La notizia è su tutti i giornali, in genere commentata con critiche miste a stupore. Scegliamo il pezo di Massimo Gramellini sulla STAMPA di oggi, 16/01/2010, in prima pagina, che si fa apprezzare per la concisione, e per le motivazioni addotte. L'uscita del parlamentare leghista Grimoldi ha radici antiche, si chiamano ignoranza, grossolanità, clericalismo, sessuofobia. E qui ci fermiamo, anche se l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Escludiamo l'antisemitismo, è vero che non conosciamo l'esimio rappresentante del popolo italiano, che potrebbe anche esserlo. Ci bastano però i giudizi che abbiamo appena espresso. Ecco l'articolo, dal titolo " Il divano di Anna Frank "
Il diario di Anna Frank
Un parlamentare della Lega ha chiesto al ministro Gelmini di scoraggiare la lettura nelle scuole della versione integrale del «Diario di Anna Frank», dato che in una pagina del testo la protagonista «descrive in modo minuzioso e approfondito le proprie parti intime, suscitando inevitabile turbamento». Francamente di quel libro sono sempre state altre cose a turbarmi: per esempio il razzismo, per esempio i nazisti. Certo non la scoperta della propria sessualità da parte di un’adolescente. Ma non voglio farne colpa all’onorevole Grimoldi o ai genitori degli allievi della scuola elementare di Usmate Velate, in provincia di Monza, che gli avrebbero segnalato il gravissimo caso. Sono vittime anch’essi di quella incapacità di cogliere il senso complessivo di un evento o di un’opera, arrestandosi davanti al particolare scabroso o semplicemente irrituale, che chiamerei la sindrome del divano.
Il divano è la normalità, il simbolo di un’esistenza tranquilla da abitare in tinello, dopo avere chiuso la porta a doppia mandata. La tv fa parte dello stesso tinello in cui si trova il divano: la sua volgarità è rassicurante, indigna e spaventa di meno. A indignare e spaventare sono la diversità, l’originalità, l’imprevisto: tutto ciò che distrae dalle certezze sedimentate e perciò va rifiutato e rimosso. Gli occhiali che si indossano davanti al divano assomigliano alle lenti dei microscopi: magari di un capolavoro non afferreranno l’essenza, ma ne coglieranno sempre la riga fuori posto.
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