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Il Foglio Rassegna Stampa
15.01.2010 Guerra al terrorismo, quali errori ha commesso l'intelligence?
Analisi di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 15 gennaio 2010
Pagina: 2
Autore: Pio Pompa
Titolo: «Ecco l’errore più grave dell’intelligence»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/01/2010, a pag. 2, l'articolo di Pio Pompa dal titolo " Ecco l’errore più grave dell’intelligence ".



La falla di sistema, così l’ha definita Barack Obama, riscontrata negli apparati di sicurezza statunitensi con il fallito attentato di Detroit può essere considerata uno dei tanti episodi sintomatici di quell’enorme falla apertasi nella comunità d’intelligence nel periodo successivo all’inizio del conflitto iracheno. Non sono stati percepiti per tempo il processo evolutivo della galassia jihadista, il suo livello di infiltrazione in occidente e la sua capacità di coglierne le intime contraddizioni politiche e sociali. Il fronte unitario contro il terrorismo, costituitosi dopo l’11 settembre, si è presto sfaldato ripercorrendo i consolidati sentieri dei distinguo, delle prese di distanza, persino del trarre vantaggio dalle difficoltà e dalla paura della più grande potenza mondiale. Consentendo così all’antiamericanismo, combinato all’antisionismo, di trasformarsi, specie per le nuove generazioni qaidiste, in terreno di coltura per alleanze cementate dall’avversione alla politica estera di George W. Bush e dei suoi più stretti alleati. Si è guardato più agli equilibri politici interni e alle campagne dei media che agli esatti termini e alla reale portata di un’offensiva terroristica senza precedenti. Così è potuto accadere che non venissero presi in considerazione alcuni documenti come “Il jihad in Iraq, rischi e speranze”, postato su Internet nel dicembre 2004, che anticipava gli attentati di Madrid e di Londra, report risalenti allo stesso periodo sulla presenza, negli apparati di sicurezza del Pakistan, di un nocciolo duro filotalebano e alla massiccia diffusione di al Qaida nel continente africano a iniziare proprio dallo Yemen. Sin da allora le cellule qaidiste attive in Arabia Saudita avevano gettato le basi in territorio yemenita in previsione di una ritirata strategica da quel paese e del varo di una più vasta organizzazione, al Qaida nella Penisola arabica. Ma una delle derive più gravi è stata quella di non ragionare con la testa degli islamisti, di non approfondire la conoscenza delle peculiarità culturali e territoriali di riferimento, di non cogliere la congiuntura del formarsi di convergenze operative con jihadisti cittadini a tutti gli effetti del proprio paese. Una realtà, quella descritta, che rende assai arduo l’obiettivo obamiano di essere costantemente un passo avanti a quanto viene richiesto sul cruciale versante della sicurezza nazionale.

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