uso l'imperfetto? Be', perché è finito, ci stanno costruendo sopra una moschea, tolgono le scritte ebraiche, smentellano l'architettura interna, cancellando anche questa traccia di una presenza ebraica in Mesopotamia che risale almeno a ventisette secoli fa, un millennio prima che qualcuno si facesse venire in mente la religione islamica. Come hanno fatto con tutto il resto.
Se qualche turista provasse a cercare quel posto, un turista qualunque, non un pellegrino, (dato che gli ebrei irakeni sono stati tutti costretti a emigrare e non è certo prudente per loro fare pellegrinaggi) troverebbe ora un perfetto luogo di preghiera islamico, senza tracce della devozione secolare ebraica. E ne uscirebbe convinto di aver visto un luogo autenticamente islamico.
Chiamatelo, se volete, genocidio culturale.
Quel che hanno fatto gli arabi agli ebrei dei loro paesi è anche, a modo loro una "soluzione finale".
Un incidente? Una gaffe? No. Un piccolo tassello di un piano di islamizzazione di tutto. A Nablus, dieci anni fa, una turba palestinese ha distrutto quella che è da sempre consacrata come Tromba di Giuseppe. Fra il '49 e il '67, negli anni belli in cui la Cisgiordania era araba, i civili militari giordani guidati e armati dagli inglesi non distrussero solo tutto il quartiere ebraico, istallando pubbliche latrine appoggiate al Muro del pianto, ma sconsacrarono e distrussero tutte le tombe ebraiche che poterono sul monte degli ulivi.
In Egitto, in Yemen, in Algeria e in Marocco i ricordi ebraici sono quasi tutti cancellati. Eccetera eccetera. In fondo iniziò Maometto sterminando gli ebrei dell'Arabia.
Siete cristiani e non vi importa dei ricordi ebraici? Be' fate male, ma dovreste almeno ricordare che il 18 ottobre 1009 l'Imam/Califfo fatimide al-Hakim bi-Amr Allah distrusse completamente il Santo Sepolcro, fino alla tomba scavata nella roccia, e magari preoccuparvi di Santa Sofia di Costantinopoli e della Cattedrale di Damasco dedicata a Giovanni Battista, entrambe riciclate a moschee.
Gli episodi da raccontare sarebbero tantissimi. Per non parlare di quel che fanno ai Copti e a tutti gli altri cristiani orientali, persone e luoghi sacri.
Siete buddisti? Pensate ai talebani che distruggono i Buddha in Afganistan. Induisti? Ba'ai? Giainisti? Aspettatevi lo stesso trattamento: genocidio culturale, in preparazione di quello fisico.
La cosa buffa è che, come a Gerusalemme, fanno il possibile per cancellare le tracce altrui, e poi pretendono che quella terra o quei monumenti siano loro da sempre e per questo sacri e intangibili. Non è terra musulmana da sempre e per sempre solo tutto il territorio di Israele, ma anche tutto l'Egitto, l'Armenia, Costantinopoli, perfino la Spagna e la Sicilia, nei sogni non troppo segreti dei più convinti: terre perse provvisoriamente, ma sempre loro.
E' che l'Islam è una via senso unico, quel che entra con le buone o con le cattive (di solito con le cattive) non può più uscire, si tratti di terra, di monumenti storici, di persone. Per questo, perché lo fanno, si aspettano dagli altri le peggiori congiure.
Ugo Volli